Non profit
Lapucci: «La filantropia? Un motore per costruire un’Europa più sociale»
Parla il numero uno dell'European Foundation Centre e segretario Generale della Fondazione CRT: «Coinvolgere i player della finanza è fondamentale, ma l'attuale regolamentazione non favorisce l'impiego di risorse da parte del sistema bancario per investimenti e iniziative che non siano a pieno valore di mercato. Abbiamo aperto un dialogo stabile con le istituzioni europee, in primis con la DG Finanza della Commissione, per ‘liberare’ risorse destinate a progetti capaci di creare valore»
di Redazione
Un Mercato unico per la filantropia, fondi europei di garanzia per progetti a impatto sociale e l’utilizzo dei Big Data per il non profit. Queste tra le principali novità della Conferenza annuale dell’European Foundation Centre (EFC), il network internazionale della filantropia istituzionale che si è riunito a Bruxelles sotto la presidenza di Massimo Lapucci, segretario Generale della Fondazione CRT. Che chiusi i lavoro ha rilasciato un'intervista a Vita.it
La conferenza annuale coincide con il suo primo anno da presidente dell’EFC. In occasione della sua nomina aveva dichiarato: “Lavorerò, a partire dalle priorità contenute nel Quadro Strategico 2016-2022 di EFC, per rafforzare la sinergia tra il mondo filantropico, le istituzioni europee ma non solo, e il settore privato, con l’obiettivo di promuovere una maggiore coesione sociale, nuove opportunità di crescita economica e il consolidamento degli spazi della società civile”. Ci può fare un bilancio di questi 12 mesi di lavoro?
Coinvolgere i player della finanza è fondamentale, ma l'attuale regolamentazione non favorisce l'impiego di risorse da parte del sistema bancario per investimenti e iniziative che non siano a pieno valore di mercato. Anche per questo, durante questi mesi abbiamo lavorato in sinergia con DAFNE (Donors and Foundations Networks in Europe) ed EVPA (European Venture Philanthropy Association), gli altri due network europei del settore, per chiedere parità di condizioni tra Stati per la filantropia istituzionale in Europa. Abbiamo aperto un dialogo stabile con le istituzioni europee, in primis con la DG Finanza della Commissione, per ‘liberare’ risorse destinate a progetti capaci di creare valore. La creazione di fondi di garanzia ad hoc comunitari può costituire una misura rapida ed efficace a favore di un più ampio utilizzo di risorse per iniziative a impatto sociale, favorendo in tal modo una naturale ibridazione tra profit e non profit. Un grande obiettivo comune è istituire un Anno europeo della Filantropia, che rappresenterebbe un passo avanti verso una Ue senza frontiere, ma per ora non posso che essere più che orgoglioso del bilancio del mio primo anno di mandato.
Anche le vicende politiche italiane confermano che la coesione europea mai come oggi è messa sotto scacco da molte delle opinioni pubbliche degli Stati europei. Quale può essere la funzione di un network filantropico continentale per costruire un’Europa che i cittadini sentano più vicina ai loro problemi?
Oggi, ancora di più rispetto al passato, c’è bisogno di una maggiore coesione sociale e di obiettivi comuni. Non a caso, quest’anno, la Conferenza annuale della Filantropia dell’EFC, che in occasione del 2018, Anno Europeo del Patrimonio culturale, è stata intitolata “Culture Matters. Connecting Citizens & uniting communities”, ha messo al centro la cultura, vista come un’eredità da trasmettere alle generazioni future. Il patrimonio culturale, infatti, è un ponte in grado di unire passato e futuro e connettendo tra loro le persone è in grado di generare un sentimento di appartenenza. La natura stessa della filantropia istituzionale può garantire che la cultura sia, al tempo stesso, un bene di cui beneficiare oggi, ma anche un'eredità da trasmettere ai posteri.
Un grande obiettivo comune è istituire un Anno europeo della Filantropia, che rappresenterebbe un passo avanti verso una Ue senza frontiere, ma per ora non posso che essere più che orgoglioso del bilancio del mio primo anno di mandato
A partire da quest’anno, è in corso una nuova fase di collaborazione tra il settore filantropico nel suo complesso (inclusi EFC, EVPA and DAFNE) e le istituzioni della UE (la Commissione europea-DG Finance). La Commissione europea sta sviluppando il nuovo Multiannual Financial Framework (MFF) 2021-2027. Di cosa si tratta e quali risultati ci dobbiamo aspettare?
Nell’ultimo anno in EFC abbiamo lanciato un nuovo gruppo di lavoro sugli investimenti a impatto sociale, con l'obiettivo di sviluppare una società più dinamica, più preparata ad affrontare i cambiamenti e rispondere a nuovi bisogni, riducendo lo “scollamento” tra cittadini e istituzioni. Questo farebbe certamente bene anche alle istituzioni finanziarie: non solo nell’ottica di un’espansione delle loro attività, ma anche a livello di reputation, perché inizierebbero a venire percepite come un sistema attento al miglioramento della qualità della vita delle persone. Un tema particolarmente vicino al settore filantropico riguarda la possibilità per la Commissione Ue di facilitare un sistema di garanzie che incentivi investimenti in progetti a impatto sociale e con il nuovo Multiannual Financial Framework (MFF) 2021-2027, la Commissione europea si dimostra attenta al ruolo che può svolgere il capitale filantropico, specie nel settore della finanza sociale. L'attenzione è rivolta agli strumenti finanziari, all'economia, alle imprese e agli investimenti sociali, al fine di raggiungere obiettivi sostenibili.
La recente approvazione da parte del Parlamento europeo dello European Values Instrument è un passo avanti verso la realizzazione di un mercato comune per la filantropia
È possibile immaginare un mercato unico europeo della filantropia? Cosa manca per realizzarlo e quali sono gli ostacoli più alti?
Il mercato unico della filantropia è stato uno degli argomenti chiave affrontati in occasione della Conferenza annuale dell’EFC che si è chiusa oggi a Bruxelles. Destinando ogni anno oltre 60 miliardi di euro per interventi con finalità sociali, come istruzione, sanità, scienza, ambiente, immigrazione e integrazione, il settore filantropico è un pilastro fondamentale della società civile europea. Per questo, sono convinto che uno dei nostri principali obiettivi sia quello di favorire la libera circolazione delle risorse non profit tra gli Stati, superando alcune barriere – come restrizioni dei finanziamenti stranieri o sistemi di tassazione transfrontaliera incoerenti – che rischiano di mettere a repentaglio il ruolo della filantropia come “collante” sociale e il lavoro di oltre 140.000 fondazioni. La recente approvazione da parte del Parlamento europeo dello European Values Instrument va in questa direzione, perché è un passo avanti verso la realizzazione di un mercato comune per la filantropia: è un segnale chiaro e positivo che l’Unione e le sue istituzioni sono determinate a sostenere iniziative e organizzazioni della società civile che condividono i valori europei. E dunque sono convinto che un mercato unico della filantropia sia non solo possibile, ma che sia un dovere perseguirlo.
L’analisi e l'utilizzo dei big data che sono stati al centro delle vostre analisi stanno diventando un must per ogni comparto produttivo. Lo sono anche per la filantropia? In che senso?
Nei prossimi 5 anni, si prevedono 150 miliardi di dispositivi in rete, pari a 20 volte il numero di persone oggi sul pianeta, pronti a trasmettere dati grazie alle connessioni di massa. Dopo il successo per il mondo delle imprese, la scienza dei Dati può ora rivoluzionare il modo stesso di operare della filantropia istituzionale, che deve poter disporre di nuovi strumenti per capire dove si annida il bisogno, con quali azioni coprirlo e quale impatto può generare. Con il nuovo Regolamento europeo in materia di protezione dei dati personali, entrato in vigore pochi giorni fa, l'Europa diventa oggi uno spazio particolarmente adatto per sviluppare l’utilizzo dei dati a scopi sociali.
on il nuovo Regolamento europeo in materia di protezione dei dati personali, entrato in vigore pochi giorni fa, l'Europa diventa oggi uno spazio particolarmente adatto per sviluppare l’utilizzo dei dati a scopi sociali
Un’ultima domanda sull’Italia. Quali effetti immagina avrà la riforma del terzo settore sulla filantropia domestica?
Sperando ora che l’attuazione della normativa avvenga in tempi rapidi, il mio auspicio è che la riforma possa portare a una innovazione reale degli attori che, a diverso titolo, operano nel sociale, come nel caso delle imprese sociali. Certamente, come tutte le sfide, anche questa apre una opportunità per il settore filantropico nel suo complesso, che può interrogarsi sull’adeguatezza di quanto sta facendo, non tanto in termini quantitativi, ma in termini di pertinenza delle scelte in atto e della loro efficacia, rispetto a quanto avviene, ad esempio, nel campo del lavoro, della scuola, del welfare, della povertà. È possibile, inoltre, che vi siano aspetti specifici sui quali l’intervento delle Fondazioni – penso in tal caso anche alla Fondazione CRT come Segretario Generale – con le proprie caratteristiche e motivazioni, possa avere effetti di "trascinamento" e di best practice. È quanto già stiamo facendo nell'ambito del sostegno all'imprenditoria sociale e dello sviluppo della finanza sociale: uno strumento in più nella cassetta degli attrezzi a disposizione della filantropia. Ritengo inoltre che la maggiore libertà di azione che molto spesso le fondazioni hanno in termini di innovazione e gestione rispetto alle politiche pubbliche possa aiutare a definire, anche in tali campi, qualche sperimentazione particolarmente proficua per l'intero settore.
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