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Giorgio Scaramuzzino

Che spettacolo la scuola di Mario Lodi

di Antonietta Nembri

L’attore, regista e scrittore di teatro per ragazzi sarà protagonista di due spettacoli che celebrano il centenario del maestro di Piadena e Vho, nato proprio il 17 febbraio del 1922. Tra le iniziative che danno il via al centenario dell’insegnante e pedagogista, la performance “Cipì e Bandiera – letture sonore” di Scaramuzzino. E in cantiere, per la primavera, un’altra pièce: «Un regalo di compleanno al mio maestro»

Cipì e Bandiera, due dei racconti più belli e iconici di Mario Lodi vanno in scena, insieme, in un dialogo tra i due personaggi: il piccolo passerotto e la foglia coraggiosa grazie alla performance di Giorgio Scaramuzzino, attore, regista e autore di teatro “per e con i ragazzi”. Questa lettura spettacolo che viene presentata in occasione della cerimonia di apertura dell’anno centenario “CiPìaceMario” in programma giovedì 17 febbraio «è il mio regalo di compleanno al mio maestro», confida Scaramuzzino alle prese con le prove di un secondo spettacolo che andrà in scena a giugno a Forlì in occasione del festival di teatro per ragazzi “Colpi di scena”.
Abbiamo chiesto a Giorgio Scaramuzzino, attualmente direttore artistico e responsabile organizzativo del settore Teatro Ragazzi, del Teatro nazionale di Genova, di raccontarci il suo lavoro e il suo rapporto con Mario Lodi.

La lettura spettacolo nasce da “Cipì e Bandiera in scena!” (ed Einaudi Ragazzi, 2021 di Mario Lodi e Giorgio Scaramuzzino). Da dove viene l’idea di recitare due racconti che nascono negli anni Sessanta del secolo scorso?
È un esperimento. Qualcuno può osservare che ci sono elementi datati, ma quello che trovi in questi materiali è così pregno di sostanza, storia, attività laboratoriali che per forza sono ancora attuali. Oltretutto nelle storie di Cipì e Bandiera ci sono elementi comuni: l’albero di ciliegio, l’aia e riferimenti alla vita, alla morte e allo scorrere del tempo. Solo apparentemente sono storie datate perché contengono tematiche attualissime soprattutto oggi. Ma la cosa più importante è che mi sono divertito, il teatro deve essere divertimento. Più laborioso invece è il lavoro che stiamo facendo per la messa in scena di Cipì.

Perché?
Perché stiamo lavorando sì sulla storia, ma lo spettacolo sarà soprattutto un omaggio alla scuola di Mario Lodi, a come ha costruito il racconto, al suo rapporto con i bambini che oggi in molti insegnanti non si ritrova.

Quando si riferisce a Mario Lodi lo definisce “il mio maestro”….
Lodi mi ha insegnato tanto, è uno dei miei maestri, ho lavorato sui suoi libri e il fatto di realizzare questi due spettacoli per me è un segno. Per chi come me fa teatro per e con i ragazzi è anche grazie a lui che è mi divenuto sempre più chiaro il fatto che è uno strumento educativo. Lodi nel nostro mondo di teatro ragazzi era ed è un riferimento: è stato uno dei primi a sperimentare la drammatizzazione con i bambini. Mi ricordo ancora l’emozione che ho provato quando l’ho conosciuto… Una volta mi ha guidato in una mostra con i disegni dei suoi bambini mi diceva: “guarda cosa ha fatto questo…”, mi indicava e lo diceva con negli occhi quell’entusiasmo dell’infanzia che da adulti rischiamo di perdere.

Quali sono le difficoltà oggi nel fare teatro per l’infanzia?
La più grande è l’ascolto ma rispetto ai bambini dei racconti di Lodi c’è un secondo gap che è l’immaginazione. Ascolto e immaginazione per noi teatranti sono fondamentali. I ragazzi hanno perso la capacità di ascoltare già venti anni fa. Il teatro può dare la sensazione di un tempo reale, mentre oggi metà del tempo è virtuale. Oltretutto la Dad ha peggiorato tutto…

In che senso?
I bambini con la didattica a distanza hanno sperimentato la possibilità di “spegnere la comunicazione”. In questi due anni ho fatto centinaia di ore di Dad e ho visto i ragazzi che si “spengono”. Spegnevano la comunicazione e l’ascolto, lo decidevano loro. Ma l’altra cosa che ho sperimentato è che non c’è più “il tempo” dell’immaginazione. Ho fatto anche degli esperimenti: andavo dai bambini e utilizzando un nome desueto chiedevo che cosa fosse. Il 70% mi rispondeva immediatamente: “Andiamo a vedere”, nemmeno il tempo di immaginare, tutto deve essere immediato, sulla Lim vedi subito tutto… ecco per me questo è terribile. Occorre far tornare i bambini a immaginare. Se penso a Lodi che faceva le ombre con le copertine trasparenti dei quaderni… anche il tempo per scrivere non c’è più. E quei tempi, quelli dell’immaginare, dello scrivere e dell’ascoltare sono quelli che ti fanno crescere. È l’immaginazione che fa andare avanti il mondo, anche la scienza ed è quello che manca oggi a scuola. Per questo dico che maestri come Lodi o Rodari sono ancora attuali. Mario Lodi diceva sempre devo conoscerti per aiutarti e questo ancora oggi è la base.

È alle prese con due spettacoli che nascono dai racconti di Mario Lodi….
Con la lettura di Cipì e Bandiera spero di donare un momento poetico, ma anche invitare a divertirsi e a provare a mettere in scena queste storie: inventate personaggi, toglietene altri, il teatro è un gioco. Fate vostro questo libro. Il secondo spettacolo è una coproduzione che riunisce due compagnie. Una messa in scena di quello che era il mondo di Mario Lodi, un modo per incuriosire gli spettatori e portarli a leggere il libro di Cipì, In scena ci sono i bambini che non si vedono, c’è Lodi, un adulto che non si è dimenticato del fanciullo che era, c’è un po’ d Peter Pan, di Fellini e di Alice nel Paese delle meraviglie. Spero che i bambini restino affascinati e che gli adulti riconoscano un personaggio positivo che affronta la stagione invernale come un passaggio. Come Bandiera, la foglia del racconto, che ha voluto vedere cosa c’era dopo e alla fine dice: “posso morire perché tornerà la primavera”.

Per conoscere le iniziative dell’anno centenario di Mario Lodi www.centenariomariolodi.it


Nell'immagine in apertura un frame dalla pièce – in scena da sn Vania Pucci di Giallo Mare Minimal Teatro e Giorgio Scaramuzzino – Immagini fornite da Ufficio stampa


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