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Emergenze

Libia, la tragedia di Derna

In Libia si temono 40mila vittime. Sul fronte interno l'unico elemento positivo potrebbe essere una collaborazione tra i governi di Tripoli e di Sirte-Bengasi, uniti dal lutto. Le ong tra cui Medici Senza Frontiere, Azione contro la Fame e Intersos, si mobilitano per portare i primi soccorsi

di Paolo Manzo

A Derna, in Libia, due dighe a monte della città di 150mila abitanti sono crollate sotto la pressione del ciclone Daniel. L’acqua ha causato una tragedia umanitaria il cui bilancio è ancora difficile da definire. Le vittime di questa catastrofica inondazione potrebbero essere infatti oltre 40mila spiega al Telegraph Moin Kikhia. Un ex funzionario del ministero delle finanze libico e fondatore del Libyan Democratic Institute, un istituto senza scopo di lucro.

«Il numero di morti è molto più grande di quanto si pensasse, ma nessuno ha i numeri esatti. Il governo (autoproclamato che gestisce la parte orientale della Libia, ndr) sospetta che il vero bilancio possa superare i 40mila morti, ma nessuno vuole dirlo per paura di far arrabbiare la gente». Tra le vittime, spiega Kikhia, «ci sono molti migranti che erano in attesa di andare in Europa partendo da Derna, uno dei principali porti utilizzati dai trafficanti».  

Al momento il numero ufficiale di persone uccise nella devastazione della città portuale supera già le 7mila unità. Più di 10mila i dispersi e almeno 30mila i senzatetto. Numeri purtroppo destinati ad aumentare.

Intanto sono arrivati i primi soccorsi per cercare le vittime tra gli edifici distrutti e recuperare i corpi nel Mediterraneo. «I cadaveri sono ovunque, dentro le case, nelle strade, nel mare. Ovunque tu vada, trovi morti, molte donne e bambini», ha detto ad Associated Press Emad al-Falah, operatore umanitario di Bengasi che lavora a Derna.

Più di 2mila corpi sono stati recuperati ieri. Oltre metà sono stati sepolti in fosse comuni, ha dichiarato il ministro della salute del governo locale Othman Abduljaleel. «Il Mediterraneo scarica costantemente dozzine di corpi ogni giorno», aggiunge Hichem Abu Chkiouat, il ministro dell’aviazione nel governo orientale.

Il Paese oggi è infatti diviso in due amministrazioni rivali: una nella città occidentale di Tripoli e l’altra operante a Sirte e Bengasi. Un problema in questa tragedia ma anche un’opportunità per cooperare come testimoniato da Al Jazeera.

Stasera arriverà a Derna il team di emergenza di Medici Senza Frontiere, composto da sanitari e logisti. Primo obiettivo per l’équipe di MSF valutare i bisogni medici più urgenti e donare alla Mezzaluna Rossa libica kit medici di emergenza. Per curare i feriti. Ma anche sacchi per cadaveri. «La cosa più importante per le squadre di ricerca è che abbiamo bisogno di borse per mettere i corpi», ha infatti detto il direttore del team dei soccorsi Lutfi al-Misrati poco fa ad Al Jazeera

In una conferenza stampa sul social network X, Tamer Ramadan, della Mezzaluna Rossa, ha testimoniato che cittadini da tutta la Libia stanno arrivando a Derna per i soccorsi. E in prima linea negli aiuti anche Azione contro la Fame, che opera in Libia dal 2019 e che potete aiutare per questa tragica emergenza qui.

«Di fronte a questa catastrofe ci siamo subito mobilitati con i nostri team sul campo. Sosterremo la Mezzaluna Rossa locale nella distribuzione di cesti alimentari, prodotti non alimentari e kit igienici per mille persone», spiega Simone Garroni, direttore di Azione contro la Fame.

Lo staff dell’organizzazione umanitaria italiana Intersos si sta coordinando con con le organizzazioni locali e internazionali per portare aiuti alla popolazione danneggiata dalle inondazioni.

«Siamo pronti a intervenire per dare il nostro sostegno alla popolazione colpita da questo disastro», riferisce Stefano Antichi, project manager di Intersos in Libia. «Come organizzazioni internazionali, stiamo facendo tutto il possibile per coordinarci e per aumentare la nostra capacità di risposta nelle aree colpite. Le nostre organizzazioni sono pronte a dispiegare il personale nazionale e internazionale per fornire aiuti quali assistenza sanitaria d’emergenza, ripari, acqua potabile, kit igienici, cibo, beni di prima necessità come vestiti e coperte, consulenza psicosociale sui traumi».

L’organizzazione è presente in Libia dal 2018. Nell’Est, attualmente lavora a Bengasi, la capitale della Cirenaica, e ad Ajdabiya. Nei mesi scorsi ha lavorato anche a Tobruk e sta attivando i suoi contatti istituzionali nell’area proprio per poter attuare rapidamente una risposta a questa emergenza.

Credit foto apertura Associated Press/LaPresse


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