Giustizia
Lauro, il carcere delle madri vuoto per mesi: perché?
L'istituto a custodia attenuata per madri con bambini al seguito a Lauro, nella provincia di Avellino, sembrava apprestarsi a chiudere, a fine febbraio, con il trasferimento negli istituti del Nord, delle donne presenti con i figli. «Per tre mesi non ci sono state detenute. Poi hanno ricominciato ad arrivare». Cosa è successo? Lo abbiamo chiesto al garante delle persone private della libertà personale della Campania Samuele Ciambriello

Il 26 febbraio di quest’anno dall’Istituto a custodia attenuata per detenute madri – Icam di Lauro, in provincia di Avellino, hanno trasferito al Nord le donne presenti, con i figli al seguito. «Per tre mesi non ci sono state detenute. Dopo allarmi lanciati, polemiche, interrogazioni parlamentari l’Icam ha ricominciato ad ospitare detenute con figli», dice Samuele Ciambriello, garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale della Campania e portavoce della Conferenza dei garanti territoriali delle persone private della libertà. Dalla sua apertura, nel 2017, quello di Lauro è stato spesso l’Icam più affollato d’Italia perché è l’unico del Sud e ci vengono portate tutte le detenute madri con figli piccoli presenti da Roma in giù, e per la capienza di 50 posti.
Lo scorso febbraio su VITA scrivemmo un articolo, dicevamo che l’Icam della provincia di Avellino si apprestava alla chiusura, dopo il trasferimento in altri istituti di pena di tutte le madri e dei loro bambini presenti. Intervistammo Maria Patrizia Stasi, segretaria generale della Fondazione della Comunità salernitana, che lanciava un appello. In quell’occasione lei disse: «Vorrei ricordare alle autorità che hanno ordinato questi trasferimenti durante l’anno scolastico che l’art. 3 della Convenzione sui diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza sancisce il principio che ogni legge, ogni provvedimento, iniziativa pubblica o privata e in ogni situazione problematica, l’interesse del bambino deve avere una considerazione preminente». Poi cosa è successo?
Premetto che sono contrario a far vivere la detenzione negli istituti, per le detenute madri con i figli, per questi bambini senza colpe. Però meno male che le mie proteste fatte la prima volta al ministro della Giustizia Carlo Nordio, quando lo incontrai il 12 marzo di quest’anno, abbiano avuto effetto. Quando venni ricevuto, il ministro mi disse che non aveva fatto nessun decreto di chiusura. Poi Nordio l’8 maggio rispose a un’interrogazione parlamentare delle senatrici Ada Lopreiato ed Elisa Pirro: «Non vi è, allo stato, alcun decreto di chiusura o di diversa destinazione». Gli ha fatto eco il sottosegretario Andrea Ostellari, lo scorso 12 giugno, in risposta ad un’interrogazione parlamentare della senatrice Valeria Valente: «Non vi è alcun decreto di chiusura o di diversa destinazione di detto istituto». È un sistema che non funziona a vari livelli.
Cosa vuole dire?
Se un ministro e un sottosegretario dicono, durante delle interrogazioni parlamentari, che non hanno fatto nessun decreto di chiusura e non hanno notizie di Lauro, allora mi chiedo, dal Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria – Dap fino al responsabile della direzione locale di un carcere, chi decide queste cose? Non c’è comunicazione. Se fosse stato per emergenza, per trasferirci altre donne, oppure persone tossicodipendenti o con malattie, avrebbe avuto (pur sbagliando) un senso perché sarebbe stato un cambio di destinazione d’uso. In questo caso, per tre mesi non ci sono stati utenti a Lauro. Mi chiedo, chi ha deciso inopinatamente, e a quali livelli, di trasferire, a fine febbraio, le tre donne detenute con figli presenti a Lauro una a Milano e due a Venezia?
In Campania ci sono attualmente 7.604 detenuti, i posti disponibili sono 5.497, c’è un sovraffollamento del 137%
Samuele Ciambriello, garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale della Campania
Si è andati contro il principio della territorialità della pena, che vale per i rapporti familiari e affettivi, per il diritto alla difesa: dove vanno gli avvocati, chi si può permettere quei viaggi dal Sud al Nord dell’Italia? E vale per il reinserimento sociale. Se una detenuta è di Roma, Napoli, Avellino, Taranto e viene trasferita al Nord chi la aiuta? È importante essere in un carcere che non disti centinaia e centinaia di chilometri dalle famiglie, per l’organizzazione delle detenute madri con figli, per i minori, per gli adulti. Poi ci sono altre questioni da considerare.
Quali questioni?
Nel 2016 la struttura di Lauro venne ristrutturata con un milione di euro convertendo un Istituto a custodia attenuata per il trattamento dei tossicodipendenti – Icatt. Quindi c’è stato un grande dispenso di energia economica. Inoltre, delle persone, in particolare agenti di polizia penitenziaria, nei mesi in cui è stato chiuso, sono rimasti lì a sorvegliare un carcere senza utenti. C’è stata un’approssimazione nella gestione.

Ci spieghi bene, per quanto tempo Lauro è rimasto senza detenute?
Dal 26 febbraio, quando le detenute c’erano ma sono state trasferite, fino al 27 maggio, quando è arrivata una detenuta con un figlio. Il 26 febbraio non era possibile chiudere con la motivazione che non c’erano detenute: erano presenti ma sono state trasferite. Ora nell’istituto ci sono quattro donne: una di Taranto, una della provincia di Avellino, una della provincia di Napoli e una (incinta, a breve partorirà) di Roma. Una delle donne campane, fino a pochi giorni fa, aveva tre figli al seguito, ora affidati ai nonni. Se fosse stata in un istituto del Nord e, quindi, non avesse avuto i familiari vicino, a chi avrebbe affidato due dei tre figli, che hanno oltre tre anni?
Secondo gli ultimi dati del ministero della Giustizia del 30 giugno, i bambini presenti al seguito delle loro madri negli istituti di pena sono 19 (ma a Lauro ci diceva che sono andati via, nel frattempo, due bambini, dati in affidamento ai nonni). Sono presenti cinque donne, ognuna con un figlio, allo Stefanini Rebibbia femminile di Roma, tre donne con tre figli a Bollate, una donna con un figlio al Lorusso Cutugno Le Vallette di Torino, una donna con un figlio a Perugia (nuovo complesso Penitenziario Capanne), quattro donne ognuna con un figlio all’istituto Giudecca di Venezia, e (secondo i suoi dati aggiornati) quattro donne e tre bambini a Lauro.
Bisogna sottolineare che i veri istituti a custodia attenuata per detenute madri sono gli istituti Giudecca di Venezia, Lauro e quello di Milano.
Nel 2024 sono state 4mila le unità di polizia penitenziaria uscite dal servizio per raggiungimento dei limiti di età, per inidoneità legate allo stress o alla malattia. E sono solamente 2.700 le nuove assunzioni
Samuele Ciambriello, garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale della Campania
Com’è la situazione nelle carceri campane?
Come portavoce della Conferenza nazionale dei garanti, posso dire che ci stiamo battendo perché ci sia un provvedimento deflattivo per le persone che devono scontare appena un anno di carcere e non hanno reati ostativi, che sono circa 9mila (su 62.738 detenuti presenti il 30 giugno 2025, dati ministero della Giustizia, ndr), di questi 3.400 devono scontare solo sei mesi. In Campania ci sono attualmente 7.604 detenuti, i posti disponibili sono 5.497, c’è un sovraffollamento del 137%. Veniamo subito dopo la Lombardia per il numero di persone detenute. Vorrei sottolineare che noi garanti ci occupiamo della comunità penitenziaria, che è fatta di detenuti e detenenti. Nel 2024 sono state 4mila le unità di polizia penitenziaria uscite dal servizio per raggiungimento dei limiti di età, per inidoneità legate allo stress o alla malattia. E sono solamente 2.700 le nuove assunzioni. Quindi, c’è un bilancio negativo già in partenza. Poi, essendo un lavoro usurante, ci sono migliaia di agenti che ogni giorno per legittime motivazioni di salute, di permesso, non vanno al lavoro. Per questo tanti servizi ad uso sanitario, culturale, scolastico, ricreativo non vengono effettuati: mancano gli agenti.
La carenza di agenti cosa comporta, ad esempio?
Che le traduzioni (trasferimenti di persone in regime di restrizione della libertà personale da un luogo ad un altro, ndr) spesso non vengono fatte per mancanza di “nucleo di traduzioni. Per portare un detenuto in ospedale per una visita specialistica, se è in media sicurezza, ci vogliono tre agenti, se è in alta sicurezza, quattro agenti.
Foto dell’intervistato
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