Scuola

Nuova maturità, Viola Ardone: «La scuola non dovrebbe “manganellare” lo studente che fa una critica»

Approvato il decreto legge che riforma l'esame conclusivo del secondo ciclo d'istruzione. Tra le novità, il ritorno alla denominazione tradizionale di "esame di maturità" e il divieto di fare "scena muta" all'orale. Il commento della scrittrice e insegnante Viola Ardone: «Non si riforma nulla partendo dalla coda: vanno cambiati programmi, approcci didattici e tempo scuola. Ma soprattutto se dei ragazzi esprimono un disagio motivato e lo pagano di tasca propria, la scuola dovrebbe interrogarsi sui motivi di questa scelta, non punirli»

di Chiara Ludovisi

La prima novità è che si parte dalla fine: per riformare la scuola – che tanto ne ha bisogno – si riforma l’esame, che ne è l’atto finale. La seconda novità è che si torna indietro: non più “esame di Stato”, si chiamerà di nuovo “esame di Maturità”. Il ripristino della denominazione tradizionale ha l’obiettivo di enfatizzarne, più che la funzione burocratica, quella educativa e formativa. Almeno a parole.

Per il resto, l’esame che dal prossimo anno dovranno sostenere gli studenti che usciranno dalle scuole superiori somiglia un po’ a quello che hanno sostenuto i loro genitori: si torna indietro di qualche anno, appunto. Al colloquio orale non si porteranno più tutte le materie, ma neanche due: vince la via di mezzo, con quattro discipline considerate “caratterizzanti” per ciascun indirizzo, che saranno decise ogni anno a gennaio tramite decreto ministeriale. 

Addio anche ai cosiddetti “spunti”, odiati e amati dai maturandi: per avviare l’esame orale, lo studente non dovrà più scegliere la busta contenente l’argomento “a sorpresa” da cui partire. 

La commissione si snellisce, passando da 7 a 5 membri, in modalità mista: un presidente esterno, due commissari esterni e due interni, uno per ciascuna delle due classi abbinate. 

Durante il colloquio, sarà valutata – o almeno così si promette – non solo la preparazione curricolare, ma anche caratteristiche personali come autonomia, responsabilità, impegno e attività extrascolastiche.

Vietato fare scena muta

L’esame orale, insomma, dovrebbe diventare meno stressante e più gratificante per gli studenti, che però – questa è la novità che sta facendo più discutere – saranno tenuti a sostenerlo, pena la bocciatura. «Chi farà volontariamente scena muta sarà bocciato», si legge nella nota del ministero.

Una decisione, questa, annunciata dal ministro Giuseppe Valditara fin dall’inizio dell’estate, quando alcuni diplomandi si rifiutarono di rispondere all’orale, avendo già totalizzato un punteggio sufficiente per ottenere la promozione. Un gesto critico verso un sistema scolastico giudicante e incapace – questa in sintesi l’argomentazione dei ragazzi – di valorizzare capacità, interessi e diversità.

Dal prossimo anno, a prescindere dai crediti totalizzati dagli studenti durante gli anni scolastici e nelle prove scritte, rispondere all’esame orale sarà obbligatorio e imprescindibile. Una risposta dura, inequivocabile e definitiva di fronte all’iniziativa di pochi, pochissimi studenti che in questo modo avevano comunque provato ad esprimere un disagio e ad accendere un faro su un bisogno.

«Non si cambia niente, partendo dalla coda»

Viola Ardone unisce alla sua passione per la scrittura e la letteratura, un grande amore per la scuola. Autrice di romanzi molto letti – tra cui il celeberrimo Il treno dei bambini, Oliva Denaro o Grande Meraviglia – pubblicherà tra poche settimane un altro romanzo, Tanta ancora vita (Einaudi). Nel frattempo, sta per rientrare in classe, nel liceo vicino Napoli in cui insegna Latino e Italiano. 

Ardone, cosa ne pensa di questo “nuovo” esame di maturità?

Innanzitutto, penso che non si possa riformare qualcosa partendo dalla coda: bisogna iniziare dalla testa. Fare piccoli o grandi aggiustamenti all’esame di maturità, che è solo il momento finale, simbolico, di un percorso non ha molto senso, se quel percorso è rimasto lo stesso dai tempi in cui ero studentessa io. Al contrario, è proprio il percorso che deve essere cambiato: i programmi, la maniera di insegnare e di rapportarsi con i ragazzi, il tempo scuola. Iniziando dalla testa e non dalla coda.

Una delle principali novità riguarda l’obbligo dell’esame orale. Una risposta alle recenti proteste di alcuni maturandi, che si erano rifiutati di sostenerlo… È una risposta opportuna?

In effetti, era obbligatorio anche prima. Sono pochissimi i ragazzi che si sono rifiutati di sostenerlo, hanno firmato e fatto scena muta, decidendo di non prendere i punti dell’esame orale. Ma nessuno al mondo può costringere un ragazzo a parlare durante l’esame orale, o a scrivere durante lo scritto. Mi pare una forzatura, anche perché erano davvero pochi casi isolati.

Una forzatura che però lancia un messaggio ben preciso ai ragazzi…

Quando dei ragazzi esprimono un disagio motivato e lo pagano di tasca loro, uscendo con un punteggio decurtato, chi gestisce la scuola dovrebbe interrogarsi sui motivi di questa scelta, piuttosto che puntare sempre il piede sull’acceleratore delle sanzioni e dell’obbligo. La scuola non dovrebbe “manganellare” lo studente che si permette di fare una critica. La scuola dovrebbe insegnare a capirsi, a comprendere il punto di vista dell’altro.

La foto di Viola Ardone è stata fornita dall’intervistata

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