Non profit

Il gioco, i peana e un silenzio assordante

Riproponiamo la rubrica di Gian Antonio Stella su Il Corriere della sera di oggi a proposito del silenzio sceso sul gioco d'azzardo

di Gian Antonio Stella

Sul gioco d’azzardo FdI ha avuto sempre la stessa posizione: particolarmente in un momento come questo, nel quale la povertà e la disperazione dilagano, il rischio di rifugiarsi nella ludopatia è alto». Parole di Giorgia Meloni, tredici mesi prima di stravincere le elezioni del settembre ‘22. Rileggiamo: «Sempre la stessa posizione». Esempio? Nell’ottobre 2015, indignata perché il gioco era schizzato a oltre 88 miliardi, appioppò a Matteo Renzi, una scudisciata: «Ci fa schifo un Governo che fa cassa su una malattia gravissima come la ludopatia, che porta alla disperazione quasi 2 milioni di italiani. Renzi spieghi il perché di questo vergognoso pizzo pagato alle lobby del gioco d’azzardo». Non era la sola, a provare schifo. Finita lei a Palazzo Chigi e salito ora l’azzardo a 136 miliardi, non ha più fatto una piega. Manco una riga sull’Ansa. Manco un plissé.

Così come non ha speso una sola parola, per commentare l’ultimo Rapporto Lottomatica-Censis sul gioco legale, presentato giorni fa in Senato (dominato da Ignazio La Russa) da Giuseppe de Rita (de Rita!) con un elogio stupefacente: «Nell’ultimo anno, il 37,8% degli italiani ha giocato a uno o più giochi legali tra lotto, lotteria, superenalotto, scommesse sportive, ippiche, Bingo, giochi online, slot machine. Diciannove milioni di persone che nel periodo pandemico hanno giocato legalmente sono la migliore certificazione (sic!) che il gioco è un’attività praticabile in modo responsabile, contenuto e sano». Tutto nella scia della non meno surreale perizia-invettiva che lo psicologo da salotto tivù Paolo Crepet, scatenò anni fa per Lottomatica contro il sindaco di Bergamo Giorgio Gori ostile ai problemi sanitari creati dalla schiavitù d’azzardo: «Non si tengono in considerazione alcuni effetti potenzialmente positivi del gioco, quali la socializzazione, il diritto al sogno, la possibilità di alleviare la propria amarezza e la propria tristezza. Non credo che tocchi allo Stato disciplinare anche i sogni e le speranze…».

Non è solo la «nuova» Giorgia Meloni a non dire una parola sulla deriva che causa danni stimati 1.535.790.017 di costi di disoccupazione e mancata produttività, 310.775.688 per suicidi e rotture familiari, 813.483.852 per problemi legali e 68.167.364 sanitari. A parte Riccardo Bonacina su «Vita» (qui) e Avvenire sul peana al gioco d’azzardo il silenzio è stato assordante. Tempi bui…

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