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Dibattiti in Parlamento

Ma la velocità non basta a migliorare le adozioni

Nel modificare la legge sulle adozioni, Fratelli d'Italia introduce cinque volte nella legge 184 la parola "tempestivamente". Se la legge ora in discussione alla Camera venisse approvata, sarebbero più veloci i tempi per decidere l'adottabilità, per valutare la famiglia adottiva, per l'affidamento preadottivo. Basta? No secondo Anfaa, la storica associazione impegnata sul tema. «La cronaca e le crisi adottive ci dicono che bisogna investire in prevenzione, servizi, accompagnamento», afferma Frida Tonizzo

di Sara De Carli

«Non so quante volte è inserito l’avverbio tempestivamente in questa nuova proposta di legge, ma questa esigenza di accelerare le procedure relative all’adozione resterà comunque disattesa per la grave persistente carenza di giudici e operatori sociali: è l’ennesima proposta di legge a costo zero, quando invece il problema della legge sulle adozioni è quello di attuarla, finanziando i servizi sociosanitari che ora sono inadeguati se non assenti». Così Frida Tonizzo, presidente nazionale di Anfaa, esprime la sua preoccupazione per la proposta di legge presentata da alcuni deputati di Fratelli d’Italia, che va a modificare la legge 184/1983 sulle adozioni. «Sono passati sì 40 anni dall’approvazione della legge 184, ma a nostro giudizio essa è ancora valida, non va modificata: piuttosto bisogna investire risorse in ottica preventiva e di relazioni con altri Paesi»

È l’ennesima proposta di legge a costo zero, quando invece il problema della legge sulle adozioni è quello di attuarla, finanziando i servizi sociosanitari che ora sono inadeguati se non assenti

Frida Tonizzo, presidente Anfaa

La proposta di legge n. 1248, a prima firma di Paolo Trancassini, si ripromette di accelerare le procedure relative all’adozione, dalla valutazione dello stato di adottabilità alla valutazione degli aspiranti genitori adottivi, contraendone i tempi: per esempio la proposta indica tre mesi per verificare se sussiste lo stato di abbandono di un minore, riduce la sospensione del provvedimento di adottabilità da 12 a 9 mesi, l’udienza di appello per un eventuale ricorso contro la dichiarazione di adottabilità scende da 60 a 45 giorni, le indagini per individuare la famiglia adottiva dovranno durare al più 90 giorni anziché 120 e anche l’affidamento preadottivo durerà meno: nove mesi anziché un anno. «Queste disposizioni resteranno comunque disattesa per la grave persistente carenza di giudici e operatori sociali (assistenti sociali, psicologi, etc.,) indispensabili per assolvere al loro importante ruolo», ribadisce Tonizzo.

Andando alle coppie che si candidano all’adozione, basteranno due anni di matrimonio anziché io tre attuali, arco di tempo che conta anche il periodo di convivenza stabile prima del matrimonio (resta l’aggettivo stabile, viene depennato l’aggettivo continuativa).

Preoccupa molto l’eliminazione del comma che prevede che i coniugi debbano essere effettivamente idonei e capaci di educare, istruire e mantenere i minori che intendono adottare. Ma una valutazione di idoneità è necessaria

Frida Tonizzo, Anfaa

«Preoccupa molto l’eliminazione del comma 2 dell’articolo 6, che prevede che i coniugi debbano essere effettivamente idonei e capaci di educare, istruire e mantenere i minori che intendono adottare. Queste righe verrebbero cancellate, ma non è facile diventare genitori di bambini nati da altri e la valutazione preventiva della loro idoneità è indispensabile, nell’interesse dei bambini anzitutto», sottolinea Tonizzo.

Altro punto è quello sulla differenza di età tra il minore e il genitore più anziano: oggi non deve essere superiore ai 45 anni, mentre la proposta è di alzarla a 50 anni. «In questo modo quindi aumenterebbe il numero degli aspiranti genitori adottivi, mentre non aumenta il numero dei minori adottabili in Italia, già oggi molto inferiore rispetto a quello delle domande/disponibilità, sia per le adozioni nazionali che per le internazionali», è il commento della presidente di Anfaa. Una scelta che va nella direzione di alimentare le speranze delle coppie di poter accogliere un bimbo piccolo, cosa che invece è in linea di massima in contrasto con la realtà attuale dell’adozione nazionale e internazionale, che è fatta invece «di bambini e/o ragazzini che vengono inseriti nelle famiglie adottive già duramente provati da maltrattamenti e abusi subiti per anni, anche perché non sono stati segnalati tempestivamente. Né vanno dimenticati quelli disabili, anche gravi, che hanno diritto a una famiglia che li ami e li accompagni nel corso della vita».


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Su cosa intervenire allora, nelle adozioni? «Mancano troppo spesso i sostegni cui le famiglie dovrebbero aver accesso: nei fatti le famiglie sono troppo spesso lasciate sole. Le cronache non lasciano dubbi e anche l’aumento delle crisi adottive. È sul potenziamento dei supporti preventivi e sull’accompagnamento del post adozione che vanno fatti investimenti. È necessaria un’altra rivoluzione copernicana che rimetta al centro il bambino e renda esigibile il suo diritto ad una famiglia: la sua anzitutto, aiutandola, ma se questa non è adeguata è necessario il loro affidamento o adozione», spiega Tonizzo, che non ha dubbi: «Va contrastata la crescente cultura adultocentrica, basata sul “legame di sangue” e sul diritto a un figlio a tutti costi».

Mancano troppo spesso i sostegni cui le famiglie dovrebbero aver accesso: nei fatti le famiglie sono troppo spesso lasciate sole. Le cronache non lasciano dubbi e anche l’aumento delle crisi adottive

Frida Tonizzo

La proposta, infine, non interviene sulle adozioni internazionali, arrivate al minimo storico: «Il Governo e la Commissione Adozioni Internazionali devono attivarsi per trovare nuove strade, anche attraverso accordi bilaterali con i Paesi di nascita, anche se oggi la situazione in molte aree è turbolenta e rende difficile le adozioni».

Foto di Yan Krukau su Pexels


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