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Politica

Autonomia differenziata, in Sicilia un duro colpo alla cultura

L'annunciata riforma, in Sicilia potrebbe essere un rischio per il mondo della cultura. Per Pamela Villoresi, direttrice del Teatro Biondo Stabile di Palermo, è grazie alla nascita del circuito teatrale regionale che si potrebbe creare quella forza necessaria a fare fronte comune

di Gilda Sciortino

Palermo e il suo mare avevano già conquistato il suo cuore, ma lei per prima non avrebbe mai pensato che sarebbe stata la città nella quale avrebbe trascorso gran parte della sua vita personale e professionale.

Nel capoluogo siciliano Pamela Villoresi ha messo radici portando al Teatro Biondo, che dirige dal 2019, quell’entusiasmo e quella passione che fanno parte del suo Dna, ma che il sacro fuoco dell’arte è riuscito a elevare alla massima potenza.

Sono una donna di mare e ho affrontato mille tempeste pur di difendere l’amore della mia vita, il teatro

Pamela Villoresi, direttrice Teatro Biondo di Palermo

Una terra, la Sicilia, dalle menti intellettivamente vivaci, affascinante fusione di storia, cultura e bellezza naturale che, nonostante la sua destinazione la renda unica nel suo genere, non può stare sul podio delle regioni capaci di gestire la tanto dibattuta autonomia differenziata.

«In linea generale», afferma la direttrice del Teatro Biondo di Palermo, «penso che, quando ci sono forti localizzazioni, la competenza e la conoscenza del territorio funzionano solo se la regione è molto virtuosa. Investire nella cultura è sempre molto rischioso quando non c’è una forte progettualità. Altrove ci si arricchisce con l’ambiente e la tecnologia, purtroppo in Sicilia si bruciano i boschi. Ci sono investimenti disattesi che rischiano di farci rimanere indietro su tutto».

Una cultura che, soprattutto nel Sud, sembra affidarsi alla qualità della politica locale

«La localizzazione che introduce l’autonomia», prosegue Pamela Villoresi, «è un’arma a doppio taglio perché in tutta Italia la politica è clientelare, dipendente dalle elezioni di turno e dal dovere accontentare qualcuno. In questo modo le regioni virtuose diventeranno sempre più virtuose e quelle asine sempre più asine. Ovviamente io guardo al mio mondo e vedo che la Sicilia è l’unica regione d’Italia che non ha un circuito teatrale regionale, come la Toscana dove esiste da 45 anni. Io ci ho provato in tutti i modi appena arrivata a Palermo, ma mi sono sempre schiantata contro le logiche di potere all’interno delle amministrazioni pubbliche. Questa regione ha un doppio andamento, nel senso che ha il meglio e il peggio di tutto. Parlando di meglio direi che siamo riusciti, con il Dams, il corso in Discipline della arti, della musica e dello spettacolo dell’Università di Palermo, a varare la prima “Laurea in recitazione e professioni della scena” in Italia. Altrove ci provano da 10 anni, mentre noi ci siamo arrivati abbastanza velocemente perché, quando ci mettiamo in testa qualcosa, non ci ferma nessuno. Certo, se imparassimo a fare rete svolteremmo, ma ci scontriamo ancora contro qualcosa che non si comprende”.

Potenza del fare rete che Pamela Villoresi ha sperimentato proprio a Palermo, per esempio con lo sport

«Quando mi sono trasferita per assumere la direzione del Biondo, già conoscevo in parte Palermo perché negli anni passati ero stata ospite come attrice di alcune produzioni sotto la direzione di Pietro Carriglio. Il teatro è sempre stata la mia vita, contraddistinta anche da passioni come quella dello sport, in modo particolare il canottaggio che avevo cominciato a sperimentare sul Tevere. Ho proseguito a Palermo, dove oggi gareggio con i colori siciliani del Circolo Canottieri Lauria di Mondello, con il quale proprio quest’anno abbiamo vinto due ori e tre argenti al campionato nazionale. Ovviamente tutte donne, le mie sorelline».

La squadra del Circolo Canottieri Lauria Mondello

Una passione attraverso la quale sperimentare concretamente la forza del sentirsi squadra, anche messo piede fuori dall’acqua

«Durante il lockdown ho deciso di rimanere a Palermo vicino allo Stabile e di non raggiungere la famiglia. Sono, quindi, rimasta in questa casetta che si affaccia sul mare di Mondello. Mentre tutti mettevano a posto le fotografie e gli armadi, io guardavo e respiravo il mare, ma non mi sono mai sentita sola perché le mie compagne uscivano per andare dall’anziana madre, in farmacia o a passeggiare il cane, passavano da casa mia e davanti al cancello mi lasciavano caponata, marmellata di arance, pasta al forno. Una meraviglia. Non mi sono sentita mai sola. Per ora non ci alleniamo perché starò fuori per un paio di mesi. Stiamo preparando “La ragazza sul divano”, diretto da Valerio Binasco, una coproduzione con lo stabile di Torino che, essendo il teatro nazionale più importante d’Italia, ospiterà le prove. Ho i brividi quando penso al lavoro che stiamo facendo in questo specifico caso, perchè stiamo innescando collaborazioni molto strutturate sia con teatri italiani sia europei. Spero che in un futuro siano consolidate».

Una risposta alle conseguenze che, per una regione del Sud, comporterebbe l’autonomia è sicuramente il circuito teatrale regionale che non riesce a spiccare il volo in Sicilia

«Servirebbe anche e soprattutto ad abbattere i costi», prosegue Villoresi, «perché, per esempio, dalla Sicilia non si passa certo. Per fare arrivare da noi le compagnie, i teatri siciliani devono affrontare costi di viaggio, trasporti, vitto e alloggio spesso inarrivabili. Grazie a uno scambio tra teatri, le compagnie potrebbero arrivare e restare il doppio dei giorni e avere piu piazze. Un aiuto non indifferente anche per i piccoli Comuni che non hanno i fondi necessari per proporre da soli rassegne di una certa portata. Regioni come l’Emilia Romagna, la Toscana, le Marche, l’Abruzzo hanno i circuiti regionali che esistono e funzionano molto bene. La cultura è l’oro nero per la Sicilia, ma no tutti lo capiscono».

Per una donna, affermarsi professionalmente è solitamente una strada tutta in salita. Per lei è stato così?

«In generale come donna ho affrontato tutte sfide possibili e immaginabili, ma questo ha reso la mia vita molto bella, mi assomiglia totalmente. Ovviamente ho dovuto pagare un prezzo altissimo perché, per esempio, avere tre figli e fare teatro non era così scontato. Le attrici della generazione precedente alla mia erano delle vestali; i figli diciamo che li mollavano dove potevano. Pensate che le direttrici di teatri stabili ce ne sono state solo 6, compresa me, in tutta la storia della Repubblica italiana. Questo te lo fanno pagare col sangue, infatti ci sono stati momenti in cui avrei voluto scappare. Poi, però, mi sono detta che se fossi riuscita a fare la metà di quello che avrei voluto, sarebbe stato già un successo. Sono andata avanti e il tempo mi ha dato ragione. Hanno provato a mettermi in contrapposizione con Emma Dante, con la quale ho un rapporto meraviglioso, infatti lavoreremo insieme nel 2026, e con Roberto Alajmo, il direttore che mi ha preceduto, che mi invita a presentare i suoi libri.  Piano piano ho trasformato tantissimi rapporti ostili in rapporti di collaborazione e, in alcuni casi, di amicizia. Il segreto è imparare a contare sino a 3000. Ci sono finalmente riuscita».

Tornando al tema principale, questo clima di armonia e di collaborazione produttiva che si respira oggi in un teatro stabile come il Biondo di Palermo, diversamente che palcoscenico avrebbe?

«Consentitemi un moto di orgoglio nel dire che il pubblico siciliano è uno tra i più preparati d’Italia» sottolinea in conclusione Pamela Villoresi. «La nostra è una terra di estremi in cui è vero che ci sono quartieri, aree in cui ci sono bambini che non hanno mai visto il mare, ma grazie ai nostri licei classici abbiamo un livello culturale che a Roma se lo sognano. Un pubblico molto preparato, ma anche molto affettuoso. Trovatemi una regione in cui si fanno tre ore di macchina per andare ad assistere a uno spettacolo dall’altra parte dell’isola. Certo, manca quella sana armonia e quella serenità che consentirebbero a quanti appartengono al mondo dell’arte di non salire continuamente sulle montagne russe a causa di una burocrazia che alza continui paletti».

In apertura, nella foto di Carlo Lannutti/LaPresse, Pamela Villoresi al Teatro Argentina di Roma. Le altre foto sono dell’ufficio stampa Teatro Biondo di Palermo)


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