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Inclusione lavorativa

I masnadieri del Reddito minimo e gli articoli nascosti del Reddito di cittadinanza

Chiusa nel modo peggiore l'epoca del Reddito di cittadinanza quale strada prenderà il governo Meloni? In questo ginepraio di responsabilità ci possiamo aspettare di tutto

di Simone Cerlini

È stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale la legge 3 luglio 2023, n. 85 di conversione, con modificazioni, del dl n. 48 del 2023, recante “Misure urgenti per l’inclusione sociale e l’accesso al mondo del lavoro“, decine di migliaia di sms arrivano alle famiglie per comunicare la sospensione del beneficio, il capogruppo di FdI alla Camera dei Deputati annuncia una commissione di inchiesta contro Pasquale Tridico, ex presidente dell’Inps: si mette un punto, nel modo peggiore, all’esperienza del Reddito di cittadinanza. Entrando nel merito, per capire perché la misura bandiera del Movimento 5 Stelle abbia qualche lato oscuro è sufficiente rileggere le parole di Pasquale Tridico, che i bene informati considerano il responsabile nascosto del dl 4/2019 (che doveva “abolire la povertà”, nell’ormai famigerata sparata di Di Maio), pubblicate appena nel 2022: “Solo di recente abbiamo introdotto un reddito minimo – esistente in ogni altro Paese europeo – attraverso il Reddito di Cittadinanza”.

Ora, il reddito minimo è una misura di contrasto alla povertà e dovrebbe avere come unico requisito la condizione economica della persona, fino al permanere dello stato di necessità. Ebbene il Reddito di Cittadinanza non è (stato) niente di tutto questo, in quanto è condizionato, come requisito essenziale, alla dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro e all’adesione ad un percorso di inserimento lavorativo (art. 4). Tale previsione è l’esito come noto di un compromesso con la componente verde del governo gialloverde, portavoce di una visione in cui la povertà è in fin dei conti una colpa e basta dunque darsi una mossa per uscirne.

L’Inps verifica i requisiti economici, e tutti gli altri requisiti “si considerano posseduti sino a quando non intervenga comunicazione contraria”. Se dunque Anpal, che gestisce il sistema informativo del lavoro, segnalasse ancora oggi a Inps i beneficiari che non hanno la Dichiarazione di Immediata Disponibilità al lavoro (Did) e Patto per il lavoro, ecco che Inps potrebbe legittimamente recuperare tutti gli importi versati agli inadempienti. Apriti cielo. Nessuna parte politica ad oggi si è azzardata a tanto. Chiaro che gli amici del Reddito minimo si sono opposti con fermezza. Forse neppure avevano capito le conseguenze di quanto avevano scritto. La stessa relazione del comitato scientifico per la valutazione del Reddito di cittadinanza, l’ormai celebre relazione Saraceno voluta dal ministro Andrea Orlando, parla di erogazione prematura del beneficio “senza prima aver provveduto a mettere in grado i servizi – centri per l’impiego, servizi sociali territoriali – di far fronte ai nuovi compiti lor assegnati”. E dunque anche il governo Draghi ha preferito chiudere un occhio anzi due. Quindi la norma, ben consapevolmente, prevedeva che la persona avrebbe dovuto recarsi presso servizi che non avevano i requisiti minimi per accoglierli e trattarli. Né d’altra parte la debolezza dei servizi per limiti di organico, di definizione delle procedure amministrative o di implementazione dei sistemi informativi, può essere un alibi per le persone. L’obbligo di attivarsi è del beneficiario e “aspettare una convocazione” (che da subito si sapeva non poteva arrivare, o almeno non per tutti) sembra più una scusa che una ragione reale. Se non pago le tasse sono inadempiente io, non l’Agenzia delle Entrate che non mi sollecita. Per ragioni ideologiche (i mansnadieri del reddito minimo) oppure per questioni di opportunità (i prudenti tecnocrati delle larghe intese) si è fatto finta di niente. Ma adesso? Adesso che si è messa la parola fine al Reddito di Cittadinanza, misura nata male e realizzata peggio, dovremo aspettarci la richiesta di restituzione di quanto indebitamente versato? Adesso che i nemici del reddito minimo hanno vinto ci penserà il Governo Meloni ad applicare quanto previsto dal governo gialloverde? In questo ginepraio di responsabilità possiamo aspettarci di tutto.

foto: la presidente del consiglio Giorgia Meloni/ag. Sintesi


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