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Sfide globali

Sostenibilità per imprese: le italiane, Ferrari inclusa, ci credono

Il Global compact network Italia nel 2023 superato le 500 imprese aderenti. Tra i nuovi anche il Cavallino e Tod’s. Molto bilanciata la partecipazione tra PMI e grandi aziende. Condividere buone pratiche serve anche di fronte alla rivoluzione dell’intelligenza artificiale e a valutarne l’impatto sociale

di Nicola Varcasia

Tra i nomi di spicco che hanno aderito nel 2023 ci sono alcuni simboli del Made in Italy come Ferrari e Tod’s. Oppure sedi locali di gruppi internazionali come Leroy merlin Italia e realtà del settore finanziario come Cassa centrale banca. Parliamo del network italiano del Global compact delle Nazioni unite che, l’anno appena passato, ha raggiunto il numero di 510 aziende aderenti, superando la soglia delle 500 unità.

Grandi e piccoli

L’iniziativa di sostenibilità d’impresa dell’Onu, in Italia, continua ad essere composta per la maggioranza da piccole e medie imprese, che rappresentano il 55% del totale, anche se quest’anno le grandi aziende sono passate dal 35% al 45%: la partecipazione, fa notare l’organizzazione, è dunque sempre più bilanciata, favorendo lo scambio e l’interazione tra realtà di diverse dimensioni, anche in una logica di filiera. Aumenta anche la diversificazione tra i vari settori merceologici che toccano comparti chiave dell’economia italiana e spaziano dall’energia alla moda, fino alla grande distribuzione e le utilities. Sì, perché lo scopo del Global compact è uno solo: promuovere la conoscenza e la diffusione di buone pratiche di sostenibilità. Proprio per questo, tutte le nuove aziende che hanno aderito al network assieme a molte altre che sono interessate il 23 gennaio si incontrano per una tradizionale incontro di benvenuto.

Obiettivo sviluppo

«La crescita delle adesioni al Global compact conferma la consapevolezza sempre crescente del settore privato italiano sul ruolo positivo che può giocare a favore della sostenibilità. A dimostrarlo sono anche i numeri che emergono dalla ricerca Global private sector stocktake, realizzata insieme ad Accenture e condotta su 2.800 aziende mondiali, di cui oltre 130 del nostro Paese. Lo studio evidenzia che l’82% delle aziende italiane ha modificato prodotti e servizi per allinearsi ad almeno un Sdg: un dato superiore alla media globale, che invece si attesta al 78%. Per colmare il gap che abbiamo nei confronti degli obiettivi dell’Agenda 2030, occorre però che questo cambiamento si diffonda e intensifichi, grazie anche alla collaborazione con gli altri attori chiave (le istituzioni, la finanza, i consumatori)», ha commentato Marco Frey, presidente del network per l’Italia snocciolando alcuni dati.

Rischio intelligenza artificiale

«Il 2024 sarà un anno cruciale nel percorso di avvicinamento agli obiettivi tracciati dall’Agenda 2030 e l’impegno della rete italiana dell’Un Global compact si arricchirà con nuove aree prioritarie di intervento, come la trasformazione digitale», ha dichiarato Daniela Bernacchi, executive director del Network in Italia. «Il Global Risk Report 2024 del World economic forum colloca la disinformazione e la misinformazione al primo posto tra i rischi globali più gravi previsti nei prossimi due anni, anche a causa dei recenti sviluppi nel campo dell’intelligenza artificiale. Lo scorso dicembre, l’Unione europea ha raggiunto un accordo provvisorio sul regolamento dell’Ai e la priorità è garantire che i sistemi di intelligenza artificiale siano sicuri, trasparenti, tracciabili, non discriminatori e rispettosi dell’ambiente. Questi strumenti dovrebbero essere supervisionati da persone, per assicurare che restino sempre e solo un supporto dell’attività umana. Il nostro Network, coerentemente con altre evidenze emerse dal report Wef su uno scenario di ampio periodo, mantiene anche nel 2024 un presidio importante sul tema dell’azione climatica da parte delle imprese, con specifico riferimento ad un impegno verso il net-zero», ha concluso Bernacchi.

Foto in apertura di Diggity Marketing su Unsplash


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