Politica

Meno povertà e più istruzione, così si abbatte l’astensionismo

I dati Swg dimostrano come gli elementi basilari che producono tassi clamorosi di mancata partecipazione politica sono le condizioni economiche difficili e il basso tasso di istruzione

di Stefano Arduini

Nelle recenti elezioni in Emilia Romagna, vinte dal candidato di centrosinistra Michele De Pascale, i cittadini con diritto di voto che si sono astenuti dall’esprimere una preferenza (comprese le schede nulle e quelle bianche) sono stati il 55%. A dirlo il radar Swg sulle elezioni regionali del 2024. Se però scomponiamo la percentuale in base alle fasce di condizione economica percepita emerge un quadro molto nitido: si è astenuto meno della media, il 51% della popolazione che si ritiene in una condizione economica buona e il 56% di quelli in condizione media. Il dato si impenna al 70% fra chi vive una condizione economica difficile. 

Percentuali leggermente diverse, ma medesimo trend in Umbria (anche qui ha vinto la candidata del centrosinistra: Stefania Proietti). Il 49% degli aventi diritto non è andato a votare o comunque non ha espresso un voto valido. Quota che scende al 42% per chi vive in condizioni economiche buone, arriva al 56% per chi è in condizioni medie e balza al 66% (solo 4 punti percentuali in meno rispetto all’Emilia Romagna). Il rapporto fra povertà e partecipazione politica è evidente e diretto: i più poveri sono i più esclusi dalla vita democratica del Paese.

Un fotografia che si conferma analizzando il titolo di studio degli elettori. In questo caso Swg ha rilasciato il dato solo per l’Umbria. Il 35% di chi ha un titolo di studio alto non ha partecipato alla competizione elettorale. Sotto la media regionale anche chi ha un titolo di studio medio (astenuti 48 elettori su cento). Mentre ha boicottato le urne addirittura il 62% di chi ha un titolo di studio basso. 

La conclusione è semplice: uno degli elementi fondamentali per ricostruire una partecipazione politica larga, prerequisito per una democrazia sana e qualitativamente efficiente è la riduzione dei tassi di povertà nel nostro Paese. Ma come certifica l’ultimo rapporto Caritas: negli ultimi dieci anni il numero di poveri assoluti è salito dal 6,9% della popolazione nel 2014 al 9,7% del 2023. L’incidenza della povertà assoluta tra i minori, pari al 13,8% è arrivata ai massimi storici. Se non si inverte il trend, facile prevedere che il tasso di astensionismo è destinato a continuare a crescere anche in futuro.

Foto La Presse: i due neo governatori De Pascale e Proietti

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