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Il nuovo Patto Immigrazione dell’Europa? Un pericolo per noi, non solo per i migranti

Col nuovo Patto Immigrazione e Asilo votato dal Parlamento dell’Unione europea il 10 aprile, i vertici delle istituzioni Ue dicono di "avere fatto la storia”. Una storia ipocrita e crudele non solo per chi si mette in mare. Ma forse lo capiremo troppo tardi

di Alessandra Sciurba

Col nuovo Patto Immigrazione e Asilo votato dal Parlamento dell’Unione europea il 10 aprile, i vertici delle istituzioni Ue dicono di “avere fatto la storia”.

In realtà, hanno solo portato all’estremo e legittimato politiche in campo da decenni e che da decenni dimostrano la loro totale irrazionalità e inefficacia rispetto agli scopi dichiarati, producendo illegalità e insicurezza, oltre che straordinarie possibilità di lucro per chi gestisce il traffico di esseri umani e le forme di schiavitù contemporanea.

Si tratta di 10 interventi legislativi che non invertono nessuna rotta (di fatto non superano per niente nemmeno le famigerate regole di Dublino), e di epocale hanno solo l’avere sancito la fine del diritto d’asilo e la possibilità di violare quasi indiscriminatamente garanzie e diritti che alla fine della Seconda guerra mondiale erano stati posti come limiti insuperabili a ciò che i governi possono decidere di fare.

Certo che bisognava intervenire sulle politiche migratorie, ma in senso del tutto opposto, a partire da dati reali e studi approfonditi, che su questi temi non vengono mai tirati fuori, e non con il solo scopo di corteggiare (o gareggiare con) populismi, sovranismi e nazionalismi, anche a costo di accelerare la corsa verso il baratro in cui rischiano trasformarsi le prossime elezioni europee.

E quanto questo Patto sia un pasticcio, tanto privo di visione da essere buono per qualunque propaganda, diventa ancora più evidente per il fatto che le stesse destre, in Europa come in Italia, si sono divise su quasi tutti i punti. 

Andavano aperti canali di ingresso legali e sicuri e possibilità di regolarizzazioni permanenti, in presenza di percorsi di inclusione comprovati, per le persone già presenti sul territorio europeo (andando peraltro incontro alle reali necessità del mercato del lavoro, e rinnovando la popolazione di un continente in crisi demografica – oltre che culturale – ormai strutturale).

Andava reso capillare, mentre le persone sono ancora costrette ad attraversare rotte pericolosissime, un sistema di soccorsi in mare capace di evitare le stragi cui abbiamo continuato ad assistere, o che abbiamo lasciato che accadessero, se non favorito: sono almeno 2.500 le persone annegate nel Mediterraneo nel corso del 2023, e 9, compresa una bambina, sono morte lo stesso giorno in cui è stato approvato il Patto Ue.

Andava ribadito un limite assoluto, quello dei diritti fondamentali, all’arbitrio degli Stati. 

E invece l’Ue ha scelto di sdoganare formalmente la detenzione diffusa dei e delle richiedenti asilo in zone extraterritoriali che di fatto saranno anche extragiuridiche; le deportazioni, la privazione della libertà e i controlli biometrici anche per i bambini; la possibilità, per ogni Paese membro, di proclamare “crisi migratorie”, al di fuori di criteri stabiliti e quindi più o meno a piacimento, con consequenziali ulteriori compressioni dei diritti; la legittimazione di governi autoritari e dittatoriali, o di milizie e di criminali come quelli che in Libia gestiscono i centri di detenzione e le catture in mare.

Rispetto all’attuazione concreta di queste misure per come saranno declinate in ogni singolo Stato, vedremo in atto una vera lotta per il diritto, che in realtà ha luogo da tempo su queste materie, in cui si cercherà di strappare ogni singolo uomo, donna, bambino o bambina, dagli abusi cui i governi vorranno sottoporli, ricordando che abbiamo ancora, finché li abbiamo, gli argini posti dalla nostra Costituzione.  Ma abbiamo già visto quanta violenza istituzionale possa abbattersi su giudici che semplicemente fanno il loro lavoro, e in generale su associazioni e individui che operano a tutela dei diritti delle persone in migrazione, e adesso, il salto di qualità ulteriore è che il nuovo via libera alle procedure di esternalizzazione rischia di rendere impossibile anche solo intercettarle prima o durante la loro detenzione o il loro respingimento.

Capiremo troppo tardi che tutto questo ci riguarda non perché dobbiamo essere buoni con gli “altri”, ma perché quello che sta accadendo, oltre che ipocrita e crudele, è veramente pericoloso per tutte e tutti.

Foto: Ahmed Akacha/Pexels


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