Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Giornata mondiale dell'infanzia

L’insostenibile leggerezza di una “generazione sospesa”

Sono un centinaio le organizzazioni riunite nel Gruppo CRC, che monitora l'attuazione in Italia della Convenzione Onu sui diritti dell'infanzia. Il 13esimo rapporto verrà presentato domani, con la presenza della ministra Roccella. «La fotografia dell'oggi racconta un Paese in cui i ragazzi e le ragazze stanno male. Vogliamo innescare un cambiamento che veda tutti protagonisti nel farsi carico delle esigenze di una “generazione sospesa”», dice la portavoce

di Arianna Saulini*

La fotografia che ci troviamo ad osservare è quella che ritrae una realtà in cui le ragazze ed i ragazzi che vivono nel nostro Paese “stanno male”. Il malessere delle giovani generazioni è diffuso, si esprime in diversi modi, ma riguarda tutte le sfere dell’esistenza, coinvolge le diverse fasce d’età, i ragazzi e le ragazze che vivono nelle grandi città e quelli che vivono nelle città di provincia. […]

Mettendo insieme i dati e le riflessioni dei numerosi operatori coinvolti nella stesura del 13° Rapporto CRC, abbiamo di fronte una realtà complessa, in cui però emerge chiaramente la difficoltà che hanno sia i ragazzi che le famiglie a gestire tale complessità.  Gli adulti non riescono a fornire appieno risposte adeguate ed essere sempre quei punti di riferimento di cui invece i ragazzi/e avrebbero bisogno in ogni ambito della loro vita. Le figure genitoriali sono oggi spesso impreparate ad affrontare le sfide legate alle varie fasi di crescita, disorientate e lasciate sole.

La scuola è spesso percepita lontana, i giovani che hanno difficoltà faticano a chiedere aiuto e trovare risposte in tale contesto, anche perché non avvertono la presenza di un sistema attorno a loro. Ma anche gli insegnanti si sentono soli. Il lungo isolamento generato dal COVID ha comportato anche il rarefarsi dei luoghi di incontro ed ha indotto molti giovani e giovanissimi a chiudersi in se stessi, e ad un eccessivo utilizzo dei media.  I dati a livello nazionale evidenziano una sorta di “onda lunga” dell’aumentato rischio di dipendenza tecnologica tra bambini e adolescenti. D’altro canto gli ambienti digitali offrono ai ragazzi anche moltissime opportunità per partecipare ed esercitare i loro diritti onlife, ma è necessario che le iniziative educative e le norme di regolamentazione degli ambienti digitali creino le condizioni affinché l’esposizione a rischi diffusi venga minimizzata. È importante, inoltre, riflettere sull’evoluzione che i social media stanno subendo, creando un confronto con i ragazzi/e e le famiglie. In molte delle nostre città mancano anche punti di riferimento territoriali “sicuri”, luoghi aggregativi aperti, spazi gioco, contesti di socializzazione occasionali e liberi come piazze e cortili.   Senza considerare il tema della scarsità di spazi verdi cittadini a disposizione di bambini e ragazzi, essenziali per lo sviluppo psicofisico.

C’è una tendenza generale a vivere in maniera individuale: la nostra società è sempre meno “comunità” e sempre più “social”. Propone modelli tutt’altro che educativi e questo disorienta i ragazzi, perché mina quel sistema di valori che permette loro di strutturarsi e crescere nel rispetto degli altri. I messaggi che ricevono sono molteplici e spesso contraddittori generando riferimenti confusi e confusivi a livello valoriale: la società digitale si caratterizza per una “sovrabbondanza comunicativa permanente” che è, soprattutto, una sovrabbondanza di informazioni.

Su tutto pesa la percezione di un futuro incerto: crisi economiche ricorrenti, crescenti disuguaglianze, pandemia, guerre anche ai confini dell’Europa. Ed anche incertezza lavorativa, tema che coinvolge a volte gli stessi genitori. I ragazzi rinunciano così ad immaginarsi un futuro, anche perché sono gli stessi adulti di riferimento ad essere sfiduciati.

Complice anche un assedio mediatico a toni forti, con toni allarmistici reiterati, e la retorica del “noi contro gli altri”, una narrazione che influenza fortemente i giovani. Nello stesso tempo resta viva, ed è anche cresciuta, in molti bambini e ragazzi, sia la consapevolezza delle sfide che il mondo attraversa, sia la volontà di impegnarsi personalmente e collettivamente per affrontarle. Su queste grandi risorse, di coscienza e di solidarietà, si può e si deve far leva per rendere bambini e ragazzi più protagonisti del loro presente e del loro futuro. 

È quindi necessario e doveroso che gli adulti assumano responsabilità e riconoscano le mancanze dell’attuale sistema che, almeno in parte, hanno contribuito a costruire per avviare un ripensamento complessivo delle politiche avendo un orizzonte temporale di lungo periodo ed in maniera che coinvolga tutta la comunità educante, se non si vuole perdere di vista un’intera generazione. E per far questo è centrale ascoltare le ragazze e i ragazzi e tenere conto delle loro esigenze per giungere alla piena attuazione dei loro diritti. Sarebbe quindi importante la creazione di meccanismi di partecipazione di minorenni e giovani ai processi decisionali, sui temi che li riguardano direttamente, dai macro aspetti, come ad esempio il lavoro, l’abitare, le tematiche ambientali e climatiche, al livello territoriale. Ascoltare significa anche tener in considerazione l’opinione dei ragazzi e delle ragazze, che per esempio in diversi contesti hanno fatto emergere l’importanza di un’educazione all’affettività, invece ancora assente nelle scuole italiane.  […]

Il Gruppo CRC ha avviato una riflessione ed un confronto al proprio interno, partendo dall’ascolto degli operatori che hanno sviluppato buone prassi a livello territoriale in diversi ambiti, e cogliendo l’occasione del lancio del 13° Rapporto intende intraprendere un percorso di confronto per avere l’opportunità di mettere a fuoco le tante istanze contenute nel Rapporto, e condividere gli spunti e le proposte con le istituzioni a livello centrale e locale. Intendiamo anche far leva sul prossimo appuntamento con il Comitato Onu per portare l’attenzione sulle criticità e innescare un cambiamento che veda tutti protagonisti nel farsi carico delle esigenze di una “generazione sospesa”.

Arianna Saulini è portavoce del Gruppo CRC. L’articolo è una parte della “Premessa” al Rapporto 2023 del Gruppo CRC. Foto di 100 files, Pexels


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA