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Marco Rossi Doria

Nuovo anno scolastico, non dimentichiamo la povertà educativa

di Luca Cereda

L’intervista a Marco Rossi Doria, maestro di strada, già sottosegretario all’Istruzione, oggi presidente di Fondazione Con i Bambini e consulente del Ministero: «Con i fondi del PNRR dobbiamo lavorare, pubblico e non profit insieme, per ridurre la povertà educativa»

Una voragine. Su 9.5 milioni di minori che vivono in Italia, 1.3 milioni vivono in povertà assoluta, mentre 2.3 in povertà relativa. «Questi ragazzi portano sulle spalle il peso della pandemia che non è finita e potrebbe incidere nuovamente anche sulla scuola. Se consideriamo anche gli ultimi dati emersi dalle prove Invalsi ci rendiamo conto che oltre il 25 percento dei minori ha livelli di apprendimento molto bassi. E la maggior parte di questi sono tra coloro che vivono in povertà», spiega Marco Rossi Doria, presidente dell’impresa sociale Con i Bambini, una realtà nata da Fondazione Con il Sud, che da anni realizza progetti nelle scuole e sui territori per contrastare la povertà educativa.

500 milioni assegnati a circa 3 mila scuole, ma…

Rossi Doria, con una lunga storia di insegnamento elementare nelle periferie (Primavalle a Roma e Torre Annunziata), già “maestro di strada” nei Quartieri Spagnoli di Napoli, quindi sottosegretario all’Istruzione nei governi Monti e Letta, è tra gli esperti chiamati dal Ministero dell’Istruzione per fare in modo che i finanziamenti previsti dal PNRR per la scuola si trasformino in una reale opportunità di crescita per il Paese. Ma le indicazioni elaborate dal gruppo, dopo mesi di lavoro «gratuito, è giusto sottolinearlo, fatto per il bene comune», al momento dell’erogazione della prima tranche dei fondi sono state ignorate.

Infatti è stato stanziato, con il decreto 170 del 24 giugno scorso, circa un terzo dei soldi previsti dal PNRR per contrastare la dispersione scolastica: «Si tratta di 500 milioni assegnati a circa 3 mila scuole – ricorda il presidente di Fondazione Con i Bambini -. Ma l’eccessiva semplificazione dei criteri per la definizione degli istituti ha reso gli standard utilizzati per la selezione non sempre rappresentativi delle realtà. Ad esempio, se non considero il tasso di disoccupazione, e non do il giusto peso ai risultati delle prove Invalsi, o non tengo in debito conto i fattori che causano la povertà nei territori – continua Rossi Doria – può succedere che l’automatismo attraverso cui vengono scelte le scuole per l’erogazione delle risorse escluda quelle che ne avrebbero necessità, perché hanno pochi iscritti. Come è successo a Napoli». L’Assessore all’Istruzione della Regione Campania, Lucia Fortini, infatti, ha messo in discussione i criteri utilizzati per la distribuzione dei fondi. Perché arriveranno alle scuole dei quartieri-bene, come Posillipo e il Vomero, mentre altri istituti di quartieri più difficili, Ponticelli e Forcella ad esempio, sono stati esclusi.

Il dramma del disinvestimento educativo

I giovani in Italia, gli under 18 per essere più specifici, sono il 15% della popolazione. Eppure, nel discorso pubblico e soprattutto in quello politico, sono sempre considerati minoranza, come spiega il “primo maestro di strada d’Italia” Marco Rossi Doria, con tanto di nomina, nel 1997, dall’allora ministro Luigi Berlinguer per l’impegno che già all’epoca metteva nella lotta all’evasione scolastica a Napoli: «Da allora, ma per essere più contemporanei, dagli anni della crisi economica, intorno al 2006, la scuola ha iniziato a essere depauperata con tagli lineari di 7.5 miliardi l’anno da cui non ci siamo più ripresi. Così il disinvestimento educativo si è aggiunto a quello sulla povertà, facendo ricadere le conseguenze sulle spalle dei bambini. Quattordici anni fa i minori in povertà assoluta erano un terzo di quelli di oggi». Sulla base dell’articolo 3 della Costituzione, che ricorda come sia «compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese». Non succede per il diritto allo studio, che sulla carta è garantito ma nella pratica è limitato da molteplici fattori. Primo fra tutti il contesto familiare e sociale di nascita.

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