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“Parlami dentro”, un invito a scrivere ai detenuti

È la “chiamata alle parole" promossa da Fondazione Vincenzo Casillo e Liberi dentro - Eduradio&TV, che invitano cittadini e cittadine a scrivere lettere ai detenuti entro l’11 dicembre. Un modo per creare connessioni, per mettere in circolo narrativa di resistenza e far sentire un po’ meno sole le persone in carcere

di Emiliano Moccia

«Quello delle parole è un potere immenso. Eppure anche piccolo, semplice. Con le parole muoviamo emozioni, pensieri, raggiungiamo luoghi, disegniamo immagini, talvolta percepiamo addirittura suoni e odori. Unite alle intenzioni, le parole possono invertire l’ordine del mondo. Possono schiudere un sorriso pure davanti al buio». Ed il buio a cui fanno riferimento queste parole, è quello dei detenuti della Casa circondariale Rocco D’Amato di Bologna, che come tanti ristretti nelle carceri, aspettano con ansia l’arrivo di parole, lettere, comunicazioni da famigliari o amici per sentirsi un po’ più vivi. Per sentire di essere ancora parte della comunità, anche se dentro si portano colpe e sbagli per i quali stanno scontando una condanna, con la speranza che da quel periodo di detenzione si possa uscire migliori. Che quel tempo sospeso dietro le sbarre possa produrre percorsi di rieducazione, di riscoperta di sé stessi e della vita che si immagina di condurre una volta fuori. Per questo, in occasione del Natale la Fondazione Vincenzo Casillo e Liberi dentro – Eduradio&TV lanciano il progetto “Parlami dentro”, una chiamata alle parole, un invito a condividere un gesto narrativo di resistenza: scrivere una lettera.

«Esiste una moltitudine di persone che fa delle parole la ragione di ogni giornata. Che solo alle parole può tenersi aggrappata per tentare di sopravvivere. Sono quelle persone che hanno perso la libertà: di uscire, di fare, ma non di sperare. Sono quelle persone che hanno commesso un errore, ma che continuano ad impegnare ogni energia per trasformare, per evolvere» spiega Marilù Ardillo, responsabile Comunicazione della Fondazione Vincenzo Casillo, che ha ideato e sta seguendo l'iniziativa. Di qui, l’invito rivolto a grandi e bambini, a uomini e donne, a scrivere una lettera all’indirizzo mail parlamidentro@gmail.com entro l’11 dicembre 2022. Scrivere ad una persona detenuta sconosciuta per farla sentire meno sola, per darle una carezza, per far sentire che la comunità è pronta a sostenerla e darle una seconda opportunità. «Possiamo raccontare l’esito di una giornata, un proposito buono del risveglio, il resoconto di un viaggio, la crescita di un figlio, una passeggiata nel verde, il frammento del libro che stiamo leggendo, una traccia musicale appena scoperta, una ricetta sperimentata insieme alle persone care» aggiunge Ardillo.

L’iniziativa lanciata da Fondazione Vincenzo Casillo e Liberi dentro – Eduradio&TV non è solo una chiamata alle parole, un invito ai cittadini ad avvicinarsi attraverso il testo scritto a chi vive nelle carceri. E’ qualcosa di più. «Vogliamo creare delle connessioni. Vogliamo mettere in circolo buone parole, spogliate di ogni pregiudizio o pietismo. L’intento è quello di mettere nelle mani di una persona isolata, e spesso anche giudicata, un frammento della nostra vita libera, che sia uno stimolo, un’ispirazione, un auspicio, o anche solo un abbraccio». Anche per questo, alcune lettere saranno selezionate e lette durante il programma radio-televisivo Liberi Dentro a cura di Eduradio&TV, visibile in differita su questo canale YouTube e seguito potenzialmente dai 750 detenuti della Casa circondariale Rocco D’Amato di Bologna su canali televisivi regionali (Icaro TV canale 18, Lepida TV).

Da Nord a Sud Italia, dunque, i cittadini posso prendere carta e penna e scrivere le loro lettere, immaginare degli scambi epistolari, riscoprendo così la bellezza delle ricerca delle parole e del fermarsi per riprendere in mano il proprio tempo. «Le lettere fanno bene» conclude Ardillo. «Scriverle o riceverle ci riconcilia con una speranza atavica e profonda. Ci trascinano su un treno notturno che, pure chiusi nella nostra stanza, ci fa sentire in cammino».