VITA30, i protagonisti

Giuseppe Milanese: «Come ci cureremo? A casa»

«Ci cureremo sviluppando un sistema di assistenza territoriale capace di arrivare nelle case delle persone e di offrire un’assistenza degna a bisogni complessi». Così il presidente nazionale Confcooperative sanità, che interverrà venerdì 25 alla due giorni per i 30 anni di VITA. Con Milanese, discuteranno del tema: Giada Lonati, direttrice sociosanitaria Vidas, Francesca Pasinelli, consigliere di amministrazione della Fondazione Telethon, e Anna Mondino, direttrice scientifica Fondazione Airc per la ricerca sul cancro

di Alessio Nisi

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Nuovi ospedali? Altri mattoni? In un quadro di risorse limitate e in continua erosione, sulla sanità e ancora prima sulla salute si gioca il futuro della tenuta del nostro modello sociale. Tenuta può voler dire guardare verso un orizzonte in cui le parole chiave sono assistenza domiciliare e territoriale cooperazione, e formazione di personale, qualificato nella tecnica e anche in una vera e propria spinta vocazionale.

Ne parlerà Giuseppe Milanese, presidente nazionale Confcooperative sanità, tra i protagonisti della sessione dedicata alla salute, in occasione della due giorni per i 30 anni di Vita (“Come cureremo?”, 25 ottobre, ore 11necessario prenotarsi qui). Con Milanese, affronteranno il tema Giada Lonati, direttrice sociosanitaria Vidas, Francesca Pasinelli, consigliere di amministrazione della Fondazione Telethon, e Anna Mondino, direttrice scientifica Fondazione Airc per la ricerca sul cancro.

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Giuseppe Milanese, presidente nazionale Confcooperative sanità

Assistenza territoriale

Ci cureremo, spiega Milanese, «sviluppando un sistema di assistenza territoriale capace di arrivare nelle case delle persone e di offrire una un’assistenza degna di questo nome a bisogni complessi». Un «filtro», come lo definisce Milanese, rispetto ai pronto soccorso, che sono ormai l’unico riferimento dalle persone».

Eppure, riconosce il presidente di Confcooperative sanità, «nel nostro Paese un sistema di assistenza territoriale, che sia affiancato agli ospedali, non è mai decollato». La ragione? «L’assistenza domiciliare fa tanta fatica in Italia perché non è sostenuta da portatori di interessi forti, se non quelli dei cittadini. Tutto il sistema sanitario è imperniato su interessi che hanno fatto sì che l’ospedalità, anche privata, sia diventata insostituibile».

Scarsi investimenti sulla formazione

Il tema della centralità dell’ospedalizzazione è legato ad un eccesso di risorse per il mattone e a scarsi investimenti sulle persone. «Si è confuso il sistema sanitario con il sistema dell’edilizia urbana. La sanità», sottolinea Milanese, «è fatta di persone che assistono e curano altre persone. Non andiamo da nessuna parte se non si fa mente locale sulle risorse umane, costruendo anche delle nuove figure sociosanitarie che possano venire incontro ai bisogni delle persone».

Conoscenze competenze e cuore

La nuova “capacità di cura”, richiamata nel sommario del panel, per Milanese, è quella «sul territorio» e quella che ha bisogno delle «famose tre “c”: conoscenze competenze e cuore». Cuore? Sì, «perché entrare in casa delle persone presuppone un approccio vocazionale maggiore rispetto a quello che si ha in ospedale». Certo, «la vocazione ha bisogno di formazione».

In un insieme di pesante sofferenza del nostro sistema sanitario nazionale, in cui l’assistenza domiciliare fa fatica, l’autonomia differenziata rischia di accendere la miccia. «Il nostro è un sistema già disomogeneo» e con l’autonomia differenziata, spiega Milanese, «si rischia di farlo saltare completamente».

Istinto integrativo

E il metodo cooperativo? «È il migliore che io abbia sperimentato. Mette insieme i professionisti, l’assistente con l’assistito e mette insieme il privato col pubblico. Una cooperativa, non dividendo l’utile, non avrà mai istinti sostitutivi, ma sempre integrativi». È, aggiunge, «un sistema assolutamente sinergico al sistema sanitario pubblico», se «curato bene e usato per quello per cui nasce e per cui l’articolo 45 della Costituzione lo tutela».

In apertura Giuseppe Milanese, presidente nazionale Confcooperative sanità

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