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Pasqua fuorilegge in Nicaragua

Proibite anche intorno alle Chiese la processione del silenzio e la visita degli altari della notte del Giovedì Santo, le Stazioni della Via Crucis e la Sepoltura del Venerdì Santo, il doloroso ritorno del Sabato Santo e la processione dei risorti nella domenica di Pasqua. Vietate 3.176 processioni durante la Quaresima mentre si intensifica la repressione contro fedeli e i preti che "osano" citare il nome di Monsignor Rolando Álvarez, condannato a 26 anni di carcere per "tradimento alla patria"

di Paolo Manzo

Niente processioni pasquali in Nicaragua, neanche intorno alle chiese. “Informiamo i fedeli che le processioni sono sospese, sono vietate… Saremo obbedienti, cercheremo di farle all’interno della nostra chiesa… Tutte le attività del programma continuano normalmente, ma faremo le processioni solo all’interno della Cattedrale”, questo l’annuncio dato ieri ai fedeli nicaraguensi dopo la messa del Giovedì Santo.

L’ordine, dato verbalmente alla Polizia guidata da suo cognato dal dittatore Daniel Ortega e da sua moglie, la vicepresidente Rosario Murillo, sta avendo effetti devastanti su chi professa la fede cattolica nel paese centroamericano. I numeri del diktat della coppia, del resto, parlano da soli: “sino ad oggi sono state vietate 3.176 processioni durante la Quaresima“, denuncia la ricercatrice Martha Patricia Molina Montenegro, autrice dello studio “Nicaragua, una Chiesa perseguitata”, un lavoro impeccabile che da quattro anni dettaglia la ferocia della dittatura contro i cattolici.

Il periodo della Quaresima è una delle festività più importanti che culmina con la solennità della Settimana Santa. “La tradizione è secolare e il desiderio di accompagnare Cristo nelle diverse stagioni della sua dolorosa passione fa parte della nostra storia, del nostro DNA culturale. Cosa che è consentita in tutti i Paesi cristiani del mondo e che nessuno aveva osato proibire nel continente da quando ci provò il dittatore messicano Plutarco Calles nel 1925, provocando la sanguinosa ribellione dei Cristeros”, spiega la Molina. In Nicaragua ci sono 397 parrocchie e ciascuna di esse compie otto processioni nel periodo quaresimale: tutte sono state vietate.

La dittatura aveva iniziato “in modo molto aggressivo il 2023, vietando tutte le attività di pietà popolare, le processioni, i rosari, le pastorelas, che si svolgevano sempre a inizio anno”, spiega la ricercatrice, “ma quanto sta accadendo durante questa Settimana Santa non ha precedenti”. Chi osa trasgredire il divieto viene arrestato. “Gesù Cristo con la sua croce sulla schiena, fugge non dalla guardia romana, ma dalla polizia sandinista”, ha scritto su Twitter l’ex presidente del Costa Rica Laura Cincilla, allegando un video che si commenta da solo, per poi aggiungere: “nel Nicaragua di Ortega e Murillo, la Settimana Santa è diventata una giornata sovversiva e le tradizionali processioni sono considerate movimenti destabilizzanti che devono essere repressi”.

Ieri, giovedì santo, i paramilitari sandinisti hanno sequestrato l’ex prigioniera politica Olesia Muñoz, mentre si stava esercitando all’organo perché al calar della notte avrebbe dovuto suonare nella chiesa della cittadina di Diría, 6000 anime nel dipartimento di Granada, per il tradizionale concerto di musica sacra. In manette nelle ultime ore è finito anche il giornalista Víctor Ticay, corrispondente di Canal 10, “colpevole” di avere coperto una Via Crucis clandestina a Nandaime, città di oltre 41mila abitanti. La sua famiglia teme che la polizia lo trasferisca nelle celle del terribile carcere del Chipote a Managua e che venga torturato.

Mercoledì santo, i fedeli di Nandaime avevano denunciato sui social network la persecuzione della polizia contro un gruppo di giovani che aveva osato portare la croce di Cristo in strada. Nei video si vede un gruppo di giovani vestiti con i costumi dell’epoca e con le croci che camminano tranquilli ma che all’improvviso iniziano a correre quando uno di loro grida: “arrivano le guardie!”. Oltre al giornalista Tikay, nelle ultime ore sono stati arrestati anche due giovani “Gesù Cristo” in altrettante Vie Crucis clandestine a Nindirí e Nandaime.

In vista della Pasqua di domenica aumenta la persecuzione contro i preti a cui il regime ha vietato anche di pronunciare il nome del vescovo di Matagalpa ed amministratore apostolico di Estelí, Rolando Álvarez, nelle omelie. Per avere trasgredito questo ordine è stato espulso il sacerdote panamense Donaciano Alarcón, preso di peso dopo la messa a San José de Cusmapa, nella diocesi di Estelí, e lasciato al confine con l’Honduras dalla polizia del regime. La sua espulsione è avvenuta la notte di lunedì santo dopo che aveva invitato i fedeli durante la messa a pregare per Papa Francesco e per il vescovo della sua diocesi, Monsignor Álvarez per l’appunto, condannato per “tradimento alla patria” ad oltre 26 anni di carcere lo scorso febbraio, dopo essersi rifiutato di essere deportato negli Stati Uniti insieme ad altri 222 prigionieri politici.

Molti i video diffusi sui social network da fedeli esasperati, con video e fotografie che testimoniano l’assedio, le minacce e la persecuzione della polizia. Alcune delle immagini mostrano croci e indumenti religiosi gettati per strada, dopo che i fedeli sono fuggiti dalla persecuzione della Polizia, come denuncia oggi dall’esilio il sito nicaraguense El Confidencial.

Foto credit: wwwuppertal

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