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Salute&Innovazione

La salute conta più di energia e lavoro

La salute è una priorità per gli italiani che la indicano al governo come area di intervento e di investimenti prima ancora di settori come lavoro ed energia. La prevenzione è motore di salute e sostenibilità. Lo mostra l'indagine Ipsos presentata a Roma alla sesta edizione di “Inventing for Life Health Summit” dedicato alle scienze della vita e alle politiche della salute

di Nicla Panciera

La salute è una priorità per gli italiani: il 69% dei cittadini mette gli investimenti in salute al primo posto, davanti a lavoro e costi per l’energia; un dato in crescita rispetto agli ultimi due anni, anche in conseguenza del Covid e del costante aumento della prospettiva di vita. Pronto Soccorso, assistenza ospedaliera e prevenzione sono le tre aree prioritarie su cui intervenire con maggiore urgenza. Lo mostra il sondaggio d’opinione “Priorità e aspettative degli italiani per un nuovo Ssn” presentato oggi a Roma in occasione della sesta edizione di “Inventing for Life Health Summit” organizzato da Msd Italia e dedicato al tema “Investing for Life: la Salute conta!” sui temi dell’innovazione e della ricerca, del rapporto pubblico-privato, delle criticità più urgenti e delle trasformazioni del sistema sanitario del paese.

La previsione demografica legata all’invecchiamento della popolazione e le emergenze sociali ed epidemiologiche sono state tra le principali preoccupazioni emerse durante i lavori della giornata, oltre alla poca integrazione tra servizi sanitari e servizi sociali, alle differenze regionali e alla necessità di maggiori efficienza e finanziamenti per la sanità.

Difendere il sistema universalistico

Il sondaggio Ipsos monitora il rapporto e la percezione della sanità da parte della popolazione italiana che promuove il sistema sanitario nazionale, valutato positivamente da sei italiani su 10, ma per nove italiani su 10 deve essere finanziato di più; il 38% ritiene che la spesa pubblica per la sanità sia inferiore a quella degli altri paesi e, in effetti, investiamo in salute rispetto al Pil la metà di quanto fa la Germania. «Paesi come gli Usa investono in salute il 20% del Pil, con esiti di salute inferiore. Il nostro sistema universalistico è più efficiente» ha commentato Amerigo Cicchetti, direttore generale della programmazione sanitaria del Ministero della salute.

Con la cronicità, aumenta la richiesta

Dal 2019 a oggi, la spesa sanitaria è passata dal 114 a 134 miliardi di euro. Non basta. Un invito a non limitarsi alle cifre assolute ma guardare alla realtà dei bisogni è venuto dal presidente dell’associazione italiana di oncologia medica Aiom, Francesco Perrone: «Assistiamo a un aumento dell’incidenza ma anche della prevalenza, proprio per l’invecchiamento della popolazione e le accresciute capacità delle cure che portano alla cronicizzazione. Ne consegue un maggior numero di pazienti che, quindi, porta a un aumento della domanda di risorse e professionisti». Quanto all’oncologia, «è vero che siamo la più alta voce di spesa, ma qui prevalgono già da tempo principi come la appropriatezza e l’organizzazione multidisciplinare. Oggi i più rilevanti problemi del sistema sono rappresentati delle diseguaglianze inique di vario tipo: tempi di attesa, accesso alle cure, accesso agli screening. Infine, serve una miglior comunicazione tra società scientifiche e istituzioni e penso alla nuova Aifa con un po’ di ansia».

Salute e sanità siano priorità governative

Per un rispondente su tre dovrebbe aumentare il ruolo dello stato, il 42% invoca un maggior ruolo delle Regioni. «Nelle attese dell’opinione pubblica italiana, salute e sanità restano la prima priorità per il Governo» ha osservato Nando Pagnoncelli, presidente di Ipsos. «Le razionalizzazioni che investono la sanità pubblica, amplificate dalle notizie di cronaca sulla pressione cui sono sottoposti gli operatori sanitari, rinforzano l’urgenza di azione attesa sui servizi e l’assistenza ospedaliera, soprattutto di primo soccorso».

La prevenzione alla ribalta

«La prevenzione può essere la vera attrice del cambiamento e un motore rispetto alla sostenibilità del sistema sanitario. Invertire il paradigma è estremamente importante: il 60% delle malattie croniche e cronico-degenerative e il 40% delle oncologiche possono essere prevenute dallo stile di vita» ha detto Francesco Vaia, direttore generale della prevenzione sanitaria del Ministero, che invita ad adottare immediatamente una visione life course, prestando attenzione alle proprie scelte in un’ottica di salute futura. Come? «Come singoli, adottando un calendario della salute, che includa le tappe vaccinali, gli screening e gli stili di vita; e come sistema paese essendo un po’ più prossimo ai cittadini. La comunicazione è fondamentale. Le persone vogliono capire»

Il ruolo di pazienti e associazioni

Più di otto italiani su 10 sono convinti del fatto che i pazienti debbano essere attivamente coinvolti nei processi decisionali di cura e solo la metà dei rispondenti sostiene che venga data la giusta attenzione ai loro bisogni specifici nel percorso diagnostico-assistenziale. «Il 67% degli italiani ritiene che le associazioni di pazienti siano generalmente presenti a favore dei pazienti, ma alcuni elementi critici emergono: il 53% di loro ritiene che potrebbero fare di più, solo il 14% crede siano presenti e il 32% siano completamente assenti e lascino il paziente a loro stessi. Le aspettative stanno evidentemente cambiando», ha osservato Nando Pagnoncelli. A commentare il dato è anche Annalisa Scopinaro, presidentessa di Uniamo: «Spesso ci si aspetta che le associazioni forniscano i servizi che lo stato non da. Invece, fornire servizi non è tecnicamente un nostro obiettivo, ma lavoriamo a un più ampio livello per la difesa degli interessi dei pazienti e il loro coinvolgimento in ogni tavolo in ogni fase, dalla quella di definizione delle esigenze fino alla valutazione delle prestazioni». Secondo il sondaggio, le associazioni svolgono comunque un ruolo informativo discreto, in un contesto in cui il 65% degli italiani interpellati dichiara di essersi imbattuto in fake news. La principale fonte di informazione sui temi che riguardano la salute è il medico di famiglia (28%), seguito da TV (26%) e Internet (17%). Il medico di famiglia ancora una volta rappresenta la fonte più attendibile (50%), seguono le associazioni di pazienti che stanno acquisendo sempre maggiore rilevanza (da 24% a 28%) e Internet che, negli anni, perde progressivamente di autorità (-8 punti percentuali vs 2021).

La relazione di cura

Diminuisce la quota di italiani che ritiene utili la trasformazione digitale e l’intelligenza artificiale nel campo sanitario (da 79% a 68%). Se da una parte ritengono che esse siano utili per attività quali l’automatizzazione dei compiti, l’analisi dei dati a supporto della prevenzione e le diagnosi più accurate, dall’altra non le considerano tali a causa del timore per una eventuale assenza di contatto umano: «Una menzione particolare meritano le opinioni che abbiamo raccolto sulla digitalizzazione della sanità, elemento centrale della Missione 6 del Pnrr: la rapidità dell’evoluzione degli strumenti digitali, pensiamo all’AI generativa, sta generando sentimenti conflittuali nell’opinione pubblica, con ansie e aspettative» ha commentato Pagnoncelli. «Il timore della perdita dell’indispensabile contatto umano, si compensa con l’attesa di efficientamento nei processi e di progressi nella precisione e rapidità delle diagnosi. Resta elevato e stabile il riconoscimento di ruolo all’industria farmaceutica e robusta è anche la convinzione che essa sia fattore di potenziale stimolo alla crescita economica del Paese».

Investire in salute

«Viviamo in un contesto difficile. Il recente Patto di Stabilità prevede un aumento degli investimenti pubblici in settori quali la transizione climatica e digitale, la sicurezza energetica e la difesa, alcune delle maggiori criticità che dobbiamo affrontare in un contesto globale sempre più problematico» ha detto Nicoletta Luppi presidente e amministratrice delegata di Msd Italia. «Eppure, per tutti noi che quotidianamente ci impegniamo con passione e dedizione a questo settore, e la pandemia avrebbe dovuto insegnarlo a tutti, i rischi ci sembrano evidenti e numerosi: dall’antimicrobico-resistenza all’esitazione vaccinale, dalle malattie infettive al disagio mentale, dall’impoverimento della qualità di vita a fronte di un invecchiamento della popolazione, al burnout e alle carenze del personale sanitario». Infine, «è questo il momento di ripensare alle priorità in materia di spesa e di bilanci pubblici. Investire in Salute, lo sappiamo, produce per definizione un impatto positivo su cittadini e pazienti e gioca un ruolo determinante e strategico nella crescita economica del Paese, basti pensare che il settore farmaceutico contribuisce al Pil italiano in misura pari al 2% e, inoltre, produce un impatto positivo olistico, con tante derive positive sugli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile».

Pubblico e privato, nuove sinergie

Al summit romano è intervenuto anche il ministro della salute Orazio Schillaci, che ha elencato alcune urgenze e definito le strategie: «Penso al tema delle liste d’attesa e ai temi di attesa inaccettabili, per cui abbiamo stanziato dei fondi e creato un gruppo di lavoro, servono anche dati reali e capire quali prestazioni e quali regioni presentano le le maggiori criticità. Poi c’è il tema degli accessi pronto soccorso, evitabili nel 40% dei casi, dovuti alla carenza della medicina territoriale. I cittadini in Ps ricevono prima una risposta ai temi di salute, ma serve promuoverne un uso più appropriato. Stiamo favorendo la collaborazione tra pubblico e privato, è tempo di guardare alle sinergie con favore e non con sospetto. Non si può pensare di ammodernare la sanità restando legati a vecchi modelli culturali. Va tenuto a mente che la sanità non è solo un costo ma un investimento. Le innovazioni hanno un costo ma permettono risparmio di assistenza e cura». Infine, ma non per importanza, «la prevenzione che per anni è scomparsa dal dibattito, considerata la cenerentola del sistema perché non da risultati immediati, è fondamentale per lo stato di salute e la sostenibilità economica del sistema sanitario. Dobbiamo occuparci dei sani, incentivano stili di vita e partecipazione degli screening».

Sì alle vaccinazioni

Quasi otto italiani su 10 sono convinti che i vaccini salvino le vite e sostengono che essi siano importanti per proteggere anche chi non può vaccinarsi. Nettamente in maggioranza la quota di italiani favorevole a un maggior coinvolgimento delle farmacie nelle vaccinazioni (78%) perché considerate più accessibili rispetto agli ospedali o ai centri medici e per consentire una riduzione del carico di lavoro sugli ospedali. «Stupisce e preoccupa la scarsa adesione alla vaccinazione contro hpv, offerta gratuitamente agli adolescenti e in grado di mettere al riparo da forme tumorali» ha commentato Carlo Signorelli, presidente del Gruppo tecnico nazionale sulle vaccinazioni Nitag.

Bene l’efficienza, ma servono investimenti

«Le associazioni hanno a cuore la salute degli altri, chi ci è passato desidera risparmiare agli altri l’esperienza di malattia che travolge la persona e la famiglia. Siamo anche scomode, per la nostra schiettezza. Oltre a una maggior efficienza di spesa, servono però nuovi investimenti» ha concluso Elisabetta Iannelli, segretaria generale della Favo. «Per le associazioni pazienti è di fondamentale importanza investire e ottimizzare le risorse per gli screening e per le cure oncologiche come richiesto dalla Mission on Cancer e dall’Europe’s Beating Cancer Plan che pongono come obiettivo di salvare milioni di vite umane: Prevent what is preventable. Siamo lontani dall’obiettivo posto dall’Ue di garantire che il 90% della popolazione acceda agli screening oncologici ed alla vaccinazione da papilloma virus. Ridurre il carico delle malattie prevenibili e diagnosticabili precocemente è un investimento fruttuoso per la Sanità e per il Welfare State e significa anche ridurre il carico di dolore e la tossicità finanziaria che il tumore ed i trattamenti antitumorali comportano per il malato e per la sua famiglia. Per riprendere il titolo del summit di oggi, concluderei con La salute costa? La salute conta!».

Foto: ufficio stampa Proforma


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