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Aree interne

Le due Camille “spericolate” e la loro scommessa sulla montagna friulana

Continua la serie sui giovani che hanno deciso di costruirsi un futuro in zone montane, attraverso progetti di rivitalizzazione. Due under 30, col supporto della Fondazione Pietro Pittini, sono riuscite a realizzare i loro sogni in Friuli Venezia Giulia

di Veronica Rossi

Camilla Tuccillo e Camilla Vignaduzzi non condividono solo il nome di battesimo. Tutte e due hanno una visione: dare nuova linfa e nuova vita alle aree interne, portando sul territorio persone, idee, progetti. Entrambe, ora, abitano in Friuli Venezia Giulia, una a Est e una a Ovest della Regione: la prima a Lusevera, Comune montano vicino al confine con la Slovenia, l’altra a Tramonti, in Provincia di Pordenone. Ed entrambe hanno partecipato a “Percorsi spericolati”, programma promosso dalla Fondazione Pietro Pittini che coinvolge ragazzi e ragazze fino ai 30 anni di tutta Italia, con il desiderio e la volontà di creare imprese innovative nella montagna friulana (l’edizione 2024, con partner Maraki desideri culturali, Magma Srl e Fondazione Friuli e con il supporto di Avanzi e Rete Rifai, si concluderà l’11 maggio). Le due Camille hanno potuto realizzare i loro sogni grazie a un finanziamento che si sono aggiudicate (una nel 2022, l’altra nel 2023) con “Imprese spericolate”, bando riservato alle idee imprenditoriali dei partecipanti al percorso.

Persone su un prato in montagna viste dall'alto

«Ho vissuto tanti anni in città, a Torino», racconta Tuccillo (nella foto in apertura, tratta dal profilo Instagram di Casa Langer), «ed era là che pensavo di voler vivere. Poi, per motivi di studio, mi sono dovuta spostare a Trieste, dove ho conosciuto alcune persone friulane, che mi hanno fatto scoprire la Regione; così ho scoperto la parte storico-naturalistica del Friuli e ho deciso di ampliare la permanenza oltre il termine del master che stavo facendo». Durante uno stage di tre mesi a Tarcento, la ragazza è capitata – quasi per caso – a Lusevera. «Mi sono resa conto – e questa è una cosa che mi fa un po’ ridere a posteriori, ma è l’elemento simbolico che mi ha fatto prendere le scelte che ho preso – che si poteva vivere senza chiudere a chiave la propria casa e la propria macchina», ricorda la giovane. «Ho scoperto che una dimensione di vita comunitaria è ancora possibile. Era la concretizzazione di un desiderio che ho sempre avuto dentro, quello di una comunità, anche magari in senso un po’ utopistico, che in città non riuscivo a trovare del tutto e che in montagna mi sembrava esistesse già in maniera spontanea».

E proprio quando Tuccillo ha sentito risuonare dentro di sé la sensazione di aver trovato un posto dove sentirsi a casa, come un segno del destino, un’amica ha trovato sui Social e le ha mandato il bando per “Percorsi spericolati”. «Durante il programma ho trovato la mia seconda motivazione», spiega la ragazza. «Ho finalmente conosciuto delle persone che a loro volta avevano scelto di vivere in montagna, nei borghi. Io sono originaria di un paese piccolino, ma abitato prevalentemente da persone che sono rimaste perché non hanno avuto altre possibilità, era una scelta passiva, non consapevole. Durante il percorso, invece, sono entrata in contatto con giovani che avevano i miei stessi sogni; in più c’è stato tutto quello che ci hanno trasmesso e insegnato tanti altri che avevano fatto questa scelta prima di noi e avevano creato imprese innovative nelle aree montani».

Un gruppo numeroso di persone attorno a un banner con scritto "Percorsi spericolati"
Foto di gruppo a Percorsi Spericolati (cortesia Giulio Nascimben)

Così la ragazza ha esplorato un po’ più in profondità le sue sensazioni e il motivo della sua volontà, interrogandosi sulla loro natura. La risposta è arrivata grazie alle parole dell’attivista e politico Alexander Langer, di cui stava leggendo un libro nello stesso periodo in cui si stava trasferendo a Lusevera, nel 2022. il fondatore dei verdi non scrive delle piccole comunità che vivono dei borghi guardandole dal punto di vista dello svantaggio, anzi. Perché proprio grazie alla loro condizione queste persone possono sperimentare nuovi e alternativi modi di vivere. «Questo rientra in una critica del sistema che ha avuto e sta avendo gli effetti che ben conosciamo», dice Tuccillo. «Si tratta di uno sguardo politico, non dal punto di vista dei partiti, ma dal punto di vista dell’interesse per ciò che è pubblico: un guardare alle situazioni che stanno fuori dalla maggioranza come possibilità di vivere e sperimentare un ruolo più attivo delle comunità come generatrici di cambiamento».

Ed è proprio ad Alexander Langer che è dedicato il Centro culturale Casa Langer di Lusevera, aperto grazie al finanziamento della Fondazione Pittini assieme ai due amici Giulia Guanella e Paolo Stradaioli, anche loro giovani – una comasca, l’altro perugino – che hanno scelto di sviluppare una progettualità in montagna. Un luogo di incontro, di scambio e di fermento culturale, in cui si organizzano corsi per grandi e piccini, eventi, momenti di festa e di riflessione. Un perno per la comunità cara a Tucillo, insomma, un posto in cui i ragazzi – e non solo – possono conoscersi, riconoscersi e trovare un punto di riferimento.

Un'attività al centro culturale Casa Langer
Attività a Casa Langer

Anche a Tramonti, grazie a Vignaduzzi e a un gruppo comprendente circa una dozzina di giovani del paese e delle aree limitrofe, stanno nascendo dei luoghi e degli eventi che convogliano nuove forze nelle valli della montagna pordenonese. I ragazzi, infatti, hanno l’associazione Oplon Aps e la società Bosco Bandito, con cui gestiscono due immobili – un locale e una casa in mezzo al bosco, Casa Abis, che vorrebbero diventasse un centro di aggregazione culturale e una struttura ricettiva – e organizzano delle manifestazioni, come T(h)reesound, festival estivo di musica live e spettacoli.

Panoramica dall'alto di una casa nel bosco
Casa Abis , foto di Stefano Titolo

«Prima vivevo in montagna, ma era più che altro una questione di stare in contatto con la natura e di abitare in un posto accogliente», racconta Vignaduzzi; «all’inizio, cinque anni fa, quando mi sono trasferita a Tramonti, non c’era una motivazione così definita. Poi è subito emerso che di cose da fare ce n’erano molte, così con alcuni amici e il mio ex compagno ci siamo attivati, prima di tutto nell’ambito della creatività e della cultura».

L’incontro con “Percorsi spericolati” – edizione 2023 – è avvenuto in maniera casuale. «È stata mia mamma a girarmi il bando per la candidatura», dice la giovane. «Quando ho partecipato è cambiato tutto: sono venuta a conoscenza di un mondo, grazie a Marina Pittini (la presidente della Fondazione, ndr) e a tutti coloro che ci hanno seguiti. È stata un’esperienza decisiva per la mia vita e per quella di tanti altri ragazzi».

Una persona su un palco che suona un didgeridoo, sotto il pubblico in penombra
Zalem Delarbre al festival T(h)reesound, foto di Stefano Caruso

Un centro di aggregazione in cui organizzare corsi, workshop, eventi e residenze artistiche è fondamentale in un’area interna, perché in molte aree interne potrebbero mancare momenti di socialità, che forniscano occasioni di scambio e confronto. Servono anche amministratori attenti, che valorizzino i progetti e le realtà che si occupano di rivitalizzare il territorio. «Per questo probabilmente alle prossime elezioni ci candideremo come consiglieri comunali», confida Vignaduzzi.

Un gruppo di ragazzi sotto un tendone
Il gruppo di Tramonti, da sinistra: Valentina Bomben, Paolo Primon, Gabriele La Sala, Sara Iaon, Juri Poci, Lorenzo Molinaro, Fabio Rosa Fauzza, Chiara Poci, Giovanni Di Benedetto, Camilla Vignaduzzi, Massimo Crozzoli, Melissa Menegon, Tiffany De Monte, Enrico Maddalena, Stefano Zuliani, Michael Raccagni, Luca Bortolussi.

Nonostante quello che molti pensano, vivere in un’area interna non rappresenta un limite per la realizzazione personale dei più giovani, anzi. «Se uno vuole impegnarsi e fare qualcosa, in questi territori c’è carta bianca», conclude la ragazza. «C’è una grande possibilità di realizzarsi, una volta che ci si riesce a organizzarsi a livello logistico. Sono luoghi che stanno perdendo talmente tanto che hanno bisogno di essere nutriti con nuova linfa e nuovi progetti di qualsiasi tipo. Certo, magari non con la creazione di un polo industriale ma con attività che possano accogliere la persona e farla crescere in qualche modo».

Questa è la seconda puntata di una serie sui progetti dei giovani nelle aree interne e sulle realtà che li sostengono. Qui il primo articolo.

La foto in apertura, con Camilla Tuccillo, è tratta dal profilo Instagram di Casa Langer. La prima foto nell’articolo di Giulio Nascimben


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