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Madaya, otto ong chiedono la fine dell’assedio

L'allarme di CARE International, Handicap International, International Rescue Committee, Norwegian Refugee Council, Oxfam, Save the Children, Syria Relief and Development e World Vision: un singolo ed estemporaneo accesso dei convogli non salverà i siriani ridotti alla fame

di Redazione

Un sollievo che non ferma l’allarme. È quanto esprimono le organizzazioni umanitarie internazionali che lavorano in Siria dopo l’ingresso di un convoglio di aiuti alimentari e altri beni di prima necessità nella città di Madaya, dove le persone stanno morendo di fame.

Gli aiuti sono stati distribuiti oggi anche ad altre zone assediate come quelle di Fua’a e Kafraya. Ma per le organizzazioni un singolo ed estemporaneo accesso dei convogli di aiuti non salverà i siriani sotto assedio ridotti alla fame e avvertono che solo la cessazione definitiva dei sei mesi di assedio e la garanzia che sia possibile consegnare continuamente gli aiuti e il soccorso umanitario potranno alleviare la crisi di queste aree.

Si stima che siano 42mila gli abitanti intrappolati a Madaya con limitata disponibilità di beni di prima necessità e con i prezzi dei generi alimentari che stanno crescendo ogni giorno in maniera astronomica. Gli aiuti distribuiti forniranno cibo per al massimo un mese, secondo le Nazioni Unite, per le organizzazioni questo permesso una tantum per l’accesso degli aiuti «sarà insufficiente, tenuto conto dei livelli attuali di malnutrizione riportati in quest’area», come riporta una nota di Save the Children che con CARE International, Handicap International, International Rescue Committee, Norwegian Refugee Council, Oxfam, Syria Relief and Development e World Vision, lancia l’allarme.

Secondo i medici presenti in città, l’apporto nutrizionale medio della popolazione è sceso allo 0,5% di quanto sarebbe necessario e secondo quanto riportato dalle organizzazioni umanitarie, più di 50 persone sarebbero già morte per la fame e la mancanza di cure mediche. I civili – fanno notare le ong – non sono infatti ancora autorizzati a muoversi all’interno e all’esterno delle aree assediate e persone che vivono all’interno della città riportano di almeno otto persone che sarebbero morte durante il tentativo di contrabbandare cibo all’interno della città. L’ultimo ospedale funzionante in città, deve affrontare gravi carenze di forniture mediche, con decine di pazienti lasciati al loro destino.

Madaya è una delle 15 aree sotto assedio in Siria, con gli abitanti che non possono fuggire e gli operatori umanitari bloccati che non possono accedere per portare cibo, medicine, carburante e altre forniture.
Le otto organizzazioni chiedono a tutte le parti in conflitto di porre fine all’assedio delle aree civili e di garantire un accesso umanitario permanente, così come previsto dalla risoluzione 2258 del Consiglio di sicurezza dell’Onu. In questo momento, più di 4,5 milioni di persone in Siria vivono in aree assediate o difficili da raggiungere, con un disperato bisogno di assistenza e protezione e l’accesso a queste zone è sempre più difficile.

In apertura foto di Louai Beshara/AFP/Getty Images