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Solidarietà & Volontariato

La casa del futuro fa i conti con il sole

La scelta dei materiali giusti, l’orientamento,l’areazione naturale.

di Riccardo Bagnato

Materiali naturali, luce naturale, calore immagazzinato naturalmente e rilasciato nel tempo, e soprattutto climatizzazioni a prova di blackout. La casa in cui state per entrare, infatti, non consuma energia ma, sorpresa, la produce. E tutto questo grazie a una progettazione architettonica sostenibile e consapevole, che riduce i costi di manutenzione fino al 60%. Ma in cosa consiste la progettazione bioarchitettonica? E quali prospettive ha questo nuovo paradigma architettonico? Per cercare alcune risposte abbiamo incontrato Georg Wolfgang Reinberg (www.reinberg.net), fra i maggiori esperti di architettura solare, e per qualche giorno in Italia nel quadro dell?iniziativa Vetrina per uno sviluppo sostenibile (www. ella-international.net), promossa dalle università e gli enti locali di Modena, Lüneberg (Germania), Graz (Austria) e Lagenthal (Svizzera). Vita: Architetto Reinberg, ci aiuta a capire cosa si intende per bioarchitettura? Georg W. Reinberg: Il termine classico, più antico, è quello di architettura biologica, dove al centro c?è il benessere, la salute delle persone che vivono nell?edificio. Filosoficamente speculare a questo tipo di approccio c?è l?architettura ecologica. Per l?architettura ecologica non è solo una questione di stare bene all?interno di un edificio, bensì di essere in sintonia con l?ambiente circostante. Fra queste due concezioni vi sono una serie di approcci diversi di edilizia consapevole, che tende cioè a ridurre i danni ambientali. Vita: E l?architettura solare, quella per cui lei è famoso? Reinberg: L?architettura solare, che è per altro un termine recente e recentemente riscoperta dall?architettura ufficiale, si colloca all?interno della architettura ecologica. Per me non è soltanto un?architettura attenta all?utilizzo dell?energia solare, ma è qualcosa di più: un?attenzione alle energie rinnovabili in generale, una progettazione che può reggere sulla lunga distanza garantendo una prospettiva di futuro: un?architettura sostenibile. Vita: Può farci un esempio? Reinberg: I due concetti di architettura biologica ed ecologica possono talvolta entrare in contraddizione. Una casettina monofamiliare in campagna, costruita secondo i principii dell?architettura biologica, che quindi mettono al centro il benessere delle persone che la abitano, può non essere ecologica. Sarebbe infatti preferibile una maggiore concentrazione abitativa dal punto di vista ecologico; si può così ridurre l?utilizzo della macchina, ricorrendo all?utilizzo dei mezzi pubblici, e quindi l?impatto dei mezzi di trasporti. L?architettura solare, parallelamente, tenta di tenere in considerazioni i due aspetti, quello biologico e quello ecologico. Vita: Quali sono stati finora i suoi committenti classici? Reinberg: All?inizio della mia carriera avevo molti committenti privati, che volevano semplicemente vivere in modo più sano. Tuttavia il settore dell?abitazione privata è quello in cui possiamo essere meno efficienti, rispetto invece alla costruzione di uffici per aziende o ad esempio per le istituzioni. Dove si può risparmiare già nel processo di costruzione, rinunciando ad esempio alla climatizzazione forzata e utilizzando impianti di aerazione naturale, o sfruttando ad esempio l?energia solare, i raggi del sole per capirci, con cui immagazzinare calore. E questo grazie a una progettazione attenta alla dislocazione dell?edificio in rapporto all?angolazione dei raggi solari a seconda delle stagioni, insieme a una accurata scelta dei materiali più o meno capaci di assorbire e rilasciare calore. L?ammortizzamento dei costi risulta così già calcolabile nel momento della progettazione. E per questo motivo, nel corso del tempo, sono sempre più i committenti nel settore industriale o nel pubblico. Vita: E i costi? Dal punto di vista del committente costa di più un edificio biocompatibile o un edificio ?standard?? Reinberg: Possiamo sicuramente affermare che la costruzione ecologica può ridurre i costi a fine utilizzo dell?edificio (si calcola che un edificio può essere utilizzato per circa 60 anni, ndr) del 40-60%. E questo è il grande vantaggio dell?architettura ecologica su quella classica, la quale, sulla lunga durata ha dei costi che non possiamo più sostenere. Vita: E solo di progettazione? Reinberg: è difficile dirlo. Dipende da cosa si vuole ottenere. Esistono architetti che costano poco, e architetti che hanno parcelle molto care. Oggi ci sono molti committenti fra le istituzioni e le aziende, perché grazie all?architettura ecologica questi possono risparmiare sulla lunga distanza e pianificare così anche i costi di mantenimento dell?edificio. Le faccio un esempio: se lei ha freddo e ha del legno, può decidere di bruciarlo per alcune notti, oppure costruire una casa con cui proteggersi dal freddo per tutta una vita. Vita: Per la bioarchitettura, così come per il settore alimentare biologico, esistono certificazioni, associazioni che certificano il prodotto finale. In quanto progettista come giudica queste certificazioni? Reinberg: Per me sono un grande aiuto. Ci sono in Austria modelli di sviluppo di altissimo livello cui attenersi per ottenere la certificazione. Le parlo ad esempio di un sistema chiamato ?TQ – Total Quality? (www.argetq.at), che considera tutti gli aspetti di produzione, i materiali, l?utilizzo e soprattutto il riutilizzo dell?edificio, nonché la sicurezza. Vita: è difficile però pensare che tutto ciò risulti meno costoso da un punto di vista del committente? Reinberg: Certo, è più costoso a volte, ma quello che a tutti dovrebbe interessare è come i costi di chi vi abita saranno più bassi. Mi spiego meglio: chi ha i soldi per chiedere a un architetto di progettare un edificio non percepisce questa differenza, e quando lo fa il mio compito è quello di sottolineare viceversa gli enormi risparmi che avrà in termini di manutenzione. Il punto vero è che chi invece ci abita, e che spesso non ha i soldi per pagare un architetto, spenderà meno. Posso dimostrarlo coi numeri alla mano: parlo di un risparmio del 15% ogni anno sui costi di manutenzione dell?edificio. Vita: Bioarchitettura: moda temporanea o prospettiva concreta per il futuro? Reinberg: Credo che l?architettura ecologica sia l?architettura del futuro. Siamo per altro ospiti, spesso e volentieri, di pubblicazioni classiche di architettura, non solo e non tanto su quelle di settore. Vita: E in Italia? Reinberg: L?Italia è molto interessata da un punto di vista teorico: si parla tanto, ma si costruisce poco. Mi piacerebbe progettare qualcosa in Italia. Un edificio, infatti, dice molto di più di mille parole. Chi è Austriaco, 53 anni, Reinberg ha studiato architettura a Vienna e negli Stati Uniti; oggi insegna alla Techinische Universität di Graz e all?Università del Danubio, oltre a tenere regolarmente lezioni negli Stati Uniti e in Messico. Al suo attivo può vantare decine di progetti realizzati fra cui il Pensionato e la Casa di cura a St. Pölten (2000, Austria); l?edificio per la Caritas, sempre a St. Pölten (2000-2001); l?insediamento turistico ?Inselwelt Jois?, 98 alloggi e ristorante sul Lago di Neusiedler (2001, Austria); la caserma dei Vigili del fuoco e Centro Servizi Comunale a Tattendorf (2002, Austria); o il complesso residenziale ?Aspern an der Sonne?, 90 alloggi a Vienna (2000, Austria). Tutti edifici rigorosamente certificati biocompatibili.


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