Idee Chiesa
Conclave, quella strana democrazia che elegge i papi
Con l'extra omnes del 7 maggio i cardinali nella Cappella Sistina, isolati dal mondo esterno, danno il via all'elezione del nuovo pontefice. Una votazione in cui per i credenti lo Spirito Santo gioca un ruolo importante. Il prossimo Papa? Ci sorprenderà. Al di là delle tifoserie e delle scommesse social di questi giorni

Da oggi, con l’extra omnes, la Cappella Sistina sarà uno dei pochi luoghi del fronte occidentale privo di una qualsivoglia connessione con il mondo esterno. Se tutto va bene, resterà aperta solo una connessione “interiore”, quella con lo spirito.
Un conclave social
Il conclave del 2025 è stato già dichiarato il più “social” di sempre. Mai si era assistito ad uno schieramento così esplicito di “tifoserie” da parte del popolo, di fedeli e non. Mai, probabilmente, era stato così tanto accompagnato da battute satiriche il momento più sacro, austero e delicato della Chiesa Cattolica. Si potrebbe dire che quel desiderio del Concilio Vaticano II di una Chiesa con il ponte levatoio abbassato, che sapesse dialogare con la modernità del mondo, sia oggi al massimo della sua espressione.
Solo lo spoglio elettorale in diretta streaming potrebbe completare il quadro dell’attuale lettura orizzontale dell’elezione di Pietro, e dobbiamo sperare che mai avverrà
Siamo lontani anni luce dal sacerdote che volta le spalle al popolo, dalle formule latine, dalle giaculatorie sussurrate dal popolo che accompagnano le liturgie dei pastori. Con gli aperti dibattiti su chi sarà il prossimo Papa, a cui hanno contribuito anche gli stessi cardinali, siamo lontanissimi dalla netta separazione tra l’aurea del sacro e lo spazio del profano. Solo lo spoglio elettorale in diretta streaming potrebbe completare il quadro dell’attuale lettura orizzontale dell’elezione di Pietro, e dobbiamo sperare che mai avverrà.
Il ruolo dello Spirito Santo
Con gli occhi della fede, sta accadendo qualcosa di molto diverso rispetto a una normale elezione. Ciò che avverrà non sarà solo una vicenda umana: i credenti sono chiamati a sperare che la componente umana trionfi nella saggezza delle scelte, ma sanno che l’umanità non potrà mai saturare lo spazio della Cappella Sistina, perché è lo Spirito Santo che in qualche modo agirà nelle pieghe delle volontà dei cardinali. Chi crede nella Chiesa sa che non verrà eletto un superuomo e che non sarà per forza scelto “il migliore”, che non ci sarà la vittoria di una cordata su un’altra, ma che salirà alla cattedra di Roma un nuovo “servo inutile del Vangelo”, un uomo, dunque, che dovrà essere guidato a dare il meglio di sé.
Chi crede nella Chiesa sa che non verrà eletto un superuomo e che non sarà per forza scelto “il migliore”, che non ci sarà la vittoria di una cordata su un’altra, ma che salirà alla cattedra di Roma un nuovo “servo inutile del Vangelo”
Per i credenti, questo non è il momento di tifare, ma di “pregare con”. Da oggi, i cattolici pregheranno con i cardinali perché ascoltino lo Spirito più che i ragionamenti sulle maggioranze e minoranze presenti nel collegio. I fedeli pregheranno consapevoli che, con il fumo bianco, non si scioglierà alcun mistero, perché in definitiva la Chiesa è il regno dell’ambivalenza e del dubbio, non della certezza. La Chiesa è consapevole di essere sempre divisa al suo interno eppure resta “una”.
Al di là delle maggioranze
Nessuna decisione in seno agli organi collegiali della Chiesa Cattolica, quale massimamente è il Conclave, è davvero una decisione assunta a maggioranza, perché lo Spirito è uno, come la scelta finale che gli organi compiono in scrutinio più o meno segreto. Una volta assunta la scelta del futuro Papa, le minoranze scompaiono, sia per dottrina che per mistero, resta solo l’unanimità e l’umanità. L’imposizione dell’unanimità nelle scelte collegiali, senza lo sguardo della fede, può sembrare un artefatto, una forzatura, una postura antidemocratica; solo con il “credo” si smussano gli angoli e si esce dal conclave uniti anche se ci si entra separati.
Una volta assunta la scelta del futuro Papa, le minoranze scompaiono: resta solo l’unanimità e l’umanità. Senza lo sguardo della fede, questo può sembrare una postura antidemocratica: solo con il “credo” si smussano gli angoli e si esce dal conclave uniti anche se ci si entra separati
Oggi la fede è la grande assente nei commentatori mondiali, non per colpa di alcuno, ma perché un conclave visto in chiave orizzontale dai social e dalle tribune televisive non può avere lo sguardo del credente che, agli occhi del mondo, appare spesso come un credulone.
L’incognita del nome e le sorprese
Anche questa volta i fedeli sono chiamati, più che a scommettere sul nome del prossimo Papa, a credere che il Signore ci sorprenderà. Pochissimi fedeli conoscevano il Papa venuto dai confini del mondo eppure, solo pochi mesi dopo la sua elezione, sembrava incredibile non averlo mai conosciuto prima. Così come nessuno poteva prevedere la forza dello Spirito con cui Ratzinger ha rassegnato le sue dimissioni, oggi divenute una possibile “usanza” anche dei futuri pontefici anziani.
I fedeli sono chiamati, più che a scommettere sul nome del prossimo Papa, a credere che il Signore ci sorprenderà
Non sappiamo cosa accadrà da oggi in poi per tutti noi, cattolici e non (c’è chi raccoglie firme per un atteso Papa Nero), ma per un credente l’unica certezza è che quell’uomo eletto sarà il Suo Papa, anche se non lo avrebbe mai votato, anche se prima della salita al Soglio ne ignorava l’esistenza.
Un’elezione, ma anche un miracolo
Quando il fumo bianco verrà fuori dal comignolo, noi meretrici del Vangelo saremo di nuovo chiamate a credere in quell’uomo divenuto Papa, non perché superuomo, ma perché lo Spirito ha soffiato su di lui. Il Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe, di Giovanni Paolo II, di Benedetto XVI e di Francesco, non abbandonerà il suo popolo e la sua guida, chiunque egli sarà.
Egli sarà un nuovo peccatore al comando, messo lì non per meriti superiori rispetto al collegio cardinalizio, ma per l’amore di Dio che si riversa in abbondanza sull’umanità.
Questa elezione potrà essere un nuovo miracolo a patto che, ad accogliere quella scelta unanime, sia sempre la fede di milioni di donne e di uomini, e non gli indici di gradimento popolare del nuovo Santo Padre.
Nell’immagine in apertura l’ultima fumata bianca dalla Cappella Sistina nel 2013 che elesse Papa Francesco – foto Mari/Sintesi
Cosa fa VITA?
Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è grazie a chi decide di sostenerci.