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Statistiche

In dieci anni il non profit è cresciuto del 20%

Nel decennio 2011-2021, il settore è aumentato sia nel numero di istituzioni non profit (Inp) sia nel numero di dipendenti. Il dato presentato dall’Istat in occasione della XXIII edizione delle Giornate di Bertinoro. In allegato la presentazione di Massimo Lori, responsabile del registro statistico delle Istituzioni non profit

di Stefano Arduini

L’Istat ha presentato questa mattina un report di aggiornamento sulle dinamiche e la trasformazione del settore non profit negli ultimi dieci anni. Lo ha fatto in occasione della giornata inaugurale della XXIII edizione delle Giornate di Bertinoro per l’Economia Civile (a questo stesso link lo streaming dell’evento) il tradizionale appuntamento di Aiccon – centro studi dell’Università di Bologna, in corso alla rocca di Bertinoro in provincia di Forlì alla presenza di 200 persone (sold out) a cui se ne aggiungono 720 in collegamento.

Nel decennio preso in considerazione, il settore non profit in Italia ha attraversato significative dinamiche e trasformazioni, illustrate da Massimo Lori, responsabile del registro statistico delle istituzioni non profit dell’ Istat (qui la sua presentazione integrale).


Salgono le istituzioni, cala il volontariato
Nel decennio 2011-2021, il settore non profit è cresciuto numericamente, registrando un aumento superiore al 20% sia nel numero di istituzioni non profit (Inp) sia nel numero di dipendenti. Il volontariato invece ha mostrato una leggera diminuzione (-2,0%), ma inferiore al 15,7% (pari a quasi un milione di volontari) che l’istituto di statistica a maggio aveva indicato nell’arco 2015-2021 (qui il numero del magazine dedicato) . Come si spiega questo disallineamento? “In parte”, risponde Lori a vita.it, “con il cambio di tecnica statistica, visto che siamo passati da un censimento totale a un censimento per campione. In parte, evidentemente, con la concentrazione del calo dei volontari nella seconda parte del decennio considerato, che comprende anche gli anni della pandemia”. 

Perché chiudono le istituzioni non profit
Circa il 40% delle istituzioni censite nel 2011 non sono più attive nel 2021, avendo chiuso l’attività definitivamente o essendo temporaneamente inattive. Le principali teorie organizzative suggeriscono che le Inp con minore probabilità di sopravvivenza sono quelle più giovani, di piccole dimensioni, che operano in ambienti competitivi, dipendono da una sola fonte di entrata e godono di minore consenso sociale.

Profilo delle “nuove” Istituzioni non profit
Le istituzioni non profit nate dopo il 2011 (circa il 35% delle inp attive nel 2021) sono più diffuse tra le cooperative sociali e le associazioni. Sono particolarmente presenti nel Mezzogiorno italiano. Inoltre, il 37% di queste nuove Inp non sono iscritte al Registro Unico Nazionale del Terzo Settore (Runts).

Registro Istat e Registro Runts
Nel 2021 il 23,9 % di Inp è presente nel Runts. Le istituzioni non presenti nel registro operano principalmente nei settori dello sport, cultura e ricreazione e sono spesso associazioni (86,5%) in prevalenza concentrate nelle regioni del Nord Italia (50,3%). Il 79,5 % di enti del Terzo settore è presente nel Registro Istat ma includendo anche le istituzioni non profit inattive dal punto di vista statistico è pari al 92,3%.

Foto: Aiccon


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