Microfinanza
Microcredito, grande impatto. Lo dicono i numeri (e anche le storie)
PerMicro, la principale società italiana che si occupa di inclusione finanziaria erogando credito a persone in condizioni vulnerabilità, ha sostenuto 9mila beneficiari e generato 3600 posti di lavoro. L’impatto economico e sociale della sua attività in uno studio presentato a Torino. La presidente Francesca Giubergia: «Pur essendo una piccola realtà rispetto ai colossi della finanza, siamo considerati un unicum in Italia e in Europa»

Karin ha una piccola ditta di bibite «che cresce piano piano». Origini peruviane, laureata, al suo arrivo in Italia ha lavorato come assistente familiare. Oggi è un’imprenditrice. Grazie alla sua attività, dopo otto anni di lontananza ha potuto portare in Italia suo figlio. Il video con la sua storia, il volto sorridente accanto al responsabile della filiale che l’ha accompagnata nella richiesta di finanziamento e nel percorso di avvio dell’azienda, è stato proiettato questa mattina a Torino, nella sede di Ersel banca privata, alla presentazione dello studio sull’impatto economico e sociale generato in 18 anni di attività da PerMicro, la più grande società italiana che si occupa di inclusione finanziaria.
Il senso di una realtà che offre credito e opportunità a persone in condizione di vulnerabilità sta tutto nelle storie. Oltre a quella di Karin, ce ne sono tantissime: da Teresa, che è riuscita a realizzare il progetto di una tavola calda, a Valeria che sognava di avviare una attività di acquisto e vendita di autovetture (oggi è realtà). Per usare le parole della presidente di PerMicro Francesca Giubergia, «una storia dice più di tante parole. Pur essendo una piccola realtà rispetto ai colossi della finanza, siamo considerati un unicum in Italia e in Europa, capace di offrire servizi finanziari e non finanziari con un’attenzione particolare ai cittadini migranti, alle donne e ai giovani sotto i 35 anni».

Pionieri nella misurazione dell’impatto
«Una mamma che riesce a ricongiungersi con i suoi figli dal Perù è un impatto che può essere soltanto raccontato, non misurato», ha detto Mario Calderini, professore ordinario alla School of Management del Politecnico di Milano e direttore di Tiresia, il centro di ricerca sull’innovazione e la finanza ad impatto sociale. Eppure, la misurazione dell’impatto è nel dna di PerMicro da sempre, «la prima rilevazione risale al 2014, quando non se ne occupava nessuno. Oggi abbiamo a disposizione una infrastruttura di misurazione che consente un monitoraggio costante, a 24-36 mesi dall’erogazione del finanziamento. In una città su cui gravita un ecosistema come Torino Social Impact e che si distingue per la competitività e una cultura profondissima per l’impatto sociale, PerMicro è un caso scuola».

Lo dimostra lo studio realizzato da Triadi, il centro di ricerca spin off del Politecnico di Milano diretto da Gabriele Guzzetti. La ricerca – che ha preso in esame gli effetti generati dall’attività della società nel periodo compreso tra il 2009 e il 2022 ed è frutto di un percorso strutturato avviato nel 2015 con il Politecnico di Milano – mette in luce come il credito accessibile sia una leva concreta di emancipazione, stabilizzazione economica e coesione sociale. L’inclusione finanziaria può trasformare in profondità le condizioni economiche e sociali di individui e comunità. E non solo: «Il lavoro di PerMicro», ha aggiunto Calderini, «mostra come la valutazione può contribuire non soltanto a rendicontare l’efficacia dell’azione, ma anche a promuovere un’evoluzione del microcredito, affinché continui a rispondere in modo efficace e mirato ai bisogni di chi resta ai margini».
I numeri non sono mai soltanto numeri
Ricostruire i numeri permette di comprendere come le 23 filiali sparse su tutto il territorio nazionale siano un potente motore di cambiamento. Avviene attraverso l’erogazione di crediti e microcrediti, l’educazione finanziaria e l’offerta di servizi di avviamento e accompagnamento all’impresa. «Non sono soltanto numeri», ha ribadito Benigno Imbriano, amministratore delegato di PerMicro: «raccontano le nostre giornate, le storie dei nostri clienti e tutto ciò che generano in termini economici e sociali. Il 2024 ha visto PerMicro raggiungere per la prima volta il pareggio di bilancio, ma non è un traguardo, è un nuovo punto di partenza per le future sfide e opportunità di crescita».
Più occupazione, meno sussidi
Dalla sua fondazione nel 2007 a oggi, PerMicro ha erogato oltre 40mila crediti, per un valore complessivo che supera i 336 milioni di euro. L’impatto sociale misurato dalla ricerca per il periodo 2009-2022 mostra oltre 9mila beneficiari del credito concesso tra persone e microimprese inizialmente escluse dai canali bancari tradizionali.
In 14 anni la società ha registrato una crescita media annua del 30% nelle somme erogate, passando da 1,5 milioni di euro nel 2009 a 26 milioni nel 2022. Sono 3.601 i posti di lavoro creati grazie alle attività imprenditoriali nate con il sostegno di PerMicro che hanno visto il coinvolgimento di donne, giovani sotto i 35 anni e cittadini stranieri. I dati confermano che il microcredito può costituire uno strumento efficace per contrastare la precarietà: più di 1.700 imprenditori hanno migliorato la propria condizione lavorativa e oltre 2.500 hanno registrato un aumento del reddito mensile.

La crescita del reddito e dei consumi generata dalle attività supportate da PerMicro ha comportato un incremento delle entrate fiscali per lo Stato stimato in 123 milioni di euro tra imposte sul reddito e gettito derivante dai consumi. Inoltre, la riduzione della dipendenza da sussidi ha generato un risparmio per le casse pubbliche pari a 18,3 milioni di euro. La ricerca rileva inoltre che «nel 2024 sono stati 3.030 i progetti sostenuti a favore di famiglie e piccoli imprenditori, con oltre 35 milioni di euro erogati e una crescita del 14% nell’assistenza alle microimprese e dell’8% in quella alle famiglie, rispetto all’anno precedente».
Lo scenario
Per leggere i dati, servono i contesti. Secondo l’elaborazione di Banca Etica sui dati Banca d’Italia relativi al 2022, circa il 3% delle famiglie (quasi 600mila nuclei, pari a 1,3 milioni di cittadini) non possiede alcuno strumento bancario. Sebbene il dato mostri un miglioramento rispetto al 2020, con oltre 500mila famiglie che hanno acquisito un conto corrente o simile in due anni, la vulnerabilità resta concentrata nelle aree meridionali e tra i redditi più bassi. Il 77% delle famiglie escluse ha un reddito annuo inferiore ai 17mila euro. In questo scenario, la microfinanza può costituire una leva strategica per colmare le disuguaglianze, promuovere la giustizia sociale e rafforzare il tessuto economico del Paese.

Lo sa bene Guido Giubergia, presidente di Ersel Banca privata e Narval Investimenti: «18 anni fa, con Fondazione Paideia (ente nato a Torino nel 1993 per volontà delle famiglie torinesi Giubergia e Argentero per offrire un aiuto concreto ai bambini con disabilità e alle loro famiglie, nda), abbiamo dato vita a PerMicro con l’obiettivo ambizioso di dare un’alternativa concreta e sostenibile per l’inclusione economica e sociale. Oggi possiamo dire con orgoglio che quell’intuizione è diventata una realtà solida. L’impatto sociale che PerMicro continua a generare ci ricorda che l’impresa può e deve essere anche strumento di cambiamento positivo».
Le fotografie sono di Ufficio stampa PerMicro. In apertura, una delle giovani donne sostenute nella fase di avvio della propria attività
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