Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Ambiente e salute

L’endocrinologo: «Così i Pfas avvelenano il nostro corpo»

Le sostanze perfluoroalchiliche aggrediscono il nostro organismo colpendo il sistema endocrino. Luca Chiovato, già ordinario di Endocrinologia all'Università di Pavia, uno dei primi ad aver fatto ricerca su questo fronte, creando all'Irccs Maugeri il laboratorio sui "distruttori endocrini" quasi 25 anni fa, spiega come

di Giampaolo Cerri

È stato uno dei primissimi, in Italia, ad occuparsi dei distruttori endocrini, creando all’Irccs Maugeri di Pavia un Laboratorio di ricerca dedicato già nei primi anni 2000. Luca Chiovato, pisano, classe 1952, è stato ordinario di Endocrinologia dell’Università di Pavia, ha oltre 350 pubblicazioni scientifiche e più di 1.000 punti di impact factor. Membro di lungo corso della Società Italiana di Endocrinologia è dal punto di vista scientifico uno dei più titolati a parlare di Pfas, le sostanze perfluoroalchiliche usate da alcune industrie e che, penetrando nella falda, finiscono per avvelenarci con conseguenze piuttosto importanti.

Professor Chiovato, che cosa sono i distruttori endocrini e come operano sull’organismo dell’uomo? Quale il grado di pericolosità? Su Liberation dei giorni scorsi, leggo di diminuzione della fertilità, ipertensione arteriosa durante la gravidanza, neonati sottopeso, abbassamento della risposta anticorpale in adulti e bambini, innalzamento dei livelli di colesterolo, aumento dei rischi di malattie alla tiroide, lesioni al fegato, colite ulcerosa, neoplasie ai reni e ai testicoli.

Gli interferenti endocrini sono sostanze esogene o miscele di sostanze esogene prevalentemente di origine industriale, che interferiscono con la produzione, il rilascio, il trasporto, il metabolismo, il legame, l’azione o l’eliminazione degli ormoni che nell’organismo mantengono l’omeostasi e regolano i processi di sviluppo, causando effetti avversi sulla salute di un organismo, oppure della sua progenie.

Di che origine sono, professore?

La loro origine è duplice. La prima è quando siamo in presenza di sostanze introdotte nell’ambiente direi inevitabilmente, come gli ftalati delle plastiche, lo sono accidentalmente, come le famose diossine del disastro di Seveso, oppure illegalmente, è il caso del Poli-clorobifenili – Pcb da fluido refrigerante di trasformatori e condensatori.

La seconda?

Quella di sostanze volontariamente e “legalmente” introdotte nell’ambiente: diserbanti, insetticidi, fungicidi, fertilizzanti.

Luca Chiovato – foto Archivio Maugeri/Malapelle

Da cosa deriva la loro pericolosità?

Da tre caratteristiche: in molti casi sono non biodegradabili – quindi inquinanti organici persistenti – hanno effetto non monotonico, cioè non necessariamente l’effetto dannoso maggiore si associa alla concentrazione maggiore, presenza di multipli inquinanti nello stesso ambiente, quando cioè si verifica un “effetto cocktail” che rende difficile attribuire i singoli danni a una specifica sostanza.

Quali sono gli effetti sull’organismo?

Mentre gli effetti sul sistema immunitario e sulle conseguenti malattie, come la colite ulcerosa, sono meno chiari, quelli endocrino-metabolici riguardano principalmente gli assi gonadici e della tiroide.

Cominciamo dal primo, professore, ricordando quelle ghiandole che elaborano gli ormoni regolatori dell’attività sessuale-riproduttiva nell’uomo, i testicoli, e nella donna, le ovaie.

L’effetto sull’asse gonadico è prevalentemente estrogenizzante-antiadrogeno, sono quindi stati “incriminati” per riduzione numero spermatozoi (e quindi fertilità), tumori del testicolo e malformazioni congenite, come il criptorchidismo nell’uomo,

La mancata discesa dei testicoli nel bambino…

Esatto, ma anche possibile pubertà precoce e tumori femminili ormono-dipendenti, come quelli di mammella e utero nelle donne.

Mentre gli effetti sull’asse tiroide?

Riguardano la comparsa di ipotiroidismo, particolarmente temuto durante la gravidanza per le conseguenze che potrebbe avere sullo sviluppo mentale dei neonati. Esistono anche ipotesi sun un possibile effetto metabolico che favorisca la comparsa di obesità, diabete tipo 2, dislipidemia.

Anche i Pfas sono distruttori endocrini, dicevemo

I Pfas, che hanno avuto come capostipiti i Pfoa (gli acidi perfluoroottanoici, ndr) e i Pfos (gli acidi perfluoroottansolfonici), , sono sostanze largamente utilizzate perché respingono sia acqua, sia grassi e resistono al calore. Purtroppo, resistono alla degradazione chimica/microbica e hanno elevata solubilità in acqua. Nell’industria manifatturiera sono stati impiegati – e molecole simili sono ancora impiegate – per la produzione del Teflon, largamente impiegato nella produzione di pentole, per i trattamenti impermeabilizzanti di pelle e tessuti (rivestimento di carta e cartone, impermeabili, schiume anti-incendio, pitture e vernici, industria fotografica). L’emivita dei Pfas, vale a dire il loro tempo di decadenza nell’ambiente, è di 41-92 anni e l’emivita di eliminazione nell’uomo è di 3-7 anni.

Manifestazione NoPfas a Venezia nel 2017 – foto uff.stampa Greenpeace – LaPresse

Non poco, certamente. E sulla cancerogeneità dei Pfas, professore, si discute molto. L’Oms ha riconosciuto di recente quella di alcuni. Allo stesso tempo non indica i livelli massimi tollerabili nelle acque. Dal suo punto di osservazione cosa vede?

Dal punto di vista oncologico, I Pfas sono stati associati con tumori del rene e del testicolo. Pfoa è ora classificato come possibile cancerogeno per l’uomo (gruppo 2B) dalla International Agency for Research on Cancer (Iarc). L’associazione tra Pfas è tumore della tiroide è stata per anni oggetto di controversie, ma uno studio caso-controllo multicentrico (Usa, Olanda, Israele), pubblicato nel 2023, ha stabilito un rapporto tra Pfos e carcinoma papillare della tiroide. Dal punto di vista funzionale I Pfas possono provocare un ipotiroidismo, soprattutto nei giovani.

Insomma, ce ne sarebbe abbastanza per metterli al bando, come la Francia ha fatto.

Nel 2019, infatti, un documento del Parlamento Europeo sulla esposizione agli interferenti endocrini rinnovava la raccomandazione di minimizzarne l’esposizione, Pfas inclusi. Sebbene le maggiori compagnie della chimica americane abbiano volontariamente eliminato l’uso di Pfoa e Pfos nei primi anni 2000, i Pfas sono rimasti largamente non regolati dalla US Environmental Protection Agency – Epa, l’agenzia federale americana, fino al 2021 quando la stessa EPA pubblicò una roadmap per il loro monitoraggio e la definizione di limiti nell’acqua da bere. Nel 2022, l’Epa ha proposto di designare Pfoa e Pfos come sostanze pericolose nell’ambito del Comprehensive Environmental Response, Compensation, and Liability Act (Cercla). Quindi il problema delle concentrazioni tollerabili è ancora in via di definizione.

Chiovato, c’è una cura per abbassare questi livelli?

Non ci sono antidoti per i Pfas, l’esposizione può essere ridotta evitando di bere acqua di zone le cui falde acquifere siano notoriamente contaminate. Studi condotti nel laboratorio dei distruttori endocrini di Ics Maugeri, Irccs di Pavia, indicano che i Pfas permeano organi e apparti (tra cui anche la tiroide) per gradiente di concentrazione dal sangue, quindi, riducendone la concentrazione sierica, è prevedibile una riduzione di quella organica. Le donne in età fertile hanno concentrazioni sieriche di Pfas più basse rispetto agli uomini, a causa delle perdite mestruali. Non credo però che si possa proporre l’uso sistematico dei salassi o la più sofisticata plasma exchange.

E a livello di popolazione?

L’unica “cura” è la prevenzione: evitare sversamenti diretti o indiretti di queste sostanze nell’ambiente e limitarne l’uso nell’industria manifatturiera. A questo proposito le compagnie della chimica hanno sintetizzato dei Pfas di nuova generazione che dovrebbero essere meno pericolosi dei vecchi, ma questa minore pericolosità deve essere testata e non sempre si è rivelata tale.

Secondo il consorzio europeo Hbm4eu, il 14% degli adolescenti europei sottoposti a analisi del sangue in Europa, nel 2022, aveva livelli di Pfas superiori a quelli massimi indicati dall’Autorità europea della sicurezza alimentare – Efsa, ossia 4,4 nanogrammi per litro in una settimana. Si parla di 15 milioni di cittadini europei esposti, per la prossimità di centri produttivi che usano i Pfas, di cui 2 milioni in Francia. Le risultano altri dati?

I dati riportati sono cumulativi settimanali, perché il limite di detezione dei dosaggi è di solito 0,5 mg/ml. La maggior parte dei dati di popolazione disponibili riguardano misurazioni estemporanee. A Pavia, in un nostro studio del 2009 su pazienti adulti non selezionati che eseguivano un intervento sulla tiroide, i valori mediani di Pfoa variavano tra 5 e 10 ng/ml e quelli di Pfos erano intorno a 10 mg/ml. Nella US National Health and Nutrition Examination Survey (popolazione adulta non selezionata) 2009-2010 la media geometrica era 4,15 ng/ml per Pfoa e 14,2 ng/ml per Pfos. Nella popolazione adulta (55-74 anni) della regione contaminata del fiume Hudson, la mediana di Pfoa era 9,2 mg/ml e di Pfos 31,6 ng/ml. Nei bambini di 1-17 anni viventi nell’area contaminata della valle del fiume Ohio la mediana di Pfoa era 29 mg/ml e di Pfos 20 ng/ml.

Dati impressionanti. E in altre aree italiane più colpite?

Nell’area rossa A della provincia di Vicenza nel 2019 i valori mediani di Pfoa e Pfos erano 23,3 ng/ml e 2,2 ng/ml, rispettivamente, nella popolazione di età inferiore a 14 anni e 46,6 ng/ml e 4,1 ng/ml, rispettivamente, nella popolazione di età superiore a 14 anni. Valori molto più alti sono stati osservati nei lavoratori professionalmente esposti di una azienda della chimica con siti di produzione in Belgio, Minnesota e Alabama: mediana 1100 ng/ml. Questi dati indicano che i valori sierici di Pfoa e Pfos hanno grandi variazioni a secondo del grado di contaminazione dei vari siti, con prevalenza di Pfoa o Pfos a seconda del tipo di manifattura. Ciò implica che valutazioni nazionali richiedo misurazioni effettuate sistematicamente in tutte le regioni, o meglio in tutte le province.

In Italia, nel Vicentino appunto, sono stati registrati molti casi, che spinsero la Regione a intervenire con norme restrittive, ve ne siete occupati?

In quell’area la Regione Veneto ha e sta attuando una campagna di misurazione sistematica dei livelli di Pfoa e Pfos nella popolazione di tutte le età dei comuni “contaminati” associata a screening sanitario che comprende anche l’ecografia tiroidea. Il coordinamento è stato affidato all’Istituto Superiore di Sanità.

Come Società italiana di Endocrinologia – Sie, qualche anno fa scriveste alla Commissione europea, vogliamo ricordare che cosa chiedevate? Ci sono state altre azioni pubbliche della Sie? Ha notizia di altre iniziative anche all’Estero di endocrinologici o clinici in generale?

Rappresento la Sie in un comitato sui distruttori endocrini della European Society of Endocrinology – Ese che produce documenti in accordo con la Endocrine Society Americana. Questo comitato è attivissimo nel pungolare le varie commissioni di Ue che si occupano di tossicologia ambientale e quindi anche di distruttori endocrini. Purtroppo, la materia è complessa, perché lo sviluppo e l’economia dell’Europa (e di tutto il mondo moderno) sono basati sulla chimica. Il tipico esempio è quello che è successo dopo la promulgazione della direttiva Ue su agricoltura: 4% di terreni non coltivati, riduzione fino all’abolizione dei pesticidi (che, tra l’altro, contengono distruttori endocrini): trattori, blocchi stradali, ecc. ecc.

La foto in apertura è di Francesco Alesi/Greenpeace/LaPresse.

1^ puntata.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA