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Due giorni di dialoghi con donne e giovani afrodiscendenti

Il primo incontro di WE ARE: ACT – REBUILD – EVOLVE coordinato da Amref Health Africa Onlus Italia alla Fabbrica del Vapore Milano si è articolato sul tema dell’Afrofobia e del ruolo dei giovani e delle donne quali protagonisti del cambiamento verso una società più equa, inclusiva e non razzista

di Redazione

Il primo incontro di WE ARE: ACT – REBUILD – EVOLVEcoordinato da Amref Health Africa Onlus Italia alla Fabbrica del Vapore Milano si è articolato sul tema dell’Afrofobia e del ruolo dei giovani e delle donne quali protagonisti del cambiamento verso una società più equa, inclusiva e non razzista.

GET UNDER MY SKIN! – Storie di attivismo e alleanze contro l’afrofobia: un pomeriggio intenso di voci ed esperienze introdotte da Danielle Madam, campionessa di lancio del peso e ambassador Amref, che attraverso la sua storia ha aperto il dialogo sul tema della consapevolezza verso il razzismo, il silenzio, la discriminazione che avvolgono la nostra società.

Numeri impressionanti emergono infatti dal rapporto "Being black in the EU" (FRA/EU, 2018), secondo il quale il 39% delle persone di origine africana si è sentito discriminato e ha sperimentato tra i più alti livelli di esclusione socio-economica, stereotipi negativi e atti di violenza e incitamento all'odio (PAD Week – maggio 2018). Sempre secondo il rapporto, la discriminazione è particolarmente evidente in Italia, dove si segnalano rappresentazioni spesso negative degli afrodiscendenti nei media, nei curricula scolastici e nei materiali didattici.

Il Progetto CHAMPS, finanziato dall’Unione Europea, ha lo scopo di diffondere informazioni corrette sul razzismo in Italia al fine di emarginare le forme di afrofobia e razzismo anti nero. Nel corso dell’incontro, moderato dalla giornalista Sabika Shah Povia e da Charaf El Bouhali, si sono alternati momenti di convisione di storie, divulgazione di dati e di approfondimento su attività attuate a livello nazionale pensando per il beneficio collettivo futuro: maggiori momenti di condivisione, normalizzazione della figura degli afrodiscendenti, un modo nuovo e positivo di raccontare l’Africa. Tra gli strumenti chiave ideati, sono stati presentati da Giulia Frova (Razzismo Brutta Storia) e da Ronke Oluwadare i Toolkit, strumenti online pensati per condividere spunti teorici e proposte pratiche per arginare il fenomeno del razzismo negli ambiti della scuola, della sanità, dei media, negli ambiti legali e artistici.

Valeria Bochi (CSVNet) ha raccontato come il volontariato possa essere un fattore di supporto per l’informazione, presentado un percorso di formazione a distanza per gli adulti, grazie ad una piattaforma formativa articolata in moduli teorici che affrontano diversi ambiti settoriali. Oggigiorno il 9% della popolazione italiana adulta sceglie di impiegare il tempo libero a favore di opere di volontariato all’interno della propria comunità. Attualmente il progetto di autoformazione conta 187 iscritti volontari, aderendi a 52 associazioni italiane. L’iniziativa ha lo scopo di giungere anche ad un’azione concreta e tangibile, tramite un modulo finale operativo con lo scopo di realizzare azioni di ricaduta immediata sui territorii.

L’afrofobia si affronta unendo le energie e le risorse, il tema del partenariato – raccontato da Mehret Tewolde Weldemicael (Le Réseau) – mette in risalto come le alleanze siano importanti e strategiche per amplificare la risonanza, introducendo così il gruppo degli AFAR (Afrodescendants Fighting Against Racism), che tramite video, podcast e blog raccontano in chiave digitale una visione complessa perché composta da un coro di voci polifoniche che descrivono un unico concetto, la lotta contro il razzismo, come hanno raccontato con straordinaria energia anche Murphy Tomadin e Denise Kongo (AFAR) .
Il progetto si fa portavoce degli afrodiscendenti e chiede al ricevente la “dote dell’ascolto attivo” superando gli stereotipi e riconoscendo il gruppo degli AFAR come professionisti.

Per analizzare nel suo complesso la piaga del razzismo in Italia, Paola Barretta (Osservatorio di Pavia) ha presentato il dossier “Lo sguardo tagliente” nel quale attravereso lo studio di sei focus group si è potuto analizzare il fenomeno del razzismo sistemico. IL DOSSIER • Stop afrofobia! (stop-afrofobia.org)
Ha concluso la prima parte Renata Torrente (Amref Health Africa Onlus) ricordando che Amref è un’organizzazione impegnata nel costruire una comunità dove le persone sono al centro e dove è fondamentale fare “rete” per cambiare ed essere più coscienti.

Poi la proiezione del cortometraggio “Il Moro” di Daphne Di Cinto, regista, attrice e attivista, con Alberto Boubakar Malanchino. Il cortometraggio è una lettera d’amore della regista verso la comunità nera italiana e quella afro europea e racconta la storia Alessandro de’ Medici, figlio illegittimo di Lorenzo de’ Medici e nome poco noto nella cultura storica e artistica italiana.

Nella seconda parte del pomeriggio, l’attenzione si è spostata sulle persone, dedicando monologhi liberi che avevano come un unico comune denominatore quello di scegliere una parola che rappresenti il tema di “ripartenza” del linguaggio attorno ai fenomeni dell’afrofobia e del razzismo.
A turno si sono alternate sul palco diverse voci femminili che si sono aperte al pubblico raccontando esperienze e ideali partendo da concetti chiave come: privilegio, decolonnizzazione, attivismo giovanile, autodeterminazione femminile e fra-intendimento.

L’incontro si è concluso con lo spettacolo teatrale “Ho sognato il mare”, prodotto da Festival DiverCity / Emmanuel Edson. La rappresentazione artistica, introdotta da Andi Nganso, parla tramite la musica e le voci di fragilizzazione dei corpi neri.