La ricerca

Il trionfo del “Noi”, le aziende cercano persone complete

Nel lavoro che verrà, sempre più green e digitale, imprese e organizzazioni chiederanno ai dipendenti un mix tra conoscenze tecniche e trasversali, con una forte concentrazione sulle capacità relazionali. Addio a “nerd” e a gerarchie di comando troppo rigide. Dati e tendenze dall’osservatorio di Intesa Sanpaolo

di Nicola Varcasia

I nostri figli svolgeranno per la maggior parte lavori che ancora non esistono. Parlare di transizione, sia essa green o digitale, oppure, come dice l’Unione europea, di twin transition, non è dunque fare accademia, ma cercare anche di capire da che parte sta andando – oggi – il mondo del lavoro. Quali competenze è più utile sviluppare? Quali figure cercheranno le aziende per svilupparsi e come si organizzeranno al loro interno?

Lo studio

Sono le questioni al centro della ricerca Rethinking competencies in twin transitions, promossa da Intesa Sanpaolo attraverso l’osservatorio permanente Lookforward.

Mix di competenze

Il messaggio di fondo che arriva dalla ricerca è che le competenze del futuro saranno caratterizzate da una fusione tra conoscenze tecniche e trasversali, con una forte concentrazione sulle capacità relazionali. Per questo sarà molto importante la formazione continua riguardo alle nuove tecnologie e alla sostenibilità, ossia di due fattori principali che, nel bene e nel male, stanno guidando il cambiamento e la trasformazione dell’economia.

Non basta dire “io”

Un altro aspetto molto importante messo in luce dalla ricerca riguarda i modelli collaborativi e gli stili di leadership da perseguire all’interno delle organizzazioni: c’è un dato dello studio che fa emerge il potere del “Noi” rispetto alla centralità del singolo: più del 70% degli intervistati dichiara importante la capacità di mostrare adattabilità e capacità di cambiare mentalità, a riprova del fatto che bisogna sapersi adattare.

Gerarchie meno rigide

Addio gerarchie rigide quindi? Diciamo che non sembrano le più adatte per le aziende del futuro, il che non ha nulla a che vedere con l’anarchia decisionale, bensì con la capacità di dare vita a modelli organizzativi flessibili e collaborativi, che favoriscano l’apprendimento continuo, le capacità relazionali e l’autonomia, anche attraverso la formazione continua e lo sviluppo di nuove competenze. Fondamentale sarà, infatti, l’esercizio di una leadership in cui i manager agiscono più come facilitatori che come “decisori seriali”, prestando attenzione alla cura delle relazioni, attraverso una leadership basata sul “potere del Noi” piuttosto che sulla centralità del singolo.

A tutto green

Solo un approccio di questo tipo permetterà l’accesso a nuovi mercati che la transizione green e digitale apriranno per le aziende capaci di innovare e adattarsi. Le aziende di tutti i settori – lo studio ne ha esaminati otto: ospitalità, agrifood, energia, sociosanitario, bancario, information technology, silver economy, blue economy dalla sanità all’alta tecnologia – che si impegnano nelle twin transition sono più attrattive per i clienti, per gli investitori e per i giovani, grazie a una maggiore efficienza e produttività dei processi aziendali.

Cambiamenti imposti

Quanto agli  impatti delle twin transition, i manager delle imprese intervistate pensano nel 52% dei casi che «nei prossimi anni il proprio settore sarà completamente trasformato dalle transizioni del digitale e del green». Un fenomeno che tocca anche le piccole: il 68% delle medie imprese e il 59% delle piccole, in particolare nei settori tecnologici, servizi finanziari, seguiti dall’energetico e dal chimico. Per far fronte alle trasformazioni, il 32% dei rispondenti dichiara di aver destinato tra il 20 ed il 30% del budget complessivo per iniziative di trasformazione green, il 40% se si considerano le iniziative di trasformazione digitale.

In apertura, la foto cover della ricerca Intesa Sanpaolo sulle competenze

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