Idee Media
Referendum sulla cittadinanza? L’orrendo tripudio dei giornali
La maggior parte degli italiani ha saputo dell’importanza dei referendum solo adesso. Invece i giornali insistono: pagine e pagine per spiegarci che domenica e lunedì sono state prese decisioni irrevocabili… Un’altra manifestazione della crisi della nostra democrazia con cui continuiamo a non voler fare i conti

Sono sicuro che la maggior parte degli italiani ha saputo dell’importanza dei referendum solo adesso. Invece i giornali insistono: pagine e pagine per spiegarci che domenica e lunedì sono state prese decisioni irrevocabili… Francamente mi sembra un’altra manifestazione della crisi della nostra democrazia, lo spettacolo di un sistema sempre più distorto dei media, la negazione continua del principio costituzionale del “conoscere per deliberare”. Come abbiamo scritto settimane fa che questo voto in Italia sembrava meno democratico di quello rumeno… ed è andata proprio così. Osceni oggi in particolare i commenti sulla cittadinanza, diventata guarda caso l’unico argomento interessante, perché può essere strumentalizzato. Non si parla infatti molto del massimalismo astratto della Cgil di Maurizio Landini, né del tentativo disastroso di politicizzare il voto contro il governo Meloni. Temi, questi sì, che meriterebbero riflessione e autocritica.

I giornali festeggiano all’unisono, dal Corriere della Sera al Fatto, dal tamarro Libero al sofisticato Foglio, il fatto che gli italiani sono come Donald Trump: prima gli italiani, via gli stranieri, tutti a Guantanamo o in Albania… Morte ai migranti, insomma, la cittadinanza solo ai purosangue italiani, razza magnifica di cui andare orgogliosi (le razze non esistono)… Marco Travaglio rivendica il voto anti-migranti dei 5 Stelle, spiegando che non è una posizione fascista. Ah, ecco. Gli unici che non potrebbero unirsi al coro dovrebbero essere i cattolici. Ma c’è sempre chi adora l’Impero e se ne frega che anche ieri papa Leone XIV abbia chiesto di essere “pronti al servizio degli ultimi”. Alla Chiesa, alla Caritas, al Terzo settore si chiede anzi l’autocritica. Chiedano scusa, che diamine…
Allo stesso tempo nella maggioranza di governo c’è agitazione perché non è chiaro quali siano state finora le grandi riforme del governo Meloni. Lo riassume bene Paola Di Caro sul Corriere: «Sul fisco è battaglia: Giorgia Meloni indica la via del taglio dell’Irpef per il ceto medio, Tajani applaude, il ministro Giorgetti frena e Salvini si innervosisce perché “la priorità oggi è la rottamazione delle cartelle e la pace fiscale”». La premier, ospite dell’Assemblea dei commercialisti, dice di fronte a quella platea, secondo Il Giornale: «Il fisco deve aiutare e non opprimere, quindi serve un sistema più equo, chiaro e orientato al benessere delle famiglie. Ci concentreremo perciò sul ceto medio, che rappresenta la struttura portante del sistema produttivo e che avverte di più il peso del carico tributario».
Alessandro Banfi, autore di questo commento, firma ogni giorno la newsletter “La Versione di Banfi”. Qui il link per iscriversi
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