Séamus Boland

Con la società civile per sconfiggere la povertà

di Cristina Barbetta

Dialogo con il neo eletto presidente del gruppo Organizzazioni della Società Civile del Comitato economico e sociale europeo (Cese). Irlandese, rappresenta al Comitato un’organizzazione per lo sviluppo rurale e comunitario. L’eliminazione della povertà e il ruolo delle organizzazioni della società civile nel combatterla sono le priorità della sua presidenza

«Le organizzazioni della società civile hanno un ruolo fondamentale nella lotta alla povertà. Aiutano a dare voce a bisogni locali e a trovare soluzioni locali. Questo è fondamentale per raggiungere il primo Obiettivo di sviluppo sostenibile, che è eliminare la povertà estrema ovunque. La nostra mission è portare all'attenzione della Commissione europea e dei governi europei le enormi difficoltà affrontate dalla gente a causa della grandissima povertà che ha iniziato a manifestarsi a partire dalla guerra in Ucraina e dal periodo successivo al Covid-19». Così Séamus Boland, che lo scorso 14 dicembre è stato rieletto presidente del gruppo Organizzazioni della Società civile del Comitato economico e sociale europeo (Cese) per la seconda parte del mandato, che dura in totale cinque anni. Dopo essere stato presidente del gruppo dal 2020 al 2023, Boland continuerà a presiederlo, da aprile 2023 a settembre 2025. Irlandese, agricoltore, Boland rappresenta al Cese un’organizzazione per lo sviluppo rurale e comunitario, Irish Rural Link.

Il gruppo Organizzazioni della società civile del Cese, chiamato anche Gruppo III, è composto da una vasta gamma di settori. I suoi membri sono 115 e provengono da organizzazioni che rappresentano molti campi, tra cui: l'ambiente, l’agricoltura, la protezione dei diritti umani (di bambini, anziani, famiglie, rifugiati..), difensori dei diritti civili, consumatori, libere professioni e l'economia sociale.

Presidente, su che cosa si è concentrato il lavoro del Gruppo III nella prima parte del suo mandato?

Abbiamo iniziato un percorso per eliminare la povertà. Stiamo coinvolgendo organizzazioni della società civile in tutta Europa per lavorare insieme all’eliminazione della povertà, e abbiamo a che fare con le sue cause contingenti, compresa la sfida del cambiamento climatico, e quella della guerra in Ucraina. Il nostro scopo principale è quello di dare alle organizzazioni della società civile il sostegno di cui hanno bisogno e di fare advocacy per questo.

Quali saranno le priorità della sua presidenza?

L’eliminazione della povertà e il ruolo delle organizzazioni della società civile nella lotta alla povertà rimarranno le principali priorità del mio mandato. Abbiamo iniziato questo percorso per eliminare la povertà due anni fa, con moltissime restrizioni dal momento che eravamo in piena pandemia di Covid-19. La povertà è a un record storico come conseguenza della pandemia, del cambiamento climatico e della crisi geopolitica dovuta alla guerra in Ucraina. Le organizzazioni della società civile hanno un ruolo fondamentale per eliminare la povertà. Aiutano a dare voce a bisogni locali, a definirli e a trovare soluzioni locali. Questo è fondamentale per raggiungere il primo obiettivo di sviluppo sostenibile dell'Onu, che è eliminare la povertà estrema ovunque. La nostra mission è portare all'attenzione della Commissione europea e dei governi europei le enormi difficoltà affrontate dalle persone a causa della grandissima povertà che sta iniziando a materializzarsi a partire dalla guerra in Ucraina e dal periodo successivo al Covid-19.

Ci parla della sua esperienza professionale e di come è diventato membro del Cese?

Ho lavorato in organizzazioni della società civile dall’età di 15 anni. Ho iniziato facendo l'agricoltore, dato che in Irlanda abitavo in una piccola fattoria, e poi ho collaborato con un’organizzazione di giovani agricoltori. Successivamente mi sono laureato in teatro. Questa formazione mi ha aiutato a parlare con i giovani: ho lavorato per venti anni con ragazzi estremamente svantaggiati in Irlanda, e successivamente con giovani che avevano problemi con la legge. Mi è piaciuto molto questo lavoro, a contatto con adolescenti e colleghi che aiutavano i giovani in un momento molto importante della loro vita. Poi ho iniziato a lavorare nell’organizzazione rurale e con organizzazioni nazionali simili, e tutti i loro scopi convergevano in uno solo: l’eliminazione della povertà e la giustizia sociale. Ho collaborato con altre 17 organizzazioni nazionali irlandesi. Poi ho ho avuto l’opportunità di diventare membro del Cese e ho realizzato che eravamo così connessi a una piattaforma europea, quindi questo ha consentito a noi in Irlanda in particolar modo di fare un lavoro continuo con maggiore attenzione. Lavorare al Cese mi ha fatto vedere come si può influenzare la politica europea, cosa che è veramente importante se vogliamo eliminare la povertà.

Quali sono le sfide che il suo gruppo dovrà affrontare?

Penso che il Gruppo III si stia confrontando con la sfida di portare i bisogni della società civile in prima linea. Ovviamente questi bisogni sono il finanziamento e l’assistenza, ma quello che è più importante è il riconoscimento da parte della Commissione europea e dei governi degli Stati membri. Quindi la priorità è dare riconoscimento alle organizzazioni della società civile e assicurarsi di non essere lontani dallo scopo di queste organizzazioni, che è di aiutare persone bisognose e che vivono situazioni molto difficili.

Qual è la risposta dell’Europa alle sfide della società civile?

La Presidente della Commissione von der Leyen ha detto: «Nessuno viene lasciato indietro». Noi accogliamo favorevolmente quest’affermazione e vogliamo che significhi davvero quello che dice. Purtroppo alcune persone sono lasciate indietro: i bambini che vivono in condizioni difficili sono abbandonati. Abbiamo anche molti problemi con persone anziane che sono lasciate indietro. Dobbiamo avere un’Europa che rispetti i suoi diritti fondamentali. Quella vigilanza per assicurare che i diritti fondamentali siano protetti è parte della missione del nostro gruppo.

A maggio 2022 avete deciso di cambiare il nome del vostro gruppo, da Gruppo Diversità Europa a Gruppo delle Organizzazioni della Società civile. Perchè?

Il nostro gruppo è composto da 115 membri, ognuno dei quali è attivamente connesso a organizzazioni della società civile, che lavorano, nella maggioranza dei casi, con persone molto svantaggiate. Volevamo creare un nome che ci definisse e che chiarisse quello che facciamo. Il cambiamento del nome è stato particolarmente tempestivo: infatti il report finale della Conferenza sul futuro dell’Europa propone di potenziare il ruolo istituzionale del Cese e di dare a esso i mezzi per poter essere facilitatore e garante della democrazia partecipativa.

Quale è il messaggio che vuole trasmettere?

Contatteremo ogni singola organizzazione della società civile che lavora per la giustizia sociale e per eliminare la povertà, e chiederemo loro di contattarci perché siamo 115 membri che hanno tutti lavorato sul campo e che continuano in molti casi a farlo. Queste organizzazioni hanno molto da offrire in termini di consigli, quindi chiederemo loro di comunicare con noi.

Foto di apertura: Séamus Boland, presidente del gruppo Organizzazioni della società civile del Cese. ©Ue


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