Una proposta lanciata da Giorgia Meloni vorrebbe impegnare il governo a destinare il jackpot del Superenalotto alle vittime del terremoto. Una proposta impraticabile, ma pericolosa. L'economista Bruni spiega: «Associare l'azzardo a qualsiasi causa umanitaria è una enorme e gravissima mistificazione del fenomeno»
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Una proposta lanciata da Giorgia Meloni vorrebbe impegnare il governo a destinare il jackpot del Superenalotto alle vittime del terremoto. Una proposta impraticabile, ma pericolosa. L'economista Bruni spiega: «Associare l'azzardo a qualsiasi causa umanitaria è una enorme e gravissima mistificazione del fenomeno»
Le pessime idee sono dure a morire. E anche quando sono idee impraticabili, è bene tenerle a bada. Parliamo della proposta di destinare alle vittime del terremoto e alle loro famiglie i 128milioni di euro del jackpot del Superenalotto, "gioco" gestito da Sisal, società da poco passata dai fondi Apax, Permira e Clessidra alla finanziaria lussemburghese Cvc Capital Partners.
A lanciare la proposta - impraticabile, ma da non sottovalutare - è stata Giorgia Meloni su twitter.
Una storia che tutti dovrebbero ricordare. Chi se la ricorda bene è il professor Luigino Bruni, economista, uno degli intellettuali più attivi sul fronte dell'etica pubblica e della battaglia contro l'azzardo di massa che sta impoverendo il tessuto relazionale del nostro paese.
Il professor Bruni, la notte del terremoto, si trovava a casa dei propri genitori, a pochi km dall'epicentro del sisma e ci spiega come «l'azzardo, lo sappiamo, è una delle peggiori tasse sulla povertà del nostro tempo. Ne sono catturati prevalentemente persone con forme diverse di disagio, vittime di altre dipendenze o malattie (alcool, depressioni), e sta logorando da anni il tessuto morale del paese».
Associare l'azzardo a qualsiasi causa umanitaria è una enorme e gravissima mistificazione del fenomeno, che viene a prendere addirittura una veste altruistica (più giochi più aiuti la ricostruzione). Per l'Aquila il governo seguì esattamente questa politica, e fu l'inizio di una impennata pazzesca di azzardo popolare nel nostro paese. Quando si di fronte ad una tragedia, occorre attivare le energie migliori di un paese, le virtù della sua gente e delle sue istituzioni, e gettar via, come si fa con una brace su una mano, ogni scorciatoia che usa il sangue di altri poveri per trasfusioni a vantaggio di vittime diversamente dissanguate.
Quando si di fronte ad una tragedia, ci spiega ancora Luigino Bruni, «occorre attivare le energie migliori di un paese, le virtù della sua gente e delle sue istituzioni, e gettar via, come si fa con una brace su una mano, ogni scorciatoia che usa il sangue di altri poveri per trasfusioni a vantaggio di vittime diversamente dissanguate. Quel sangue non cura nessuno, ma continua soltanto l'emorragia di un paese. Dobbiamo reagire con tutte le nostre forze nei confronti di una tale assurdità.Il governo usi la fiscalità generale, e combatta, invece di continuare ad incentivare, la malattia dell'azzardo. Non si cura una malattia sociale con un'alta malattia».