Le parole sono importanti
Oncologia: serve uno psiconcologo in ogni team
Dell'importanza del supporto psicologico si è occupato il primo convegno nazionale Ail di psiconcologia. Le parole hanno il potere di influenzare mente e corpo. Medici bocciati in comunicazione, eppure tali competenze si possono apprendere.

Ogni paziente, familiare o caregiver deve potersi sentire compreso, accompagnato e sostenuto lungo tutto il percorso di malattia. Diventa importante inserire una figura dedicata, come lo psiconcologo, nei team multidisciplinari. È questo l’appello che arriva dal primo convegno nazionale di psiconcologia, promosso dall’Associazione Italiana contro Leucemie, linfomi e mieloma Ail, dal titolo «La cura che ascolta».
«In Ail crediamo che la cura non debba limitarsi alla sfera fisica, ma debba abbracciare anche le esigenze emotive e psicologiche del malato. L’ascolto attento e la comunicazione empatica sono essenziali per costruire una relazione di fiducia con il paziente e migliorare la qualità della sua vita durante tutto il percorso terapeutico» ha detto in una nota Giuseppe Toro, Presidente Nazionale Ail. «Questo convegno è stato un’opportunità per riflettere insieme su come rendere l’approccio psicosociale parte integrante del trattamento, promuovendo una visione di cura che rispetti la persona nella sua totalità. Ail, da oltre 55 anni, è impegnata nel sostegno psicologico dei pazienti ematologici, con oltre 60 psicologi formati per offrire un supporto qualificato a chi affronta le sfide della malattia».
Secondo il censimento Ail 2024, i servizi di psicologia attivati sul territorio nazionale attraverso l’opera delle Sezioni Ail riguardano il supporto psicologico individuale (57 Sezioni), la psicoterapia (32 Sezioni), interventi di riabilitazione (12 Sezioni), la formazione per i volontari Ail (36 Sezioni). A fornire servizi di supporto psicologico sono 41 Sezioni Ail, con un totale complessivo di 61 psicologi al lavoro, che nel 2024 hanno sostenuto 5.192 i pazienti, ma anche familiari e caregiver e operatori sanitari.
Non sono solo parole
«Le parole sono pietre e spesso i medici le lanciano come piume, dice un paziente commentando una delle voci del ‘Dizionario Emozionale – Atlante delle Parole Chiave in Oncologia’. Il loro potere nasce dal fatto che arrivano direttamente al nostro cervello; influenzano i nostri pensieri, condizionano le nostre emozioni» sostiene Giuseppe Antonelli, docente Storia della lingua italiana all’Università di Pavia. «Di qui il pericolo di usare le parole sbagliate o di caricare di valenze esageratamente negative certe parole. Occorre, dunque, imparare a ripensare tutto il linguaggio alla base della relazione tra medico e paziente. Intervenire su certi termini oscuri e inquietanti, correggerne le ambiguità, rivederne il corredo di immagini metaforiche in direzione di una forte e salda alleanza terapeutica. Una realtà comune basata sull’ascolto reciproco e sulla cura nella sua accezione più ampia, la graduale costruzione di un nuovo equilibrio: fisico, psicologico, emotivo. La cura delle parole, le parole della cura».
Medici senza competenze comunicative
«Studi recenti confermano quanto sia cruciale una comunicazione efficace in oncologia che non solo migliora l’accuratezza nella raccolta dei dati sui sintomi e sugli effetti collaterali, ma influisce anche sul benessere emozionale del paziente e sulla soddisfazione complessiva di pazienti e medici» afferma Anna Costantini, Past President e Consigliere Nazionale Società italiana di psiconcologia Sipo «Tuttavia, nonostante i benefici dimostrabili, una parte significativa dei medici non ha ancora acquisito le competenze necessarie per affrontare tematiche così delicate. La comunicazione di cattive notizie, infatti, è un’abilità che va appresa e perfezionata, non un talento innato, e per questo è essenziale introdurre programmi formativi mirati a tutti i professionisti coinvolti nell’assistenza oncologica».
Foto di Mathieu Stern su Unsplash
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