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Diario della #ImpactWeek

Il popolo dell’impatto nella Torino sociale

Un migliaio di professionisti della finanza con obiettivi sociali e dell'investimento filantropico sono a Torino, convocati da Evpa. Nella suggestiva cornice delle Officine Grandi Riparazioni - sede perfetta per la sua storia recente - tre giorni di dibattiti ma soprattutto incontri fra persone che hanno il desiderio di cooperare. il diario della seconda giornata e cinque podcast da ascoltare

di Giampaolo Cerri

È da quell’inglese un po’ indurito che parlano uno slovacco e una tedesca, su un marciapiede bordeggiante un quartiere ottocentesco – bandiere del Toro e dell’Italia ai balconi, specialità Salentine nelle insegne – che si capisce d’essere sulla strada giusta per le Officine Grandi Riparazioni. E man mano che dalla Stazione di Porta Susa ci si avvicina, la lunga teoria internazionale si infittisce e ingrossa, infilandosi nell’edificio a mattoni: un pezzo di Ottocento che resiste accanto alla torre imponente di Intesa Sanpaolo.

I venture philantropist nella vecchia officina

Benvenuti alla Impact Week 2023: oltre mille professionisti della finanza a impatto, dell’innovazione sociale, della filantropia hanno risposto all’invito dell’European venture philantropy association – Evpa, da oggi Impact Europe, e sono arrivati un po’ da tutto il mondo.

Mai location fu più azzeccata: vuoi perché di grandi riparazioni si occupano molti di loro – che investono in educazione, inclusione, reinserimento lavorativo, nuove povertà: curano cioè le grandi fratture della nostra società – vuoi perché le Ogr, come le chiamano a Torino, sono la testimonianza di un grande intervento di rigenerazione urbana, quello di Fondazione Crt, con un investimento da 100 milioni e un restauro durato tre anni, regalando alla città un centro espositivo che offre spazi di rara suggestione.

Nel grande edificio centrale – dove molte delle 2mila persone che lavoravano qui fino a non molti anni fa riparavano locomotive –  il popolo dell’impatto ascolta le varie sessioni ma, soprattutto, si conosce, si riconosce, getta, ai tanti tavoli di cui è disseminato l’enorme salone, le basi di nuove collaborazioni.

Networking in inglese

Tutto in inglese, ovviamente, sul palco e il networking in platea.

«Lei è il primo italiano che servo da stamattina», dice sorridendo il giovanissimo addetto del catering, «ed è il primo caffè “normale” che preparo». Guardandosi in giro, i molti bicchieroni “all’americana”, tenuti in mano durante le conversazioni, certificano infatti l’abbondante presenza nordeuropea fra gli astanti. E gli (orribili) succhi di mirtillo e di mela, che compaiono nel pomeriggio, fugano ogni dubbio.

E parla un perfetto inglese anche Claudio Di Tuccio, uno dei giovani del progetto Impact learning journey, sostenuto da Compagnia di San Paolo con Epva. Claudio racconta di «una generazione che spesso  gestisce la paura del futuro ignorando i problemi», ma che talvota sceglie l’azione «per sconfiggere i le difficoltà, creare impatto, cambiare il presente». E il futuro. “Shape our future”, dare forma al futuro, è infatti una delle frasi che risuona.

«Quando ho letto i vostri speech, ho pianto», dice Alessia Gianoncelli di Evpa al microfono, «e stavo per piangere anche adesso».

Variegato eppure unico, il popolo dell’impact

Per quanto variegato, per quanto diverso, questo popolo dell’impact pare vibrare tutto di una stessa nota, quella di un cambiamento che va costruito giorno per giorno, con la pazienza della progettualità, la fatica della partnership, la calma della valutazione. Gente che, dalla Svezia all’Africa, lavora ogni giorno per cambiare pezzi di realtà, con metodo e passione.

«Think of the others», legge al microfono un altro giovane, con un inglese dal chiaro accento dei Paesi Bassi, «do not forget them». Pensa agli altri/non scordarti di loro: è una poesia che suggerisce di far sempre memoria di quelli che han bisogno di soccorso, di assistenza, di inclusione. Di quelli che non hanno dove andare a dormire, quando si torna a casa: As you return at home, think of those who don’t have place to sleep.

Storie di impatto

Fra la folla delle Ogr, molti di quelli che del cambiamento hanno fatto un lavoro, spesso innovativo. Come Gustavo Gonzales che, frequentando l’alta formazione di Talenti per l’impresa di Fondazione Crt, con un dottorato in Fisica dei materiali in tasca, ha trovato i soci per la sua start-up, AgreeNet, che “inventa” sistemi di packaging capaci di allungare la vita agli alimenti, evitandone lo spreco; o Riccardo Leonardi di ReLearn, che con la sua azienda innovativa ha costruito un monitoraggio intelligente del sistema dei rifiuti, recuperando dati utili a gestirli e a ridurli. Anche lui deve ringraziare la fondazione oggi presieduta da Fabrizio Palenzona, che lo ha sostenuto col progetto Impact Deal. Una storia simile a quella di Arianna Ortelli, giovanissima economista gestionale con la passione per la Playstation e il Toro, nel senso di football club, che col supporto di Ogr Tech, un’altra articolazione della fondazione torinese, ha costruito la sua start-up, Novis Games, che realizza videogames per non e ipovedenti, accelerata grazie al programma Quick Load.

Le voci della Torino sociale

Abbiamo raccolto le loro voci, che trovate nei podcast di cui ai link sottostanti, insieme a quelle di Giuseppe Dell’Erba, direttore generale di Fondazione Cottino, che l’impatto lo vuol portare nella cultura delle aziende stesse e offre da anni una formazione specializzata per questo, e a quella di Raffaella Scalisi, senior advisor del Torino Social Impact, che racconta l’esperienza delle “comunità di pratica”, reti di associazioni e imprese che lavorano assieme su progettualità di interesse collettivo.

Domani, a Torino, è un altro giorno, l’ultimo della week. Il terzo, dopo la prima giornata “a porte chiuse” e quella odierna.

Chissà se a Bilbao, l’anno prossimo, la sede annunciata in serata dalla efficientissima app dell’evento, ci sarà questo respiro sociale a fare da pendant.

Ascolta i podcast:


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