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Lecce

Il sogno di Mirko e degli studenti che hanno detto “Mabasta” al bullismo

di Emiliano Moccia

Mirko Cazzato, “Studente dell’anno 2021” per la YEA-Your Edu Action e tra i dieci finalisti del “Global Student Prize”, ha fondato nel 2016, insieme ai suoi compagni di classe, la startup sociale "Mabasta, Movimento AntiBullismo Animato da Studenti Adolescenti", con l'obiettivo di raggiungere il maggior numero di ragazzi dai 9 ai 16 anni per sollecitarli a diventare protagonisti attivi nel prevenire, affrontare e contrastare atti di bullismo, cyberbullismo, bodyshaming e sexting

«Non sono mai stato vittima di bullismo e non sono stato neanche un bullo, ma sono sempre stato uno spettatore attento. Sin da quando ero piccolo provavo molto fastidio nel vedere situazioni di soprusi e prepotenze nei confronti dei più deboli. Cercavo di intervenire per risolverle. Questa voglia di provare a cambiare in meglio le cose ci circondano mi è rimasta addosso, e cerco di portarla avanti anche in questo progetto che mi inorgoglisce non solo personalmente, ma anche perché l’urlo che abbiamo lanciato tanti anni fa continua ancora a fare rumore». L’urlo di cui parla Mirko Cazzato è un misto di rabbia e di dolore. È un urlo che parte da lontano, da quando Mirko aveva solo 14 anni e a quei tempi non immaginava affatto che il percorso che aveva appena intrapreso con i suoi compagni di classe, lo avrebbe portato a diventare “Studente dell’anno 2021” per la YEA-Your Edu Action e ad essere inserito tra i dieci finalisti del “Global Student Prize”.

L’unica cosa certa è che il 7 febbraio 2016 Mirko e gli altri studenti della 1° A dell’istituto Galilei-Costa-Scarambone di Lecce avevano ben chiaro quello che volevano fare: «Urlare a tutti, urlare al mondo intero, la rabbia che avevamo dentro dopo aver letto sul giornale la notizia che raccontava di una dodicenne di Pordenone che aveva tentato il suicidio perché vittima di bullismo. Si salvò solo per una fortuita coincidenza, ma per noi era incomprensibile che degli adolescenti facessero del male a dei loro coetanei, tanto da spingerli a togliersi la vita». Quella rabbia, quel desiderio di agire, anche grazie all’aiuto del professore di informatica Daniele Manni, venne subito incanalato verso la nascita di “Mabasta, Movimento AntiBullismo Animato da STudenti Adolescenti”. «Su consiglio dei nostri insegnanti – spiega Cazzato – decidemmo di non lasciare la nostra ideologia solo tra le mura della nostra classe, ma di spingerci oltre, di arrivare fin dove potevamo, urlando a tutti Mabasta al bullismo, alle forme di violenza che dei ragazzi infliggevano ad altri ragazzi provocando così tanto dolore».

Di strada, in questi anni, i ragazzi di “Mabasta” ne hanno fatta veramente tanta. Ed anche se Mirko ed i suoi compagni di scuola si sono diplomati nel 2020, il testimone della startup sociale è passato ad un altro gruppo di 25 giovani studenti dello stesso istituto. «Da quando abbiamo iniziato a girare nelle scuole per sensibilizzare, prevenire e contrastare il fenomeno del bullismo abbiamo incontrato circa 250 classi sparse in tutta Italia, che vanno dalla quarta elementare al secondo superiore», prosegue Cazzato. «Quello che diciamo a tutti gli alunni e le alunne che incontriamo è che ciascuno di noi ha due superpoteri: parlare e scrivere. Se usiamo bene questi due superpoteri, allora, possiamo segnalare e denunciare eventuali casi di bullismo e cyberbullismo di cui siamo a conoscenza. Chi è spettatore di un caso di bullismo non può restare indifferente, non può restare in silenzio, ma deve parlare, raccontare, diventare la voce della vittima che il più delle volte si vergogna di raccontare la propria condizione, in modo che gli adulti, i professori, possano poi prendere i provvedimenti adeguati per sostenere la vittima e per aiutare lo stesso bullo». Perché per il co-fondatore e team leader di “Mabasta”, vittima e bullo hanno entrambi bisogno di attenzione. «L’esperienza che ho maturato in questi anni ci dice che nei casi di bullismo il tempismo è fondamentale: se si riesce ad intervenire entro le prime due settimane dalle manifestazioni di bullismo, è più facile salvare la vittima sia dal punto di vista fisico sia da quello psicologico. Allo stesso modo – evidenzia Cazzato – è importante aiutare il bullo, perché chi si comporta in questo modo lo fa perché nella maggior parte dei casi manifesta un proprio disagio, un malessere interiore, magari causato da problemi familiari, sociali, economici o dalla separazione dei propri genitori».

In questi anni fatti di chiacchierate, incontri, condivisioni con tanti studenti – «in particolare con quelli delle scuole medie, perché è l’età del cambiamento, quella in cui da bambini si diventa adolescenti e iniziano a presentarsi i primi problemi» – Mirko ha conosciuto da vicino i casi di bullismo e cyberbullismo, tanto da poter ormai effettuare una netta differenza tra i due generi. «Per quanto riguarda la scuola, i casi di bullismo si manifestano in classe nei momenti di assenza dei professori, nei corridoi, nei bagni o fuori della scuola. In questo caso, parliamo di una forma di bullismo che può essere fisica e psicologica, che può fare davvero tanto male in chi la subisce, lasciando dei segni profondi. Il cyberbullismo, invece, è una forma di violenza che ti colpisce anche quando sei a casa, quando pensi di stare tra le mura amiche, perché avviene soprattutto sui canali social e senti di essere odiato da tante persone, anche da chi non ti conosce direttamente».

Per questo, per il movimento “Mabasta” diventa essenziale raggiungere il maggior numero di ragazzi dai 9 ai 16 anni per sollecitarli a diventare protagonisti attivi nel prevenire, affrontare e contrastare atti di bullismo, cyberbullismo, bodyshaming e sexting attraverso l’applicazione di sei semplici azioni. «Di recente, abbiamo lanciato una campagna di crowdfunding per estendere il Modello Mabasta in 300 classi in tutta Italia». Quello stesso modello di innovazione sociale nato tra le pareti dell’istituto Galilei-Costa-Scarambone di Lecce che si è fatto conoscere un po’ ovunque. BulliBox in acciaio, pieghevoli informativi, questionari, poster applicativi, locandine di classe debullizzata ed altro ancora. Come la «scelta in ogni classe, da parte degli studenti, di un “MabaProf” ossia un docente referente per il bullismo; oppure l’elezione, da parte degli alunni della classe, delle figure del Bulliziotto e della Bulliziotta di classe, normali studenti che hanno il compito di tenere occhi e orecchie ben aperte per scoprire eventuali focolai». L’obiettivo, ovviamente, è quello di diventare una “Classe Debullizzata”, un luogo privo di ogni forma di sopruso e pronto, se ce ne fosse la necessità, a disinnescare una possibile minaccia.

Il cammino che Mirko ha compiuto in questi anni, insieme ai suoi compagni e con il supporto dei professori, non è passato inosservato. Il Modello Mabasta ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti per la sua validità, mentre il giovane pugliese lo scorso mese di ottobre è risultato tra i dieci finalisti per il “Global Student Prize 2021” di Chegg.org, il premio che vuole valorizzare l’impegno di studenti che hanno avuto un impatto reale sulla scuola, sulla vita dei compagni e, più in generale, sulla società. A fine dicembre, invece, Mirko è stato selezionato da YEA-Your Edu Action quale “Studente dell’anno 2021” per il suo «grande impegno sociale e impatto positivo nella lotta al bullismo con il progetto anti-bullismo Mabasta». La rabbia dei giovani alunni che era alla base del progetto si è trasformata in risorsa per tanti, in opportunità per studenti, professori, famiglie. Oggi Mirko continua a guidate il movimento ed a formarsi. Segue un percorso di formazione in micro-imprenditoria giovanile. Ma il suo più grande orgoglio è quello di essere «riuscito a creare una rete formata quasi principalmente da giovani per fare del bene, che dà speranza e sostegno alle vittime di bullismo e che allo stesso tempo – conclude – prova ad aiutare anche i bulli per non lasciare indietro nessuno».


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