Quando i genitori si lasciano

Mamma e papà, nella separazione ascoltate anche me

«Nessuno intende stigmatizzare la coppia che si separa, ma il bambino vede stravolta la sua vita. I disegni dei bambini parlano di rabbia, incertezza, paura. Sentimenti di cui raramente si tiene conto»: così l'Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza, Carla Garlatti, alla presentazione del libro nato dall'esperienza dei "gruppi di parola" per figli di genitori separati

di Alessio Nisi

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Parole e disegni, per dare la parola ai bambini che vivono l’esperienza, per loro quasi sempre drammatica, della separazione dei genitori. «Perché proprio a me?» è una frase scritta da uno dei piccoli autori e scelta come titolo per il volume realizzato dall’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, Carla Garlatti, in collaborazione con l’Università Cattolica del sacro cuore. L’idea nasce da Paola Cavatorta, che dirige il consultorio familiare della Cattolica di Roma. In 80 pagine, il volume (QUI la versione in pdf) raccoglie quanto realizzato dai bambini e dalle bambine all’interno dei Gruppi di parola, rivolti proprio ai figli dei genitori che si separano. «Un luogo in cui bambini e bambine fino a 11-12 anni trovano spazio per esprimersi, accompagnati da personale esperto», sottolinea Garlatti.

La premessa? La constatazione che nel corso della separazione, bambine e bambini emergono perlopiù in relazione a questioni pratiche, mentre le loro paure difficilmente vengono alla luce davanti al giudice.

I numeri. Nel 2021, emerge dall’incontro, ci sono state in Italia quasi 98mila separazioni (90mila nel 2022), che hanno coinvolto 76mila minori.

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L’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, Carla Garlatti, durante la presentazione del libro “Perché proprio a me? La separazione vista dai bambini”

Accantonare la visione adultocentrica

«Colpiscono», ha messo in evidenza Garlatti, «le domande dei bambini, riportate nel libro. Alcune in particolare, oltre a quella che dà il titolo al volume: “Mi tirano da entrambe le parti”, “Vado da un posto all’altro come pacco postale”, “Non sono potuto andare in gita scolastica perché i miei genitori non si sono messi d’accordo”: quest’ultima rappresenta la tipica situazione in cui i genitori perdono di vista l’interesse e il benessere del figlio e della figlia. Non è facile, ma è doveroso che, anche nella complessità e la drammaticità della separazione, l’interesse del minore sia sempre al centro e la visione adultocentrica sia accantonata».

I minori al centro

«Abbiamo voluto presentare il libro in questa sala del Maxxi, perché è un’espressione artistica dei bambini e delle bambine, che hanno dato parola e immagine alle loro emozioni», ha detto in apertura l’Autorità garante Carla Garlatti. «Difficilmente i bambini e le bambine, nella dolorosa esperienza della separazione, trovano spazio per esprimere i loro sentimenti, di cui a volte gli adulti non si rendono conto. Nessuno intende stigmatizzare la coppia che si separa, ma il bambino vede stravolta la sua vita. I sentimenti illustrati sono rabbia, incertezza, paura».

“Non sono potuto andare in gita scolastica perché i miei genitori non si sono messi d’accordo”: questa frase rappresenta la tipica situazione in cui i genitori perdono di vista l’interesse e il benessere del figlio e della figlia. Non è facile, ma è doveroso che, anche nella complessità e la drammaticità della separazione, l’interesse del minore sia sempre al centro

Carla Garlatti – Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza

Quei bambini che non hanno voce

Separarsi è una cosa che nella vita succede, ha sottolineato Garlatti, «ma a separarsi bene bisogna imparare. Come? Mettendosi dalla parte dei bambini, che nei processi di separazione non hanno voce, perché è un’esperienza per lo più adultocentrica. Se si può smettere di essere coppia, genitori si resta per sempre: i figli devono sapere di essere al centro delle scelte della mamma e del papà, che continueranno ad amarli». 

La Garante ha ricordato come «un anno prima della pandemia abbiamo realizzato e diffuso la Carta dei diritti dei figli dei genitori separati, proprio per sollevare l’attenzione su una questione così importante.

A proposito dei Gruppi di parola

L’esperienza dei Gruppi di parola, come spazio di espressione e condivisione delle emozioni, sono stati al centro della riflessione di Paola Cavatorta. «Spesso la famiglia, presa da questo momento complesso, perde di vista i propri figli», argomenta, «il gruppo è l’occasione e l’opportunità di mettere in comune la loro esperienza. Assicurare ai bambini la possibilità di raccontare è il primo strumento per riattivare il dialogo, portando in salvo e vivificando il legame con i genitori. Per loro non è scontato che questo legame possa restare: bisogna aiutarli a vivere questo strappo, avendo un approdo sicuro, che è appunto il legame con la mamma e il papà».

I Gruppi di parola

Tecnicamente, il gruppo di parola è un intervento breve, che consiste in quattro incontri, riservati a figli di genitori separati. Il numero dei partecipanti varia da sei a otto, di età omogenea. La partecipazione del bambino deve essere autorizzata da entrambi i genitori. Il consultorio dell’Università Cattolica è stato pioniere, avviandoli nel 2010. Oggi sono diffusi in tutta Italia, anche grazie al supporto fondamentale dell’Autorità garante, che per la sua visione dell’infanzia e dell’adolescenza ha creduto in questo progetto. 

Mi auguro che questo libro, fatto dai bambini e dalle bambine per i genitori, possa aiutare questi ultimi a porre al centro i figli, per costruire una comunicazione nuova e positiva

Carla Garlatti

Quattro incontri

In quattro incontri, chiarisce a proposito sempre Cavatorta «si toccano varie tematiche, con i conduttori che propongono disegno, discussioni ma anche esperienze più attive, come il gioco di ruolo. Inoltre, il gruppo scrive una lettera ai genitori, per raccontare sentimenti, emozioni, desideri. La lettera è un prodotto collettivo, i bambini si prestano e si scambiano le parole: questo permette una sorta di anonimato, che rende più semplice per i bambini dire ai genitori ciò che non riuscirebbero a dire in altro modo. Al termine del quarto incontro, i genitori entrano e fanno merenda con i figli, che leggono loro la lettera. È sempre un momento molto emozionante. Dopo circa un mese, incontro con genitori e figli per sapere com’è stata l’esperienza e se la consiglierebbero. È una piccola esperienza, ma potente», assicura sempre Cavatorta, «i bambini possono esprimersi e da invisibili diventare visibili».

In apertura foto di Road Ahead per Unsplash. Nel testo le immagini sono tratte dal volume “Perché proprio a me?”. La foto dell’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, Carla Garlatti, è dell’ufficio stampa Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza

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