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Sostenibilità sociale e ambientale

Il “trilemma” dell’energia: sicurezza, equità e sostenibilità ambientale

Come affrontare il caro bollette nel 2023? Le misure sociali intraprese dal governo e dagli operatori del settore sono un argine indispensabile al problema, ma non la soluzione. Ne parliamo con Giuseppe Bergesio, amministratore delegato Iren Energia

di Nicola Varcasia

Ancor prima del recente intervento previsto dalla legge di Bilancio appena approvata, che applica l’Iva in aliquota ridotta al 5% anche al teleriscaldamento, tra le iniziative per affrontare la crisi energetica, Iren ne aveva realizzata una rivolta alle persone e le famiglie numerose in difficoltà che avevano aderito a questa tipologia di servizio energetico, inizialmente rimasta esclusa dagli aiuti. A partire da questa iniziativa, abbiamo chiesto a Giuseppe Bergesio, amministratore delegato Iren Energia, alcune considerazioni più generali sulle debolezze del sistema energetico italiano. Ulteriori approfondimenti sul numero di VITA dedicato all’energia e alle Comunità energetiche.

Come evitare di ritrovarci in futuro in un sistema insostenibile?

Partirei da quello che gli esperti chiamano il trilemma energetico, cioè l’esigenza di equilibrare le tre dimensioni fondamentali dell’energia: sicurezza, equità e sostenibilità ambientale, con due di questi tre che hanno a che fare con la responsabilità sociale.

Come si risolve il trilemma?

La situazione attuale è ben distante dalla soluzione: una concentrazione degli approvigionamenti, in particolare di gas, va chiaramente contro la sicurezza, che richiede una diversificazione. Nemmeno l’equità è raggiunta, con i prezzi così alti a causa del contesto internazionale, anche se la curva è in discesa. E la sostenibilità ambientale, senza gli altri due elementi in equilibrio, è per forza di cose difficile da perseguire. Perciò bisogna cambiare paradigma attraverso la transizione energetica.

Quale dunque il ruolo delle fonti rinnovabili?

È un ruolo decisivo che, nel giro di dieci anni, ci deve portare a invertire i rapporti tra combustibili fossili e fonti rinnovabili, in quanto queste ultime non hanno quei costi marginali soggetti alla fluttuazione. Costi che, in un Paese come il nostro, possono diventare molto pesanti a causa della strutturale dipendenza energetica di fonti primarie, come abbiamo purtroppo visto con il gas in questa fase. Investendo sulle rinnovabili “ricomponiamo” il trilemma aumentando la sicurezza e l’equità proprio attraverso l’utilizzo di fonti che assicurano la sostenibilità ambientale.

Qual è la vostra programmazione in merito?

Con il piano industriale approvato un anno fa, abbiamo previsto un forte sviluppo delle energie rinnovabili, non solo con l’idroelettrico, ambito nel quale eravamo già presenti, ma anche con l’eolico e il fotovoltaico, per il quale prevediamo 2,5 miliardi di investimenti in Italia, di cui il 70% destinati proprio ai pannelli solari. Il nostro obiettivo strategico è, da qui al 2030, portare il nostro Gruppo a fornire, per l’ambito residenziale, solo energia green, dimezzando al contempo l’impronta carbonica dell’energia prodotta da Iren nelle città in cui siamo presenti.

La data del 2030 per questo cambio di paradigma è realistica per voi e, in generale, per il nostro Paese?

I tempi di realizzazione degli impianti fotovoltaici ed eolici sono pienamente coerenti con questo obiettivo. Perciò, dal punto di vista tecnico e industriale siamo in linea. L’incognita riguarda i tempi autorizzativi, che devono essere snelliti. Facendo l’esempio di un campo fotovoltaico di dimensioni significative, almeno dai 10 Megawatt in su, oggi siamo ancora intorno ai quattro o cinque anni, un dato che non è compatibile con la transizione energetica che l’Italia ha in mente. Ma sia il precedente Governo sia l’attuale sono al lavoro per la semplificazione normativa.

Quale il ruolo delle comunità energetiche in questa fase?

La possibilità di aggregare più soggetti che costituiscono una comunità energetica intorno a un unico impianto fotovoltaico è un passaggio importante. C’è, poi, una novità normativa che darà un ulteriore impulso: finora era possibile collegarsi a una cabina secondaria, cioè in un ambito più ristretto. Entro l’anno sono attesi i decreti attuativi che permetteranno di arrivare a una cabina primaria che, senza citare ulteriori tecnicismi, permetterà di coinvolgere un numero di clienti molto più ampio. Nell’ottica della transizione ecologica, le comunità energetiche favoriranno perciò una riduzione dei consumi di energia fossile utilizzando la produzione di energia rinnovabile.

Qual è il vostro programma in merito?

I clienti, le comunità e gli enti pubblici ci stanno chiedendo sempre più insistentemente di costituire delle nuove comunità energetiche. Il nostro Gruppo, con la sua proposta industriale, tecnologica e commerciale risponde ai due possibili modelli di realizzazione. Semplificando, può esserci il caso della piccola comunità che, dopo la costruzione dell’impianto da parte di Iren, decide di autogestirne il funzionamento. Oppure, quello di una comunità composta da più soggetti, in cui Iren, oltre a investire direttamente nella costruzione dell’impianto, resta presente come gestore.

La crisi dei prezzi potrà accelerare la transizione energetica?

Quest’anno sono state numerose le iniziative di semplificazione normativa che hanno favorito i tempi per le rinnovabili e il varo delle comunità energetiche. Possiamo considerarlo un bel segnale.


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