Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Giornata della Memoria e dell’Accoglienza

“Mai più morti nel Mediterraneo”: storia della bugia più drammatica dell’ultimo decennio

Sono passati dieci anni dalla strage di Lampedusa in cui morirono, a poche miglia dal porto dell'isola, 368 persone. Dal 2014 ad oggi la stima delle persone morte per raggiungere l'Europa supera le 28mila vittime. Solo nel 2023 sono morti 11 minori a settima. In questi ultimi anni il sistema d'accoglienza è stato smontato e la disumanità è diventata una pratica politica e burocratica

di Riccardo Bonacina

Tre ottobre 2013 – tre ottobre 2023. Sono passati dieci anni dalla strage di Lampedusa in cui morirono, a poche miglia dal porto dell’isola, 368 persone (almeno 10 i dispersi).

Allora si disse “Mai più” eppure da allora, dopo la parentesi dell’operazione navale “Mare Nostrum”, le politiche europee e italiane hanno puntato tutto su esternalizzazione delle frontiere, confinamento delle persone e respingimenti illegali. Così le stragi in mare sono continuate, l’ultima il 23 febbraio scorso a Cutro, dove annegarono 94 persone migranti tra cui 35 bambini.

Se il soccorso in mare viene criminalizzato

In questi ultimi anni poi, il sistema di accoglienza è stato smontato, il soccorso istituzionale in mare è stato disarticolato, criminalizzando quello condotto dalle organizzazioni non governative, stringendo accordi discutibili pur di raccontare all’elettorato di voler “fermare” i flussi, legittimando trafficanti quali le diverse milizie libiche o altri regimi autoritari ai quali abbiamo fornito mezzi, risorse e formazione. Rendendo la disumanità una pratica politica e burocratica. Il tutto contro l’evidenza dei fatti e dei numeri e contro norme interne e internazionali che sanciscono precisi obblighi in capo agli Stati in tema di tutela e salvaguardia della vita umana nel mare e sulla terraferma.

I numeri di una strage

Bastano due numeri a raccontare la “globalizzazione dell’indifferenza” come la chiama papa Francesco, a cui stiamo assistendo nel Mediterraneo: dal 2014 sono più di 28mila i migranti morti e dispersi nelle acque del Mar Mediterraneo nel tentativo di raggiungere l’Europa. E lungo la Rotta del Mediterraneo Centrale solo nel 2023, sono già oltre 2mila i morti e dispersi lungo la rotta e sebbene la maggior parte di essi non sia stata identificata, secondo le recenti stime diffuse dall’Unicef sarebbero almeno 289 i minori, 11 ogni settimana. Dal 2014 ad oggi sono almeno 140mila persone intercettate e respinte dalle milizie libiche grazie anche ai fondi dell’Italia e dell’Unione europea tra il 2016 e metà settembre 2023.

Immigrazione: la lezione di Mattarella

Cosa si potrebbe e si debba fare lo ricordano incessantemente sia il presidente della Repubblica Mattarella, sia il Santo Padre Francesco. Questa settimana propongo un ripasso anche a beneficio della presidente del Consiglio Giorgia Meloni e di quell’asino patentato di Matteo Salvini. Oltre che per i tanti che chiedono: cosa fare allora?

Ripassiamo la lezione di Sergio MattarellaLo scorso 22 settembre a Piazza Armerina il presidente ha ricordato come: «Le regole di Dublino sono preistoria. (…) quell’accordo faceva riferimento a un mondo che non c’è più. È una logica fuori dalla realtà». Servono soluzioni nuove e trovarle non è facile, ma di fronte a un «fenomeno epocale» è compito dei governi «cercarle insieme e velocemente». Con «una visione del futuro coraggiosa e nuova». Al tema delle migrazioni in questo 2023 Mattarella ha dedicato una lunga serie di messaggi.

Eccoli: 
6 marzo Dopo il naufragio di Cutro: «Bisogna comprendere perché intere famiglie lasciano con sofferenza la propria terra per cercare un futuro altrove».
17 aprile: «Nessuno Stato da solo può affrontare un problema così epocale, ma laUe può farlo con un’azione coordinata e ben organizzata e questo è un tema che richiama la sua responsabilità. Serve una nuova politica di asilo, superando vecchie regole che sono ormai preistoria».

21 giugno In occasione della Giornata del Rifugiato, l’intervento del presidente fu accorato: «Circa 100 milioni di uomini, donne e bambini, in tutti i continenti, sono costretti a lasciare le proprie case per trovare protezione contro persecuzioni, abusi, violenze. Il senso di umanità e il rispetto per i valori della Costituzione impongono di non ignorare il loro dramma. Le iniziative di assistenza a queste persone devono essere accompagnate dalla ricerca di un’indispensabile e urgentissima soluzione strutturale di lungo periodo». 

25 agosto L’intervento politicamente più forte, al Meeting di Rimini: «I fenomeni migratori vanno affrontati per quel che sono: movimenti globali, che non vengono cancellati da muri o barriere». Poi, l’appello per il potenziamento dei flussi legali: «È necessario rendersi conto che soltanto ingressi regolari, sostenibili, ma in numero adeguatamente ampio, sono lo strumento per stroncare il crudele traffico di esseri umani».

Se il mare diventa un cimitero

Papa Francesco non è da meno, lo scorso week end a Marsiglia ha tenuto discorsi duri e lucidi, così duri da mettere in imbarazzo il presidente Macron che lo stava a sentire. Ecco un passaggio dei suoi discorsi: «Troppe persone, in fuga da conflitti, povertà e calamità ambientali, trovano tra le onde del Mediterraneo il rifiuto definitivo alla loro ricerca di un futuro migliore. E così questo splendido mare è diventato un enorme cimitero, dove molti fratelli e sorelle sono privati persino del diritto di avere una tomba, e a venire seppellita è solo la dignità umana. Amici, davanti a noi si pone un bivio: da una parte la fraternità, che feconda di bene lacomunità umana; dall’altra l’indifferenza, che insanguina il Mediterraneo. Ci troviamo di fronte a un bivio di civiltà. O la cultura dell’umanità e della fratellanza, o la cultura dell’indifferenza: che ognuno si arrangi come può.

Due parole sono risuonate, alimentando le paure della gente: “invasione” ed “emergenza”. E si chiudono i porti. Ma chi rischia la vita in mare non invade, cerca accoglienza, cerca vita. Quanto all’emergenza, il fenomeno migratorio non è tanto un’urgenza momentanea, sempre buona per far divampare propagande allarmiste, ma un dato di fatto dei nostri tempi, un processo che coinvolge attorno al Mediterraneo tre continenti e che va governato con sapiente lungimiranza: con una responsabilità europea in grado di fronteggiare le obiettive difficoltà. La soluzione non è respingere, ma assicurare, secondo le possibilità di ciascuno, un ampio numero di ingressi legali e regolari, sostenibili grazie a un’accoglienza equa da parte del continente europeo, nel contesto di una collaborazione con i Paesi d’origine. Dire “basta”, invece, è chiudere gli occhi; tentare ora di “salvare sé stessi” si tramuterà in tragedia domani».

Le bugie hanno le gambe corte

Certamente il fenomeno delle migrazioni non lo si affronta e risolve dicendo bugie, o peggio scrivendole, scrivendole addirittura in una lettera ufficiale al premier tedesco Olaf Scholz come ha fatto Giorgia Meloni. Una lettera in cui ha scritto: «Ho appreso con stupore che il tuo governo – in modo non coordinato con il governo italiano – avrebbe deciso di sostenere con fondi rilevanti organizzazioni non governative impegnate nell’accoglienza ai migranti irregolari sul territorio italiano e in salvataggi nel Mare Mediterraneo. Entrambe le possibilità suscitano interrogativi. Innanzitutto, per quanto riguarda l’importante e oneroso capitolo dell’assistenza a terra è lecito domandarsi se essa non meriti di essere facilitata in particolare sul territorio tedesco piuttosto che in Italia. Inoltre, è ampiamente noto che la presenza in mare delle imbarcazioni delle Ong ha un effetto diretto di moltiplicazione delle partenze di imbarcazioni precarie che risulta non solo in ulteriore aggravio per l’Italia, ma allo stesso tempo incrementa il rischio di nuove tragedie in mare».

Non so come mai e neppure perché Giorgia Meloni abbia rilanciato una bufala smentita da ogni ricerca e persino da ogni indagine giudiziaria. Ricordate il Pm di Catania Carmelo Zuccaro che lavorò per tre anni su tale ipotesi di reato, Ong “pull factor”, scornandosi, con grave nocumento di soldi pubblici, contro la realtà dei fatti e dei numeri? Numeri che ci dicono che da inizio gennaio al 20 settembre, navi e imbarcazioni delle Ong hanno soccorso e sbarcato in Italia 10.538 persone migranti su 131.538 arrivi (circa l’8% del totale). Uno studio del 2021 ha poi esaminato i dati sulle partenze dei migranti dal Nord Africa nel periodo tra gennaio 2014 e gennaio 2020, scoprendo che gli unici fattori che nell’arco di tempo analizzato hanno avuto un impatto sull’aumento del numero delle partenze sono stati le condizioni meteo e il livello di instabilità politica in Libia.

Credit foto: Cecilia Fabiano/LaPresse


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA