Mondo

I Comuni “resistenti” al dl sicurezza sono più di 100: la storia della mappa che li visualizza

Preparata dalla docente e ricercatrice italo-svizzera Cristina Del Biaggio, la cartina dinamica "sta risultando utile agli amministratori locali che capiscono quanto sia diffusa la preoccupazione per gli effetti del decreto e fanno il loro passo di dissenso democratico"

di Daniele Biella

Resistenze locali al decreto Salvini, 100 and counting. Sono più di cento i Comuni italiani che in pochi giorni hanno compiuto azioni chiare contro l’applicazione del decreto legge su immigrazione e sicurezza, varato dal Governo italiano nell’autunno del 2018 e al centro di forti preoccupazioni per la ricaduta sui diritti delle persone migranti. Dal Comune di Palermo a quello di Firenze, giusto per citare amministrazioni di grandi città, ai piccoli paesini lungo tutto lo stivale: “ogni realtà fa da sé ma si fa forte del fatto che non è solo”, spiega Cristina Del Biaggio, 42 anni, docente e ricercatrice universitaria italo-svizzera che lavora all'Istituto di urbanismo e geografia alpina dell'Università di Grenoble. E’ lei che, lo scorso sabato mattina, ha approntato una mappa dinamica dei Comuni “resistenti” al decreto voluto principalmente dal ministro dell’Interno Matteo Salvini. Una mappa che con il passare delle ore si è riempita di puntini rossi (consultabile a questo link) e ora rende visibile il dissenso crescente dei primi cittadini italiani di diversi colori politici.

“Nel mio lavoro sono abituata a tenere uno sguardo esterno dei fenomeni sociali”, spiega Del Biaggio, che da due anni lavora nello specifico su tutto quello che riguarda le frontiere, europee in primis. Non uno sguardo freddo, “perché so bene quanto una mappa possa essere importante per la vita delle persone: le mette in rete fra loro”. In effetti questo sta accadendo con la mappa in questione: “fenomeni locali sono spesso ‘invisibilizzati’, resi invisibili da questioni nazionali. Invece cartine come questa rendono tali fenomeni visibili e quindi interpretabili”, aggiunge Del Biaggio. Una sorta di emulazione positiva, importante in questo caso per chi vede nel dl un attacco ai diritti dei migranti: “i sindaci e la cittadinanza vedono che la propria azione di rifiuto del decreto governativo non è un caso isolato”. La mappa è suddivisa in tipologie di "resistenza" (per visualizzarle, cliccare sull'ultimo bottone tra quelli disponibili nella parte in alto a sinistra dello schermo): la resistenza totale, quella parziale, quella voluta direttamente dai sindaci così come quella ottenuta partendo da azioni di cittadini e associazioni.

La docente italo-francese lavora da tempo a stretto contatti con colleghi di tutta Europa, “tutti nella stessa direzione, perché su un tema delicato come questo non può esistere la concorrenza: bisogna fare vedere le cose come stanno perché spesso quello che manca nell’eccesso di informazioni di questi tempi è proprio l’avere accesso a fonti autorevoli e chiare”, aggiunge Del Biaggio, che non nasconde la propria preoccupazione per la strada intrapresa da vari governi europei nell’ottica di chiusura delle proprie frontiere. “I nostri lavori di rappresentazione dei fenomeni finiscono spesso in televisione, alla radio, sul web ma questo non basta ad arginare il diffondersi di percezioni fuorvianti della realtà, in particolare proprio sul tema dei migranti”. Quale via d’uscita dalla situazione attuale in cui l’esercizio stesso della democrazia sembra essere messo a rischio dalle velleità sovraniste di diverse forze politiche che sono oggi al governo? “Non so se c’è una via d’uscita immediata per smettere di vedere il migrante come una minaccia”, ammette la docente, “quello che mi fa sperare però è la generazione che oggi è sui libri di scuola, perché è la prima che davvero ha avuto il compagno di banco spesso proveniente da un paese lontano: la normalità delle relazioni tra ‘diversi’ che vedo recandomi spesso nelle scuole è quello che mi fa dire che siamo in una fase di passaggio destinata a migliorare la situazione attuale”.

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.