Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Allarme smog

Inquinamento: in periferia uccide di più

A Milano, i tassi di decesso raddoppiano nelle aree periferiche, in media più alti fino al 60% nei quartieri più lontani dal centro con meno verde, ad alta densità di traffico e abitanti over 65 e più poveri. Micidiale mix di smog e condizioni socio-economiche più sfavorevoli. La deroga ai nuovi limiti europei, dicono gli esperti, causerà 110mila morti premature in più nel paese

di Nicla Panciera

Nei quartieri di periferia, l’inquinamento colpisce duramente, più ancora di quanto non accada nelle vie centrali. Lo mostrano i dati dell’Agenzia per la tutela della salute di Milano. Nelle vie limitrofe alle strade ad altro scorrimento, come le tangenziali, con meno e verde e molto densamente abitate, spesso di cittadini over 65, il tasso di decessi attribuibile a biossido di azoto e polveri sottili aumenta molto rispetto a quello registrato nelle aree limitrofe al centro, meno urbanizzate o più ricche di verde e nei quartieri centrali dove il traffico è solitamente soggetto a limitazioni.

Misure efficaci esistono

Se ne è parlato a Milano, alla conferenza ‘RespiraMi: Recent Advances on Air Pollution and Health 2024’, co-organizzata dalla Fondazione Menarini in collaborazione con Fondazione Irccs Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico, e dall’Imperial College di Londra con il patrocinio dell’Associazione Italiana di Epidemiologia, che ha visto riuniti epidemiologi, pneumologi, esperti di valutazione e gestione della qualità dell’aria, rappresentanti di organizzazioni coinvolte nel ridurre l’impatto dello smog, tra cui rappresentanti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Presente anche Poppy Lyle, responsabile dell’inquinamento atmosferico della Greater London Authority, che nell’agosto scorso ha deciso di estendere il divieto di circolazione dei veicoli più inquinanti a tutta l’area metropolitana (Ultra-Low Emission Zone), che si è tradotto in ampi benefici per la salute oltre che nelle consuete polemiche suscitate da queste misure restrittive. Che funzionano: una revisione pubblicata su Lancet Public Health dell’Imperial College di Londra sull’efficacia delle misure per ridurre la congestione e l’inquinamento atmosferico causato dai veicoli nelle principali città ha infatti dimostrato una chiara riduzione dei problemi cardiaci, con meno casi di ipertensione, ricoveri, morti per infarti e ictus quando si adottano queste misure. Tanto che l’iniziativa del sindaco di Londra Sadiq Khan è stata elogiata da Maria Neira, direttrice del Dipartimento di sanità pubblica e ambiente dell’Oms, che in un’intervista sul British Medical Journal ha definito la ULEZ londinese come un “esempio per tutti i sindaci del mondo”.

Il caso Milano

Con buona pace di chi accusa gli scienziati di allarmismo, a parlare sono i dati di una indagine dell’Agenzia per la tutela della salute di Milano (ATS-MI) recentemente pubblicata sulla rivista “Epidemiologia&Prevenzione“, condotta per valutare gli effetti sanitari a lungo termine sulla popolazione. Lo studio ha stimato i livelli di concentrazione media degli inquinanti (No2, Pm10 e Pm2.5) per il 2019 con una risoluzione spaziale senza precedenti, pari a 25 metri quadrati. I tassi di decessi attribuibili a biossido di azoto e polveri sottili arrivano fino al 50-60% in più rispetto alla media delle aree centrali.

«I dati permettono di definire una vera e propria mappa dell’inquinamento e dei suoi effetti, quartiere per quartiere e rivelano, per la prima volta, che biossido di azoto e polveri sottili hanno tassi di decesso per 100.000 abitanti che possono arrivare  fino al 60% in più in alcune zone della periferia milanese rispetto al centro città», dichiara Sergio Harari, co-presidente del congresso, della divisione di malattie dell’apparato respiratorio e di medicina interna dell’Ospedale San Giuseppe MultiMedica IRCSS e dell’Università di Milano.  «Il combinato disposto di smog e condizioni socio-economiche svantaggiate sovrapponibili alle aree periferiche, inducendo stili di vita peggiori come ad esempio più fumo e sedentarietà, produce un effetto moltiplicativo della mortalità da inquinamento nelle aree più lontane dal centro. Il fatto di essere più fragili ed essere esposti a inquinanti si traduce quindi in un danno maggiore».

Gli oltre 1600 decessi all’anno per tutte le cause attribuibili al PM2.5 e gli oltre 1.300 decessi annui attribuibili al biossido di azoto a Milano non sono infatti distribuiti allo stesso modo sul territorio. «Per quanto riguarda l’esposizione al biossido di azoto, responsabile del 10% delle morti per cause naturali (130,3 su 100 mila abitanti), i tassi di decessi più alti si sono registrati in quartieri periferici come ad esempio Quarto Oggiaro con 158 morti su 100.000 abitanti e a Gallaratese con 170 su 100.000 abitanti, a fronte di valori attorno a 100 nel centro città», sottolinea Pier Mannuccio Mannucci, co-presidente del congresso, della Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico e del Centro Emofilia e Trombosi Angelo Bianchi Bonomi di Milano. «Per quanto riguarda il PM2.5, responsabile del 13% delle morti per cause naturali (160 su 100 mila abitanti) e del 18% dei decessi per tumore del polmone, le conseguenze più pesanti si hanno in zone periferiche come Mecenate, Lorenteggio e Bande Nere dove i tassi di decesso superano i 200 per 100.000 abitanti, mentre in pieno centro i tassi di decessi si attestano attorno a 130 su 100.000 abitanti».

Infine per quanto riguarda il PM10, a cui si attribuisce il 4% delle morti per cause naturali (50 ogni 100 mila abitanti), a pagare il prezzo più caro sono, ad esempio, la zona di Niguarda, Bande Nere e Gallaratese a ovest e Buenos Aires in centro.

Buoni esempi

L’esposizione cronica allo smog è dannosa per la salute in termini globali, con ripercussioni sull’intero organismo, dai polmoni al cervello, e sono in crescita costante le evidenze sul legame di causa effetto tra malattie e inquinamento, al di là del pesante impatto ambientale, come vi abbiamo raccontato qui. Oltre a Londra, numerose città da Barcellona a Parigi, si sono già mosse, adottando misure per contenere il problema. Infine, si stanno facendo largo le città e i quartieri senza auto, che permettono solo la circolazione di mezzi pubblici, pedoni e ciclisti. A questo modello si ispira Amburgo, che prevede di eliminare le auto entro il 2034. 

La deroga alla direttive europea? 110mila morti in più in Italia

Gli esperti bocciano la deroga ai nuovi limiti imposti dalla nuova direttiva europea sulla qualità dell’aria; la deroga è stata frutto di un accordo, pensata apposta per la Pianura Padana e chiesta a gran voce dal governo Meloni. Concede dieci anni in più di tempo per ridurre le emissioni. «Le conseguenze per la salute potrebbero essere molto pesanti» commenta Harari. «Uno studio recentemente pubblicato su International Journal of Public Health stima che il rinvio di 10 anni dell’adempimento ai nuovi limiti sulla qualità dell’aria potrebbe causare in Europa quasi 330.000 morti premature, un terzo delle quali nel nostro Paese».

Il documento ha avvicinato gli standard europei con le linee guida dell’Organizzazione mondiale della sanità riducendo drasticamente i livelli massimi di concentrazioni annuali di Pm2,5 (da 25 ai 10 mg/m3) e di biossido di azoto (da 40 a 20 mg/m3) che ogni stato dovrà rispettare entro il 2030 per raggiungere un ambiente privo di inquinamento nocivo entro il 2050, in accordo con il Green Deal europeo e il Piano d’azione sull’inquinamento zero. Limiti più severi sono previsti anche per il biossido di zolfo, per l’ozono, per i metalli pesanti come l’arsenico, piombo o nichel.

Photo by Tiberiu Popa on Unsplash


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA