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Pace

Medio Oriente, i timori delle Acli sui nuovi venti guerra

Il presidente aclista, Emiliano Manfredonia, interviene sulle voci di un possibile attacco iraniano a Israele. «Le associazioni facciano pressioni sui Governi per un negoziato serio», dice, «e col Papa ribadiamo il nostro "No alla guerra"»

di Giampaolo Cerri

«Le notizie di un imminente attacco da parte dell’Iran contro Israele sono un campanello di allarme che deve richiamare l’impegno di tutti gli organi internazionali e nazionali, a partire dall’Unione Europea, affinché si scongiuri un’ulteriore azione di guerra che faccia esplodere la già tragica situazione nell’area». Si esprime così, Emiliano Manfredonia, presidente nazionale delle Acli, sui timori di un possibile attacco di Teheran nelle prossime ore. 

Emiliano Manfredonia, presidente Acli

«Temiamo che questa ennesima azione», prosegue Manfredonia, «possa scatenare una reazione a catena che porterebbe solo morte e devastazione. L’allargamento del conflitto in Medio Oriente a Paesi che, come noto, hanno un arsenale nucleare è un rischio che non possiamo correre. È arrivato il momento che tutte le associazioni come la nostra nel mondo si uniscano per fare pressione sui Governi affinché si apra subito una mediazione seria. È tempo di attivarsi realmente per un dialogo che faccia tacere le armi», conclude il presidente aclista, «gridiamo, insieme al Papa, il nostro “No alla guerra” e ad ogni azione che non fa altro che prolungare un periodo di morte e distruzione».

Nella foto in apertura, di Zuma Press Wire/LaPresse, una caccia iraniano a terra durante un’esercitazione del gennaio scorso.


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