Rigenerazione urbana

Tor Bella Monaca rinasce con la socialità. Al 14° piano

di Barbara Polidori

Nel quartiere periferico di Roma, il progetto Living Tower, vincitore di un bando del ministero della Cultura, ripensa gli spazi comuni delle famose torri insieme agli inquilini, facendone luogo di incontro e di convivialità. A partire dalla terrazza del "mini grattacielo". Un residente: "In 17 anni, non l'avevo mai vista". Merito di due associazioni e di un istituto di ricerca sociale

Da cattedrali nel deserto a spazi vivibili per la collettività.

Le torri di Tor Bella Monaca per anni sono state simbolo di una socialità ai margini, all’ombra dei tanti fatti di cronaca con cui gli abitanti hanno imparato a convivere. Quattordici piani, 72 famiglie e tante storie che trovano finalmente spazio di espressione grazie a Living Tower, progetto di rigenerazione verticale tra i vincitori del Premio “Creative Living Lab” del ministero della Cultura – Mic.

Il bando, dall’importo complessivo di € 275.285,71, prevede opere multidisciplinari e di innovazione sociale che aiuteranno i residenti delle torri a immaginare gli spazi comuni in modo creativo, dall’androne del pian terreno fino alla terrazza, che da luogo dimenticato diventerà punto d’incontro, ospitando feste, incontri, dibattiti, esposizioni artistiche e qualsiasi attività che incontri il favore degli abitanti del palazzo.

“Vivo al 14° piano delle torri da 17 anni e, da allora, non so nemmeno com’è fatta la terrazza”, ha raccontato Giuseppe, residente, durante l’evento di presentazione, tenutosi sabato 14 maggio a Tor Bella Monaca.

Riattivare le persone, per rigenerare le torri

A guidare il progetto Living Tower saranno tre realtà: l’associazione Tor Più Bella, che dal 2016 riunisce gli abitanti delle case popolari del quartiere, per l’interazione sul territorio; l’Istituto di ricerche educative e formative – Iref per la ricerca sociologica e la creazione di una narrazione condivisa; infine "Interazioni urbane", associazione di promozione sociale che si avvale di un team di giovani architette specializzate in opere di recupero e riattivazione dello spazio pubblico.

A partire da giugno, il team multidisciplinare si riunirà una volta a settimana, per un mese, nel pianterreno delle Torri per immaginare insieme ai suoi abitanti una nuova “veste” delle case popolari. A raccogliere le loro istanze la task-force progettuale di Interazioni urbane, tra architette, urbaniste, fotografe e documentariste che per settimane si confronteranno con gli inquilini.

“Ci concentreremo negli spazi comuni, come l'ingresso, le scale, i pianerottoli e l'ascensore, per salire fino alla terrazza del 14° piano, mai utilizzata, e trasformarla entro luglio in una ‘piazza’” – spiega Elisa Maceratini, architetta e co-fondatrice di Interazioni urbane. La terrazza rappresenta il punto di arrivo del progetto che, partendo dal basso, prevendo entro l’estate la valorizzazione della terrazza, fino a oggi inaccessibile – “Lì costruiremo, sviluppando le idee degli inquilini, un nuovo spazio in cui incontrarsi, coltivare piante aromatiche, prendere il sole, bere un caffè, vedere la proiezione di un film e guardare la città da una nuova prospettiva”.

“Le Torri si avvalgono di spazi comuni la cui natura varia di piano in piano. C'è però spesso una cura costante dello spazio fuori dalla porta di casa, basata su forme spontanee di auto organizzazione. Il pianerottolo diventa perciò un'estensione di casa, il biglietto da visita per gli ospiti e i passanti”, racconta Tiziana Ronzio, presidentessa di TorPiùBella. Ed è in quei pianerottoli che, spesso, si verificano anche scene di disagio sociale e microcriminalità che impediscono ai residenti una piena vivibilità delle loro case, di conoscersi e relazionarsi serenamente.

“È un’occasione per costruire qualcosa di bello e per creare un rapporto tra le persone”, interviene una partecipante all’evento di presentazione, tenutosi nella sede dell’associazione TorPiùBella, in viale Santa Rita da Cascia 50. Scopo del progetto, infatti, non è solo quello di riqualificare l’edificio da un punto di vista architettonico, ma di favorire un senso di immedesimazione e di co-partecipazione tra gli abitanti stessi, per ricreare gli spazi a loro immagine e somiglianza e permetterne la vivibilità.

“La sostenibilità di un intervento di rigenerazione, di un parco abbandonato in periferia, come di un mercato rionale o di un cortile di una scuola, non si costruisce solo con l'intervento sullo spazio o sul costruito” – aggiunge Maceratini, a capo di un’associazione che ha realizzato opere di rigenerazione urbana a Roma, Riga, Parigi, al Cairo e in India – “Perché la rigenerazione possa mettersi in atto e durare nel tempo, deve generare senso di appropriazione e quindi stimolo alla cura dei luoghi e dei beni comuni riqualificati. Deve portare gli abitanti a essere promotori e attori del processo, a sentirsi parte della rigenerazione. Riattivare i luoghi per riattivare le persone, è di questo che ci occupiamo”.

Gli abitanti delle torri, da spettatori a protagonisti

Il punto di forza di Living Tower è soprattutto ribaltare l’immaginario collettivo di cui gli abitanti delle torri sono testimoni da decenni, spesso senza possibilità di dire la propria, come spettatori muti. Ecco perché Iref e TorPiùBella, sotto il patrocinio del ministero della Cultura, li hanno coinvolti in prima persona.

“Abbiamo intervistato la maggior parte degli inquilini del palazzo” – racconta Ronzio – “In tutti abbiamo riscontrato una grande attesa e desiderio di cosa potrà diventare la terrazza. Parliamo di un luogo finora inaccessibile, che offre però una vista meravigliosa sul quartiere e sulla città”.

L’associazione e l’istituto di ricerca hanno condotto un’indagine sul campo raccogliendo le testimonianze di 40 persone delle torri, ricostruendone tutta la storia dal 15 giugno 1987, quando furono assegnati gli alloggi popolari, fino a oggi. Un lungo lavoro di indagine che presto diverrà una serie di podcast, permettendo di ricostruire simbolicamente l’immaginario collettivo del quartiere. “Dentro le torri ci sono storie molto difficili, convivono persone che fin dall’assegnazione, a forza di assistere a fenomeni di disagio sociale e criminalità generalizzata hanno rimosso i loro ricordi positivi” – spiega Gianfranco Zucca, sociologo dell’Iref – “Per questo motivo ho scelto di non utilizzare il classico approccio da ricercatore: abbiamo intervistato 40 abitanti e la parte più difficile è stata innanzitutto spiegar loro perché fossero importanti e avessero qualcosa da raccontare. Il fine del progetto però è trasformare un posto dove le persone non vogliono e non possono più ricordare quello che hanno vissuto, in uno che possa ospitare una storia condivisa a mo’ di community building. Vogliamo ricostruire una storia che a distanza di tempo diventi memoria condivisa per i residenti di Tor Bella Monaca, per non ripeterne il passato”.

Ascolta anche il nostro podcast sull'Associazione Tor più bella


La rivista dell’innovazione sociale.

Abbònati a VITA per leggere il magazine e accedere a contenuti
e funzionalità esclusive