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Media, Arte, Cultura

Trame12, l’edizione vissuta anche online da circa 50mila persone

Che fosse un appuntamento atteso non ci sono dubbi, ma l'edizione numero 12 di Trame, il festival dei libri sulle mafie promosso e organizzato da Fondazione Trame e Associazione antiracket Lamezia, quest'anno ha superato se stesso, registrando non solo un ampio consenso di pubblico, ma anche la partecipazione di novantatré ospiti che hanno animato dibattiti di stringente attualità

di Gilda Sciortino

Quando cuore e anima si aggiungono alla qualità di un’offerta, specialmente di tipo culturale, il rischio è che si crei una miscela esplosiva che trasforma un appuntamento annuale come un festival in un vero e proprio evento, oseremmo dire storico. Tutto ciò calza alla perfezione se parliamo di Trame, il festival dei libri sulle mafie che, grazie a Fondazione Trame e all’Associazione antiracket Lamezia Onlus, da dodici anni anima la piazza di Lamezia Terme dove questa ultima edizione, la dodicesima, si conclude con il bilancio sperato, ma anche inatteso, di 10mila presenze e 34mila persone raggiunte giornalmente su Facebook attraverso i ventitré libri presentati e i novantasette ospiti in programma durante le sei giornate di eventi. In campo il piccolo esercito di oltre sessanta volontari, tutti giovanissimi, tutti provenienti da diverse parti della Calabria, rotelle perfettamente oliate di una macchina organizzativa che non ha ceduto neanche un minuto. A seguirla anche VITA in qualità di media partner.

Mediterraneo. Crocevia di mafie, migrazioni e sogni” è stato il filo conduttore degli eventi che hanno coinvolto le voci autorevoli dei protagonisti della lotta alle mafie del nostro Paese: magistrati e scrittori, studiosi del fenomeno e imprenditori che denunciano, giornalisti e rappresentanti delle istituzioni, del mondo dell’arte e della cultura, ciascuno in prima linea nel racconto e nel contrasto alla criminalità organizzata.

Sei giorni, uno in più eccezionalmente per contenere tutte le proposte del ricco programma, il cui ciak di inizio è stato l’inaugurazione delle mostre temporanee e l’incontro che ha visto la partecipazione delle associazioni locali in occasione della “Giornata mondiale del rifugiato”. Sul palco sono state approfondite in particolare le nuove frontiere dei business criminali, gli interessi lungo le rotte del Mediterraneo, gli imperi oltre i confini nazionali ed europei, ma anche le stragi del ’93 e l’arresto dell’ultimo padrino di Cosa Nostra, Matteo Messina Denaro. “Trame12” ha, inoltre, ospitato le proiezioni dei servizi e delle inchieste andate in onda sui canali Rai negli anni ’60, ’70 e ’80 e che hanno ricostruito gli omicidi e i fatti di ‘ndrangheta. A conclusione, l’intervento di Vera Politkovskaja, figlia della giornalista Anna Politkovskaja uccisa il 7 ottobre 2006, sulla libera informazione e i fatti di cronaca che stanno interessando la Russia di questi giorni.

«Abbiamo sperimentato format nuovi, abbiamo avuto il confronto con la politica» – commenta il direttore artistico di Trame12, Giovanni Tizian«e speriamo di avere anche l'anno prossimo leader o rappresentanti del governo che abbiano voglia di confrontarsi sulla lotta alla mafia. Ci sono stati scrittori importanti e storie di rilevanza nazionale, che ci hanno consentito di ragionare sempre sul doppio binario dei diritti, delle disuguaglianze, dei poteri criminali che tolgono la libertà e ovviamente anche sui 30 anni delle stragi con importanti magistrati. Bilancio, quindi, ottimo. Grazie soprattutto alla città di Lamezia e ai cittadini che sono venuti ad ascoltare i dibattiti e gli eventi e che hanno partecipato perché Trame è prima di tutto un patrimonio della città»

«La cosa più bella di tutto il festival? Sicuramente la partecipazione straordinaria delle cittadine e dei cittadini di Lamezia Terme andata oltre le aspettative», – afferma Nuccio Iovene, presidente di Fondazione Trame – «ma anche la varietà di linguaggi che hanno contraddistinto tutti gli appuntamenti. E poi il lavoro straordinario dei volontari e delle volontarie che ha colpito chiunque è arrivato da fuori in quanto ha reso il festival un meccanismo funzionante da tutti i punti di vista. Stiamo già pensando alla prossima edizione che si svolgerà dal 19 al 23 giugno del 2024, ma adesso ci toccherà fare quel lavoro che ci chiama giornalmente alle nostre responsabilità e che nel festival trova il suo apice».

Un lavoro meno visibile, ma altrettanto importante, che porta risultati tangibili.

«Altrettanto importante il fatto che tanti sindaci di altri Comuni si sono avvicinati chiedendoci di portare Trame nelle loro realtà, organizzando insieme delle iniziative». – prosegue Iovene – «Certo, non potremo replicare il festival, ma magari costruire pillole di legalità questo sì. Anche questa edizione ha dimostrato che i semi cominciano a germogliare. Sta accadendo, per esempio, grazie a Piazze Connection, la rete dei festival antimafia in Italia, carovana appena partita e alla quale mi auguro si aggancino altri carri, che via via si condividano collaborazioni e temi all'altezza delle sfide che ci aspettano. Dall'altra parte c’è la rete dei festival del Sud, con l'esperimento di un dibattito in diretta connessi tra Salerno e Lamezia, che non vuole essere un evento estemporaneo, ma anche questo un seme in grado di germogliare, di produrre relazioni con altre realtà del mezzogiorno, non solo per far crescere la conoscenza della nostra esperienza, del nostro lavoro, di che cos'è il trame, di come si è affermato nel corso degli anni, della missione che ha, ma anche di come può intrecciare collaborazioni e contaminazioni, anche con linguaggi e realtà diverse, in grado di rendere più forte la nostra voce, più autorevole e capace di ottenere risultati».

Trame, quindi, diventa moltiplicatore di buone prassi, le cui gambe stanno accelerando il passo, pronte a correre per raggiungere grandi obiettivi. L’appuntamento, dunque, alla prossina edizione, la tredicesima, i cui mattoncini saranno quelli di un percorso che, come sempre, parla di legalità e di impegno contro le mafie attraverso l’esempio di chi crede che il cambiamento può avvenire se ci si impegna e lo si fa insieme, abbandonando quei protagonismi che costruiscono solo passerelle, guardando ai reali bisogni di una comunità che dalla storia vuole trarre insegnamento e fare memoria per costruire quel futuro libero da corruzione, compromessi e trattative, in cui tutti vorremmo vivere.