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Carla Sorgiovanni

In Calabria tra futuro negato e impegno per l’infanzia a rischio

di Maria Pia Tucci

«Noi scegliamo di essere presenti dove minori sono le opportunità. - dice Carla Sorgiovanni, referente per la Calabria dei programmi di Save the Children.- Cito solo alcune delle richieste che ci arrivano sia bambini/e, adolescenti e famiglie quali ad esempio il supporto scolastico, la possibilità per tutti di fare sport, andare al cinema, vivere esperienze fuori dal proprio territorio e tante altre»

La fotografia scattata dal XII rapporto dell’Atlante dell’infanzia a rischio “Il futuro è già qui – Il mondo dei bambini di domani di Save the Children consegna una Calabria in cui i numeri dove diseguaglianze e povertà educativa si sperimentano fin dalla primissima infanzia.

In Calabria solo il 3% di bambine e bambini usufruisce di asili nido o servizi integrativi per l’infanzia finanziati dai Comuni, un dato ben al di sotto della media nazionale che si attesta al 14,7%. La spesa media pro capite (per ogni bambino sotto i 3 anni) dei Comuni calabresi per la prima infanzia è di 149 euro ciascuno, il dato più basso tra tutte le regioni italiane. Basti pensare che a Trento la spesa è di 2.481 euro.

Un minore su 10 vive in condizioni di povertà relativa. Gli “early school leavers” – cioè ragazzi tra i 18 e i 24 anni che non studiano e non hanno concluso il ciclo d’istruzione – sono il 16,6% e i NEET – giovani tra i 15 e i 29 anni che non lavorano, non studiano e non sono inseriti in alcun percorso di formazione – raggiungono la percentuale del 34,6%. In entrambi i casi si tratta di percentuali inferiori alla media nazionale (rispettivamente 13,1% e 23,3%), ma molto lontane da quelle europee (9,9% e 13,7%).

Carla Sorgiovanni è la referente regionale per i programmi di Save the Children.

Se dovesse commentare questi dati?

«Direi che è una triste realtà che non rende questa regione a misura di bambino e continua ad alimentare la povertà educativa, cioè quella condizione di privazione delle opportunità di studio, culturali, educative, sportive e di gioco. Non è sufficiente dire che bisogna puntare sulle nuove generazioni per la costruzione del futuro, bisogna farlo in maniera concreta offrendo loro la possibilità di potere apprendere in senso ampio, a 360°».

Quali sono le azioni di chi come lei è impegnata sui territori e dove siete attivi, con quali progetti?

«Save the Children è impegnata su tutto il territorio nazionali in azioni per il contrasto della povertà educativa dei minori. In Calabria noi siamo presenti con numerosi progetti tra cui i Punti Luce (a Scalea in partenariato con l’Associazione Gianfrancesco Serio e a San Luca e Platì, in partenariato con l’Associazione Civitas Solis) che sono centri presso i quali bambini/e ed adolescenti possono apprendere, scoprire e mettere a frutti le proprie inclinazioni e i propri talenti, partecipare ad attività culturali, sportive e ludiche a costo zero. Tra punti luce e Fuori Classe nell'ultimo triennio abbiamo raggiunto 5000 tra bambini, bambine e adolescenti. Siamo presenti anche con progetti con e all’interno delle scuole, ad esempio Fuoriclasse in movimento che è una rete di oltre 170 scuole in tutta Italia (in Calabria siamo a Crotone e Scalea in provincia di Cosenza) che hanno come obiettivo favorire il benessere scolastico attraverso la partecipazione attiva e il dialogo tra alunni, genitori, docenti e famiglie, contrastare la dispersione scolastica con l’utilizzo di metodologie e strumenti innovativi e garantire una istruzione di qualità per tutti. E questi sono soltanto due dei programmi avviati in regione».

Quali sono le richieste che nascono dal basso e con le quali vi confrontate quotidianamente?

«Le richieste sono tante perché sono tante le cose che mancano. Noi scegliamo di essere presenti dove minori sono le opportunità. Cito solo alcune delle richieste che ci arrivano sia bambini/e, adolescenti e famiglie quali ad esempio il supporto scolastico, la possibilità per tutti di fare sport, andare al cinema, vivere esperienze fuori dal proprio territorio e tante altre».

Quanto conta esserci e anche il ruolo di operatori specializzati e di volontari? può bastare?

«Esserci è importantissimo e può fare la differenza nel presente e nel futuro nella vita di questi bambini/e e ragazzi/e che si possono sperimentare in una pluralità di esperienze che aiutano ad aumentare in loro l’autostima e possono diventare trampolino per rendere i sogni un obiettivo da raggiungere allontanandosi da logiche che li imbrigliano in pensieri pessimistici . Le attività dei nostri progetti vengono sempre condotte da operatori specializzati che garantiscono competenza ma è molto importante anche il ruolo dei volontari che sono un grande valore aggiunto. Ovviamente noi non possiamo e non vogliamo sostituirci alle Istituzioni, al contrario vogliamo affiancarle e speriamo che i nostri progetti possano servire come esempio di interventi da implementare a macchia d’olio affinché tutti i minori calabresi possano usufruire di tutta una serie di importanti opportunità fornite direttamente dalla regione e dai comuni».

La regione Calabria non nomina il Garante per i diritti dell' infanzia e dell' adolescenza dal giugno 2020. Quale impegno chiedete alla Politica?

«La figura del Garante per i diritti dell’infanzia è molto importante ed è ormai assente in Calabria da un tempo troppo lungo. Ci auguriamo che questa vacanza di ruolo venga presto colmata. Chiediamo anche che la Politica assegni un ruolo centrale alle politiche per l’infanzia e l’adolescenza, soprattutto adesso che c’è la possibilità, con il PNRR e con i fondi europei della Child Guarantee, di poter avere a disposizione le risorse necessarie per avviare una decisiva svolta che deve partire però anche dall’ascolto e dal coinvolgimento delle comunità locali e dei ragazzi e ragazze».


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