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Garanti per l’infanzia, l’arlecchino delle regioni

Tutte le regioni d'Italia hanno un garante per l'infanzia e l'adolescenza, ma ognuno lavora in condizioni estramente differenti. C'è chi lo fa gratuitamente e chi no, chi conta su un budget di 250mila euro e chi ne ha solo 2mila, chi ha 9 collaboratori e chi ha un solo addetto. Una radiografia regione per regione.

di Francesco Dente

La buona notizia è che c’è un garante per i minori in ogni regione: di sicuro, così, c’è una porta a cui bussare. Chi sieda oltre la soglia, quali risorse abbia a disposizione, quanto guadagni e quanto tempo resti in carica cambia invece da territorio a territorio. Differenze non proprio impercettibili, almeno a giudicare dalla fotografia che l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza ha scattato nella sua ultima Relazione al Parlamento. Dati e informazioni contenuti in un’interessante appendice aggiornata a dicembre 2022, che, pur priva di commento, fa luce su una figura ormai centrale per la tutela dei più piccoli: basti pensare ai fenomeni della povertà educativa o dei minori stranieri non accompagnati. 

Il quadro che emerge dal report della Garante nazionale assomiglia, in estrema sintesi, alla tela di Arlecchino. Non tanto per la forma organizzativa adottata – Veneto, Marche, Molise, Valle d’Aosta e Friuli Venezia Giulia hanno infatti un garante unico dei diritti della persona che ricopre anche il ruolo di garante dei detenuti e di difensore civico – quanto soprattutto per il personale e i fondi a disposizione. 

Risorse umane

Partiamo dalle risorse umane. Si tratta principalmente di figure interne alle strutture territoriali, dipendenti dei Consigli regionali. Ai primi posti, sommando le varie figure dal dirigente fino alla categoria “altro”, c’è la Lombardia con 9,5 persone (una in telelavoro, al 50% con il difensore civico) più un tirocinante, seguita da Lazio (9), Marche (8,5). Bene anche Puglia e Veneto, la prima con 8 persone più sei volontari, il secondo con 5 più sei collaboratori esterni. Fanalino di coda è la Sicilia, con zero personale (non è chiaro tuttavia se il dato non sia stato trasmesso all’Authority), Umbria e Campania con un solo addetto, Abruzzo con due dipendenti: un amministrativo contabile al 50% e una posizione organizzativa al 25%. 

Profili professionali

Se si guarda i singoli profili, solo 10 regioni su 21 (conteggiando le province autonome di Trento e Bolzano) possono contare almeno su un dirigente, 8 almeno su un addetto di segreteria (la Lombardia ne ha 3), 11 su almeno un addetto amministrativo contabile. Quanto agli specialisti, solo 7 garanti possono fare affidamento perlomeno su uno specialista giuridico e solo 3 su specialisti del settore sanità e servizi sociali. Una varietà e una disparità di forze professionali in campo che sollevano dubbi sulla capacità di assicurare pari attenzione ai minori a prescindere dal luogo in cui risiedano o siano sbarcati. 

Stanziamenti

L’altalena non cambia se si mettono sotto la lente gli stanziamenti. Si oscilla da 250mila euro messi a disposizione della Puglia a nessun fondo previsto dal Piemonte nel 2022. Bassi i contributi anche di Toscana e Umbria, rispettivamente 2mila e 4mila euro. La somma media si aggira intorno ai 30-40mila euro. Anche in questo caso bisogna considerare che l’ammontare stanziato da alcuni territori è comprensivo delle tre funzioni di garanzia (225.350 euro a consuntivo in Veneto). 


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Indennità di carica

Le differenze raggiungono il top nel caso delle indennità di carica dei garanti regionali. Il compenso è stabilito nella maggior parte dei casi in percentuale rispetto a quello attribuito ai consiglieri delle assemblee legislative locali. Si va dal 20% della Lombardia al 70% della Toscana. Val la pena tuttavia snocciolare le diverse percentuali: Basilicata (25%), Campania (35%), Emilia Romagna (45%), Lazio (50%), Puglia (55%), Friuli Venezia Giulia e Veneto (60%). Difficile intuire i criteri in base ai quali siano individuate le percentuali. C’è infine chi percepisce un “fisso” (30mila euro in Molise) o una somma pari allo stipendio per qualifica dirigenziale regionale (nelle Marche). Chi, infine, lo fa a titolo gratuito: Sicilia e Liguria. 

Durata dell’incarico

Il rapporto dell’Autorità nazionale accende un faro anche sulla durata degli incarichi. In media durano 5 anni (3 in Veneto e Sardegna, 6 in Toscana) o per la stessa lunghezza della legislatura. Alcuni sono rinnovabili, altri no. Lo studio non fornisce dati sulla “produttività” degli uffici regionali di tutela dei minori. Non riporta cioè numeri sui casi affrontati. Indica invece le proposte presentate dai garanti territoriali alle assemblee legislative dall’atto della nomina. Solo tre le regioni attive: Molise, Abruzzo e Basilicata.

Foto di Jonas Mohamadi, Pexels


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