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Impact investing, sette proposte per un altro capitalismo

Ad avanzarle Human Foundation, think tank presieduto da Giovanna Melandri, nel corso di una giornata dedicata all'impact investing

di Alessio Nisi

Impact

Finanza e impresa sociale possono e devono essere protagoniste di un altro capitalismo. Una finanza consapevole del suo ruolo e orientata al bene comune può e deve contribuire a farci uscire da una stagione che sta consumando il pianeta, mettendo a rischio la sopravvivenza stessa della specie. Ma anche la consapevolezza che gli stati non possono affrontare da soli l’emergenza del riscaldamento globale e delle sue conseguenze o delle nuove povertà legate al post pandemia e alle guerre. 

Questi i temi messi sul tavolo da Giovanna Melandri, presidente di Human Foundation e di Social Impact Agenda per l’Italia, argomenti con cui ha aperto Impact Now. Un altro capitalismo è possibile, giornata dedicata ad economia e finanza esg e ad impatto, promossa da Human Foundation, “do and think tank” che si occupa appunto di finanza ad impatto e esg, innovazione sociale e valutazione dell’impatto degli investimenti. Per Melandri dunque, «un altro capitalismo è possibile: per contrastare nichilismo, indifferenza e paura è necessaria una collaborazione sistematica tra pubblico e privato». 

Presenti all’appuntamento personalità del mondo accademico e culturale come Paolo Giordano, Stefano Mancuso, Guido Maria Brera, Vittorio Lingiardi, Sebastiano Maffettone, Paolo Benanti. E il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni, secondo il quale «le grandi trasformazioni in corso possono rappresentare una nuova stagione di progresso e una nuova fase per il del capitalismo, solo se mettiamo la persona al centro delle nostre politiche. Un altro capitalismo è possibile solo se resta umano».

L’intelligenza artificiale può aiutarci in tanti modi, non da ultimo può essere fondamentale per l’accelerazione dell’innovazione scientifica, per la moltiplicazione e scalabilità degli impatti e per la loro misurazione

Ronald Cohen

Ronald Cohen, considerato il padre degli investimenti sociali, ha tracciato la rotta: l’impact investing può crescere e svilupparsi a partire dal «forte cambiamento nei valori di persone e consumatori», da una «tecnologia trasformativa come l’intelligenza artificiale, e dalla «profonda trasparenza richiesta ad attori economici e aziende». Per Cohen  il capitalismo d’impatto è in grado di conseguire oltre all’utile economico anche l’utile sociale, attraverso la realizzazione di strumenti finanziari come ad esempio i social impact bonds. «L’impact capitalism coniuga l’impatto sociale e ambientale al profitto, sovvertendo la tirannia di quest’ultimo e ponendo l’impatto saldamente al suo fianco, affinché lo tenga sotto controllo». 

Trasparenza, ma anche valutazione degli impatti: uno dei temi forti della giornata. «Gli investimenti», dice chiaro Lucrezia Reichlin, docente alla London Business School, «hanno bisogno di dati chiari e trasparenza reale, per questo la contabilità di sostenibilità è necessaria». Accrescimento e sviluppo di nuove competenze, empowerment femminile, l’importanza della governance, ma anche il modello mutualistico. Luca Filippone, direttore generale di Reale Group, ha ricordato come questo modello abbia «nel suo Dna i valori fondanti della sostenibilità».

Non solo riflessioni, ma anche proposte. Human Foundation ne ha messe nero su bianco sette. Gli interlocutori? Gli stakeholder, i decisori politici, come le aziende.

  1. I capital gain a impatto. Si propone di introdurre una tassazione agevolata per i capital gain dei fondi impact, in grado di misurare e certificare l’impatto, diversamente dai prodotti di finanza “tradizionale”
  2. Payment by result. L’obiettivo è costituire un fondo di garanzia pubblico per promuovere contratti pay by result capaci di attrarre investimenti privati remunerati sulla base dei cambiamenti ambientali e sociali raggiunti.
  3. Label di finanza a impatto. Riconoscere ufficialmente la finanza a impatto attraverso un label europeo che la distingua e valorizzi rispetto alla finanza esg.
  4. La sostenibilità delle s.p.a. Distinguere i comitati rischi e sostenibilità nella governance delle s.p.a. al fine di orientare le decisioni verso la generazione di impatto positivo.
  5. Piano Mattei e Pnrr a impatto. Impiegare le risorse del Pnrr e del Piano Mattei per l’Africa attraverso investimenti e programmi che misurino l’impatto e che contribuiscano agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite.
  6. Capacity building per la Pa. Trasferire competenze e abilità ai manager della Pa per integrare la dimensione della valutazione d’impatto nei processi decisionali pubblici in linea con i migliori standard europei.
  7. Promuovere processi di gestione condivisa dei dati. Condividere i dati tra Pa, enti del Terzo settore e welfare aziendale per sviluppare soluzioni che rispondano ai bisogni di persone e territori, rafforzando la prevenzione e riducendo la spesa pubblica.

In apertura foto di Social Impact Agenda da Twitter. Nel testo immagini di Alessio Nisi


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