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Economia & Impresa sociale 

La carica delle tremila società benefit

Aumenta di mese in mese il numero di aziende che scelgono di inserire nello statuto la doppia finalità: profitto e beneficio comune. Una su tre è in Lombardia. Ma è grazie alla Camera di commercio di Taranto che vengono monitorate attraverso un cruscotto digitale

di Nicola Varcasia

In Italia ci sono 2.911 società benefit. Il loro numero è in aumento. Alla fine del 2022 erano 2.626. Considerato che le circa trecento unità sono state create nel primo trimestre di quest’anno, significa che ogni mese nascono o diventano benefit circa cento nuove società. Queste imprese danno lavoro complessivamente a più di 155mila addetti, generando circa venti miliardi di euro di valore della produzione. È un fenomeno crescente, che promette di aprire un capitolo nuovo sull’impegno sociale delle imprese.

Ma che cosa sono esattamente le società benefit? Anzitutto, non vanno confuse con le B-corp, che sono quelle aziende certificate secondo lo standard internazionale creato da B-lab per valutare le performance sociali e ambientali. Ci sono chiaramente punti di contatto tra questi due mondi, ma l’Italia – e qui entriamo nel mondo benefit – è stato il primo Paese, nel 2016, ad introdurre nel proprio ordinamento questa nuova qualifica. Contraddistingue quelle aziende che scelgono liberamente di inserire nel proprio statuto uno scopo duale: alla tradizionale finalità di distribuire gli utili, ne aggiungono volontariamente una o più di beneficio comune, quale l’impegno ad operare in modo responsabile, sostenibile e trasparente con la comunità e gli altri stakeholder. Le società benefit si impegnano inoltre a rendicontare il proprio impatto sociale e a nominare un responsabile della rendicontazione. È importante precisare che la legge non ha creato una nuova tipologia di società (che si affianchi, ad esempio, alle Srl o alle Spa) ma ha più semplicemente introdotto una qualifica che aggiunge queste caratteristiche ai modelli societari già esistenti.

Tornando ai numeri, la regione con il maggior numero di società benefit è la Lombardia: circa una su tre risiede nel territorio lombardo. Tuttavia, ad oggi, non c’è alcuna regione italiana che non abbia una società benefit al suo interno. Ci sono regioni che crescono in modo consistente, come la Puglia, che ne ha oltre cento e la Campania, che ha raddoppiato il numero di società benefit nel 2022, sfiorando le novanta unità.

Ma che tipo di aziende sono quelle che scelgono il percorso benefit? «Al momento si evidenzia una maggiore attenzione a diventare benefit da parte delle imprese che operano nei servizi, nelle attività scientifiche e professionali rispetto alle imprese che operano nel manifatturiero». A spiegarlo è Francesca Sanesi, responsabile Area economico promozionale della Camera di commercio di Taranto. È stato proprio l’ente pugliese a concentrarsi su questo fenomeno all’interno del sistema camerale italiano, promuovendo, tra l’altro, l'utilizzo del codice di riconoscimento delle società “benefit” nel Registro delle imprese. Un semplice numero che, però, ha aperto la strada ad analisi più approfondite su questa specifica categoria che, altrimenti, si sarebbe persa nel mare dei circa sei milioni di aziende presenti nello stesso Registro.

Non a caso, la stessa Camera tarantina ha perfezionato con Infocamere una vera e propria dashboard, cioè una console digitale di elaborazione dati per consentire di analizzare in modo approfondito la composizione di queste aziende, i settori di appartenenza e altri parametri. Parametri, come a breve l’incidenza del lavoro femminile, che possono interessare sia le regioni – alcune delle quali, la Puglia in primis, hanno inserito dei punti di vantaggio per le società benefit nelle gare per alcuni finanziamenti legati al Pnrr – così come università e centri studi.

Ma come mai questo esperimento di data intelligence sul registro pubblico delle imprese è partito proprio da Taranto? «Riteniamo molto significativo che questo strumento di elaborazione dati sia nato nel nostro territorio», spiega Claudia Sanesi, segretario generale della Camera di commercio di Taranto: «Come è noto, la nostra terra ha pagato duramente le conseguenze del conflitto tra imprese e lavoro, salute e territorio, sviluppo e ambiente. Abbiamo perciò riconosciuto fin da subito l’originalità del modello benefit, intravedendo in esso una possibile soluzione a questo dilemma. Per come sono nate, le società benefit hanno il potenziale di proporsi come uno dei migliori modelli per le imprese profit di affrontare la sfida della sostenibilità. Per questo continueremo a studiarle e a mettere a disposizione i dati, collaborando con tutti gli altri enti del nostro sistema».

Foto in apertura di Nick Fewings su Unsplash


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