Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Giovani e lavoro

Gender Gap anche tra i Neet: 1 ragazza su 4 non studia e non cerca lavoro

La disparità di genere si vede anche in questo: in Italia una ragazza su quattro (con età tra i 15 e i 29 anni) è Neet: non studia e non lavora. Le cause? Come rileva anche il report InDifesa di Terre des Hommes si tratta di una «situazione determinata, da un lato, da convenzioni o pressioni sociali che tendono a dare una maggiore importanza al ruolo delle donne all’interno della famiglia; dall’altro da un mercato del lavoro che privilegia l’assunzione di giovani uomini rispetto alle giovani donne, che rende difficile conciliare l’attività lavorativa con la cura dei figli»

di Sabina Pignataro

Nel 2021 l’Italia si conferma il Paese europeo con la quota più elevata di “Neet”, giovani che non studiano e non lavorano (“Not in Education, employment or Training”).

Una ragazza su quattro è Neet

Come rileva anche Istat,  il 25% delle ragazze tra i 15 e i 29 anni non studia e non lavora (Istat, Rapporto BES 2022). Man mano che avanza l’età per le donne italiane l’ingresso nel mondo del lavoro si fa una chimera: dai 30 ai 34 anni le “Neet” sono il 38%, a fronte di un 18,5% dei coetanei maschi (Dato Eurostat)

Secondo le stime contenute nell’ultimo rapporto “Education at glance” nei Paesi Ocse  “Le giovani donne hanno maggiori probabilità di essere ‘Neet’ rispetto agli uomini”. I numeri infatti dicono che  “Nei Paesi Ocse, il 16,5% delle donne tra i 18 e i 24 anni non studia e non lavora, mentre la percentuale tra gli uomini della stessa età è leggermente inferiore (14%).”

Le cause

Le ragioni che spingono le giovani donne a non intraprendere percorsi di formazione e a non avere un impiego sono diverse. Nei Paesi Osce il 70% delle giovani donne “Neet” non è attiva nella ricerca di un lavoro e una delle principali cause di questa condizione sono gli impegni legati alla cura dei figli. Inoltre la quota di “Neet” inoccupati (cioè che non cercano lavoro) cresce con l’aumentare dell’età e questo è particolarmente vero per la popolazione femminile, che passa infatti dall’11,2% nella fascia 18-24 anni (contro il 7,5% tra gli uomini) al 17,3% tra i 25 e i 29 anni (6,4% tra gli uomini).

La disparità di genere è confermata anche a livello europeo dai più recenti dati Eurostat: nel 2021 il 14,5% delle ragazze e delle giovani donne di età compresa tra i 15 e i 29 anni erano classificate come “Neet” contro l’11,8% degli uomini.

Come rileva anche il Dossier indifesa realizzato da Fondazione Terre des Hommes, si tratta di una «situazione determinata, da un lato, da convenzioni o pressioni sociali che tendono a dare una maggiore importanza al ruolo delle donne all’interno della famiglia; dall’altro da un mercato del lavoro che privilegia l’assunzione di giovani uomini rispetto alle giovani donne, che rende difficile conciliare l’attività lavorativa con la cura dei figli. Anche in Europa la quota di giovani donne (15-29 anni) “Neet” inoccupate, che non cercano attivamente un lavoro, è più elevata (10,2%) rispetto alla componente maschile (6,3%)».

Le giovani caregiver e le ragazze dei lavoretti

L’Osservatorio di Intesa Sanpaolo ha individuato nelle giovani mamme (dette anche “Neet Caregiver”) una delle cinque tipologie di Neet. Giovani donne appartenenti ad una classe d’età compresa tra i 25 e i 29 anni che hanno responsabilità familiari. Sotto il profilo professionale risultano inattive, non cercano e non sono disponibili al lavoro. Per la posizione ricoperta in famiglia assumono la caratteristica prevalente di “Neet Caregiver”.

Look4Ward – Osservatorio per il lavoro di domani di Intesa SanPaolo


Un’altra delle categorie è rappresentata dalle giovani ventenni, quelle dei lavoretti: principalmente donne single, di età compresa tra i 20 e i 24 anni; possiedono un titolo di studio secondario; saltuariamente sono impiegate in lavori temporanei e non trovano occupazioni stabili nonostante gli sforzi profusi. Senza dubbio rappresentano una forza lavoro potenziale. (qui il documento dell’Osservatorio Intesa SanPaolo).

«È fondamentale un cambiamento culturale nella valorizzazione del talento femminile, è importante incoraggiare le giovani donne verso le professioni più richieste in futuro, come ad esempio quelle legate alla sostenibilità o alle materie stem», commenta Elisa Zambito Marsala, Responsabile Social Development and University Relations Intesa Sanpaolo.

Come abbiamo raccontato sul magazine di maggio di VITA, dal titolo Gioventù bruciata, tra chi abbandona precocemente la scuola, solo uno su tre trova lavoro: gli altri diventano Neet: in Italia nel 2021 era in questa condizione il 23,1% della popolazione tra i 15 e i 29 anni, molto più della media europea (13,1%).

Per approfondire

Foto in apertura, Christopher Campbell by Unsplash


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA