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I capi scout, volontari che non han mollato

Sono loro il punto di riferimento per lupetti, coccinelle, esploratori e guide, rover e scolte… insomma per tutti i bambini e i ragazzi dell’Agesci. Giovani universitari o lavoratori che nel tempo libero si dedicano ad accompagnare i gruppi seguendo il metodo educativo scout. Anche i loro formatori sono volontari che non hanno mai smesso di aggiornarsi e aggiornare e i numeri in crescita confermano la bontà dell’esperienza

di Antonietta Nembri

Tra i 180mila soci dell’Associazione guide e scout cattolici italiani-Agesci i volontari sono i 33mila capi, gli adulti cioè che guidano i gruppi di bambini e ragazzi nell’esperienza scout. E come spiegano Annalisa Demuro e Marco Moschini, responsabili nazionali della formazione capi, sono numeri in crescita. L’apparente fuga dei volontari dalle organizzazioni, certificata dall’Istat e cui VITA ha dedicato il numero di settembre, in pratica, non sembra aver toccato l’Agesci.

Nuove skill per la proposta educativa

«Quello che ci caratterizza è la proposta educativa che negli ultimi anni e in particolare nel periodo della pandemia e del post pandemia abbiamo notato ha permesso ai capi di reagire bene alla situazione. Certo sono state necessarie nuove skill», spiega Marco Moschini che nella vita e professore di filosofia teoretica all’Università dei Perugia e dal 2020 è responsabile della formazione, che non si è fermata e nei periodi di lockdown si è tenuta online.

«Abbiamo curato in modo particolare le relazioni all’interno delle comunità la loro ricostruzione e anche per i capi più giovani che non hanno conosciuto l’azione sul campo nei primi mesi dei loro incarichi» precisa.

La formazione nell’Agesci è, continua Moschini «diffusa sia nella Comunità Capi – CoCa sia nelle zone perché l’aggancio con ciascun territorio è davvero importante». Del resto vicinanza e continuità «sono importanti per leggere i segnali che arrivano dai ragazzi ed educarsi alle relazioni, ma per essere davvero educatori la formazione è fondamentale».

Marco Moschini e Annalisa Demuro

Il boom di richieste in periodo pandemico

Un’importanza che si è sentita soprattutto durante la pandemia, conferma Annalisa Demuro «in quei mesi abbiamo ricevuto tante richieste di formazione e quando si è potuto riprenderla in presenza abbiamo assistito a un vero e proprio boom». Demuro, sarda di Iglesias è entrata in Agesci in età adulta, è un’infermiera e dopo aver ricoperto ruoli associativi nel servizio educativo a livelli di zona e regionali dal 2022 è responsabile nazionale della formazione.

Il boom della richiesta di venire formati si è trasformato nel fatto che, ricorda ancora Moschini «ogni volta che si aprivano le iscrizioni a un campo di formazione online i posti andavano esauriti nel giro di cinque minuti».

A livello nazionale vengono realizzati circa 45 campi formativi con 30/33 “allievi” l’uno, senza contare la formazione che viene fatta a livello territoriale, «anche per i campi regionali – una decina quelli realizzati anche in periodo pandemico – il click day vedeva i posti esaurirsi subito» continua Moschini che ricorda che online si sono fatti «oltre 250 eventi formativi, abbiamo provato ad avere anche 450 presenze virtuali».

Quando finalmente si sono ripresi gli incontri in presenza «c’era voglia di vedersi, anche se abbiamo vissuto in una bolla come era prescritto», ricorda Demuro che sottolinea le difficoltà vissute «era difficile non riuscire a relazionarsi in modo sereno, non poter stare vicini, non poter fare i campi con i ragazzi e l’interrogativo era: come fare scautismo senza gli strumenti soliti che per noi sono imprescindibili?».

Focus educazione

La formatrice sottolinea che «la volontà di rispondere a un bisogno educativo reale» vissuta da tutti i formatori nasce anche dal fatto che non solo nell’associazione è forte l’idea dell’importanza dell’educazione, ma anche della coeducazione e del vedere i giovani e i ragazzi protagonisti della propria crescita.

«Il mondo giovanile è in sempre in evoluzione e per questo anche la formazione è continua» conclude Moschini «perché sempre nello spirito del nostro fondatore non si finisce mai di imparare»

Tutte le immagini sono da Archivio Agesci


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