Povertà

La solita, invisibile, strage dei senza dimora: 415 morti nel 2023

Il nuovo report curato dalla fio.PSD sui senza dimora che lo scorso anno hanno perso la vita a causa della condizione di grave emarginazione. Aumenta il numero delle vittime e si muore tutto l’anno, non soltanto d'inverno. Muoiono soprattutto uomini di nazionalità straniera. Cristina Avonto: «Serve un cambiamento politico e culturale»

di Emiliano Moccia

Modesto rifiutava ogni tipo di aiuto da parte dei volontari o degli operatori del Pronto intervento sociale. Aveva problemi di dipendenza dall’alcol ma era un punto di riferimento per i senza dimora di Foggia e per chi cerca di dar loro una mano: un pasto caldo, una coperta, informazioni sui servizi per i poveri. E’ morto poche settimane fa, per cause naturali, probabilmente dovute alle rigide temperature invernali e al fatto che continuasse a sostare nella zona della stazione senza un riparo adeguato. Amrik, di origine indiana, è morto dopo 12 giorni di agonia in ospedale dopo essere stato aggredito da un altro senza dimora su un binario della stazione di Reggio Emilia. A scatenare la furia dell’aggressore, secondo le forze dell’ordine, uno spazio da occupare per passare la notte e la coperta. Nicola, invece, è morto pochi giorni fa a Milano, dopo essere stato trovato in arresto cardiaco, probabilmente provocato da condizioni di fragilità aggravate dalle gelide temperature della sera. Tre storie, tre nomi, tre persone che a causa della grave emarginazione e povertà in cui versavano hanno perso la vita con l’inizio del nuovo anno.

Ma quella dei senza dimora è una strage silenziosa, terribile, invisibile, come conferma l’ultimo report della fio.Psd – Federazione italiana organismi persone senza dimoraNel 2023, infatti, sono morte 415 persone senza dimora, 16 in più rispetto al 2022. «Oltre 400 morti in un anno sono un dato tremendo. Il costante incremento annuale di questa triste cifra che riguarda esseri umani, deve portare a un cambiamento politico e culturale» afferma Cristina Avonto, presidente della fio.PSD, in rappresentanza dei 146 soci in 17 Regioni. Quello che emerge ancora una volta dal report è che, al contrario di quanto si possa pensare, i senza dimora muoiono nel corso di tutti i mesi dell’anno, e non soltanto nei mesi invernali, quando le temperature diventano più rigide ed anche l’attenzione dei media (soprattutto in prossimità del Natale) si concentra di più sulla loro situazione. «Sebbene l’inverno rappresenti il periodo dell’anno più drammatico, è doveroso mettere in luce che la “strage invisibile” si alimenta mese dopo mese durante tutto l’anno» scrive la fio.PSD nel rapporto.

«Occorre ricordare che durante questi mesi sono ormai moltissimi i territori che investono risorse aggiuntive per garantire accoglienza alle persone in strada, con l’avvio dei Piani per l’emergenza freddo, in cui vengono messi a disposizione della popolazione senza dimora posti letto aggiuntivi per l’accoglienza notturna e talvolta anche diurna e il lavoro di prossimità delle unità di strada si intensifica. Questi strumenti emergenziali rappresentano una risorsa fondamentale per tutelare il benessere della popolazione e offrire un’assistenza complementare. Nonostante ciò, la salute e le vita delle persone senza dimora continua ed essere esposta a rischi eccezionali, che proprio in questo periodo sembrano intensificarsi».

A perdere la vita sono senza dimora italiani e migranti, uomini e donne, giovani e anziani, che per i motivi più diversi vivono in precarie condizioni alloggiative, sotto i portici, sulle panchine, in casolari diroccati, nei pressi delle stazioni, esposti alle intemperie climatiche e ai diversi pericoli che questo tipo di vita comporta. «Il fenomeno della grave marginalità adulta è tipico soprattutto delle grandi città, ma è altrettanto vero che in Italia tale fenomeno si sta facendo sempre più esteso e capillare arrivando ad interessare anche i centri urbani di medie dimensioni o più periferici dal momento che sono 215 i Comuni italiani in cui è stato registrato almeno un decesso» conferma il report. E le regioni che hanno fatto registrare il maggior numero di decessi sono la Lombardia (21%, pari a 86 decessi), il Lazio (18%, pari a 74 decessi), dove c’è la maggior presenza di persone senza dimora, seguite dall’Emilia Romagna (10%, 42 decessi), la Campania e il Veneto (entrambe 8% con 32 decessi).  

«Le città con il maggior numero di decessi sono Roma (44) e Milano (22), ma dati allarmanti provengono anche da Bergamo, Torino, Bologna, Brescia e Genova». I dati raccolti, inoltre, consentono di ricostruire un profilo socio-anagrafico «che indica che le morti in strada interessano soprattutto uomini (93%), persone di nazionalità straniera (58%), con un’età media di 47,3 anni. Rispetto alla nazionalità» evidenzia il dossier della fio.PSD «emerge una significativa prevalenza di persone straniere provenienti da paesi extraeuropei (44%), in particolare dal Marocco (8%) e dalla Tunisia (4%). I cittadini stranieri di nazionalità europea, pari al 14%, provengono principalmente dalla Romania (8%). La quota di italiani deceduti pari complessivamente al 31% aumenta leggermente rispetto allo scorso anno (28%)».

Le donne senza dimora, dunque, muoiono di meno. «Le donne decedute sono 22. La lettura di questo dato potrebbe essere collegata all’evidenza, dimostrata a livello internazionale, che le donne hanno meno probabilità di sperimentare le forme più estreme e visibili di homelessness, ovvero di vivere in strada con scarso o nessun contatto con i servizi di supporto» è scritto nel report che rileva anche le cause dei decessi. «Le circostanze in cui muoiono le persone senza dimora raccontano molto delle condizioni di vita delle stesse. Condizioni di abbandono, di mancanza di cura e di reti di protezione, di un disagio profondo che intreccia la sfera sociale, abitativa e relazionale. Ne sono testimonianza i luoghi in cui i corpi sono stati ritrovati, in primis strade (33%) e corsi d’acqua (11%), ma anche ospedali (11%) e carceri (4%). Il 40% delle persone senza dimora» prosegue la fio.PSD «muore per malori (ovvero malesseri fisici improvvisi e aggravamento di situazioni già compromesse), di cui la forma più estrema è rappresentata dagli episodi di ipotermia (15 casi in un anno). Il 42% di esse muore per eventi traumatici ed accidentali, quali atti di aggressione, annegamenti, cadute, incendi e suicidi».

«Oggi le risorse messe a disposizione degli ambiti territoriali, da fondi europei e nazionali, anche attraverso il coinvolgimento delle regioni, possono essere una leva per strutturare politiche e servizi sull’abitare» conclude Avonto. «La casa è ciò che manca alle persone senza dimora, la base per una vita stabile e sicura dalla quale ripartire». Anche perché dall’1 gennaio ad oggi sono già 30 i decessi registrati in Italia, ed i dati sono in continuo aggiornamento sul sito fio.Psd. Senza dimenticare, che dietro a quei numeri ci sono nomi di persone, di storie, di vite che dovrebbero sollecitare istituzioni, terzo settore, mondo del volontariato ed ecclesiastico a capire come migliorare gli interventi e come investire le risorse a disposizione.

Infografiche: fonte fio.PSD


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