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Microcredito, la carica dei 3.200. Aspettando il fondo ad hoc

Molti dati interessanti nella "Relazione al Parlamento sulle attività di microcredito e microfinanza nel 2021-2022 e sui principali fatti di rilievo del 2023": cresce la domanda e l'offerta di finanziamento dei cosiddetti "non bancabili" che vogliono intraprendere un'attività ma che non riescono a prestare le dovute garanzie. L'ammontare medio concesso passa da 24.500 euro del 2020 a 34mila euro dello scorso anno. Le banche convenzionate hanno concorso al finanziamento per 90 milioni del “Fondo di Garanzia per le piccole e medie imprese”. E forse è il momento di un fondo dedicato

di Francesco Dente

Salgono la domanda e l’offerta di microcredito. Sale soprattutto l’importo dei piccoli presiti destinati all’avvio di impresa da parte dei cosiddetti soggetti “non bancabili”, le persone cioè che non possono accedere al credito perché non hanno nulla da dare in garanzia.

L’ammontare medio passa da 24.500 euro nel 2020 a 34mila euro nel 2023, complice l’aumento della soglia massima concedibile innalzata prima a 40mila dal decreto “Cura Italia” nel 2020 e di recente a 75mila euro dalla legge di Bilancio 2022. È questo uno dei dati più significativi della Relazione al Parlamento sulle attività di microcredito e microfinanza nel 2021-2022 e sui principali fatti di rilievo del 2023, presentata alla Camera dei deputati dal presidente dell’Ente nazionale per il microcredito Mario Baccini. Un rapporto con più spunti di proposta che dati da confrontare (non c’è neanche una tabella) perché l’organismo, a venti anni dalla sua nascita, non ha il compito ufficiale di centro raccolta delle informazioni sui prestiti attivati con fondi pubblici e privati. Poche cifre, dunque.

I 90 milioni dagli istituti di credito

Sfiora il numero di 3.200 il totale delle operazioni coperte nel 2023 dal “Fondo di Garanzia per le piccole e medie imprese” e finanziate con oltre 90 milioni dai soggetti finanziatori, banche in primo luogo. Sì perché, come sottolinea la relazione, i principali erogatori del microcredito restano gli istituti di credito tradizionali. I micro prestiti, facciamo un passo indietro, consistono in finanziamenti finalizzati all’avvio di un’attività economica (microcredito imprenditoriale) o al sostegno di persone vulnerabili (microcredito sociale). La normativa, soprattutto, prevede che i finanziamenti siano accompagnati da servizi ausiliari sia nella fase istruttoria che durante il periodo di rimborso. Pensiamo all’assistenza nella stesura del business plan. I beneficiari, in pratica, sono affiancati da un tutor. A tal fine, la riforma del Testo unico bancario ha introdotto all’articolo 111 una nuova figura ad hoc di intermediario finanziario che si occupa proprio di microcredito. Il punto è che non è mai decollato. Al momento sono solo 13 gli operatori iscritti nell’apposito elenco tenuto da Bankitalia.

L’apporto delle banche

Motivo per cui l’ente guidato da Baccini, che non effettua erogazione diretta di fondi, ha stipulato delle convenzioni con 32 banche (circa 2.500 filiali operative) perché mettano a disposizione del microcredito i plafond di risorse necessarie. Soprattutto, ha istituito un elenco nazionale dei tutor che svolgono attività di assistenza a favore dei soggetti beneficiari dei prestiti di importo contenuto. Al momento risultano iscritti nell’elenco 993 tutor di microcredito, di cui 612 formati e contrattualizzati dall’Ente stesso. Terzo pilastro della strategia dell’Enm, la nascita di 113 Sportelli informativi di microcredito (con 319 operatori) presenti ad esempio presso Regioni, Centri provinciali per l’impiego, Camere di Commercio. Un’operazione seguita di recente dall’attivazione anche dello “Sportello digitale per il Microcredito”. Passi in avanti compiuti nonostante gli ostacoli che incontra chi fa microcredito. La relazione non nasconde ad esempio critiche tanto all’operato del Fondo per le piccole e medie imprese quanto delle banche. La sostanziale equiparazione delle operazioni di microcredito con altre operazioni di mercato definite “di importo ridotto” (assicurano identiche condizioni di vantaggio in termini di copertura di garanzia pari all’80%) ha determinato negli ultimi anni, scrive Baccini, «una contrazione della domanda potenziale di microcredito che, a giudizio dell’Ente, è attribuibile alla preferenza frequentemente manifestata dalle banche per un prodotto considerato più accattivante del microcredito, in quanto più semplice da gestire per l’assenza dell’obbligo di prestazione dei servizi di tutoraggio».

Arriva il Fondo sociale europeo?

A tal proposito, il presidente dell’Enm propone di aprire un confronto con la ministra del Lavoro e delle Politiche Sociali sull’utilizzo del Fondo Sociale Europeo, come strumento di sostegno dei servizi di accompagnamento a favore dei beneficiari del microcredito. Non è l’unica proposta. Per rivitalizzare il microcredito sociale in favore delle famiglie (importo massimo erogabile 10mila euro) propone di istituire all’interno del Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese, una Sezione speciale denominata “Sezione Microcredito Sociale”, per la prestazione di garanzie sui finanziamenti ai nuclei familiari non bancabili.

In alternativa, di dar vita a un fondo statale di garanzia ad hoc per il microcredito sociale. Sarebbe ora.

La foto in apertura è di Giampiero Corelli/Sintesi


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