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Europa

Patto verde e sostenibilità imprese, i due atti in sospeso all’europarlamento

Per il Regolamento sul Ripristino della Natura, elemento chiave del Green Deal, il Patto Verde che guida la transizione ecologica dell'Unione pare non ci siano speranze di finalizzazione. Per direttiva sul Dovere di Vigilanza per le Imprese in materia di Sostenibilità, invece "Nonostante il sabotaggio i Principi Guida Onu su Imprese e Diritti Umani saranno codificati nel diritto dell'Unione” dice Heidi Hautala.

di Paolo Bergamaschi

Heidi Hautala parlamentare verde finlandese e vice presidente Parlamento Europeo

Non tutti sono al corrente di quanto sia complesso il processo decisionale nelle istituzioni europee. Direttive e regolamenti comunitari, gli atti equivalenti alle leggi degli stati nazionali, vengono adottati con una procedura che, a volte, risulta di difficile lettura e tracciabilità per i non addetti ai lavori. Raggiungere un punto di compromesso fra i diversi attori, quasi sempre il minimo comune denominatore, è spesso un’impresa ardua. Per accontentare 27 Paesi con storia, cultura, lingua e governi differenti, d’altronde, occorre un notevole sforzo di conciliazione e la disponibilità a condividere un progetto che, almeno fino ad oggi, si è rivelato vincente. Consiglio e Europarlamento sono gli organi legislativi deputati dai trattati ad approvare gli atti che poi devono essere recepiti dai parlamenti nazionali. Rappresentano le due anime del processo di integrazione europea: il primo quella intergovernativa, il secondo quella comunitaria.

Mentre la composizione dell’Europarlamento è la stessa per i cinque anni della legislatura quella del Consiglio varia a seconda dell’esito delle elezioni politiche che hanno luogo con scadenze diverse in ciascuno degli Stati Membri modificando, quindi, di volta in volta, gli equilibri interni. Capita, così, che accordi negoziati in prima istanza fra i due organi legislativi vengano rigettati in seconda battuta per il ripensamento di un Paese che a livello di Consiglio cambia la posizione originale impedendo il raggiungimento della maggioranza qualificata che, in base ai trattati, corrisponde al 55% degli Stati Membri in rappresentanza del 65% della popolazione dell’Ue. Di solito, in mancanza di una maggioranza certa, il provvedimento torna nelle mani dei rappresentanti di Europarlamento e Consiglio che riaprono i negoziati per cercare un nuovo accordo che tenga in considerazione le ultime obiezioni. Quando, però, ci si trova a fine legislatura, come nella situazione attuale, c’è il rischio concreto che la procedura si interrompa senza alcuna certezza che venga ripresa all’indomani delle elezioni europee, che, in questo caso a giugno, porteranno alla definizione dei nuovi equilibri istituzionali, vanificando il lavoro svolto.

Sono due, in particolare, gli atti sui quali in questi giorni sono puntati i riflettori con la presidenza semestrale belga indaffarata a trovare un ultimo possibile compromesso a livello di Consiglio da sottoporre, poi, all’eurocamera che a fine aprile a Strasburgo terrà l’ultima plenaria della legislatura. Per il primo, purtroppo, pare non ci siano più speranze. Si tratta del Regolamento sul Ripristino della Natura, elemento chiave del Green Deal, il Patto Verde che guida la transizione ecologica dell’Unione, impallinato, fra gli altri, anche dal governo italiano, unico fra i grandi paesi dell’Ue.

Per il secondo, invece, è stato trovato un accordo all’ultimo respiro, al ribasso rispetto alla prima intesa ma pur sempre un accordo, che la saggezza popolare lombarda inquadrerebbe nel detto “piuttosto che niente, è meglio piuttosto”. Si tratta della direttiva sul Dovere di Vigilanza per le Imprese in materia di Sostenibilità . Da anni le organizzazioni non governative spingono perché l’Ue adotti regole chiare che salvaguardino i diritti umani, ambientali e sociali nelle catene di approvvigionamento promuovendo comportamenti responsabili e trasparenti in tutti i segmenti della filiera produttiva sia a livello nazionale che internazionale. La trasparenza garantisce una scelta informata da parte del consumatore europeo tutelando nel contempo il ricorso alla giustizia da parte delle vittime delle violazioni.

“Il comportamento del Consiglio e degli Stati Membri”, ha dichiarato critica l’eurodeputata finlandese Heidi Hautala, vice-presidente del Parlamento Europeo (nella foto), “è stato riprovevole e lesivo per la credibilità del processo decisionale dell’Ue. Invece di rispettare il bilanciato compromesso dello scorso dicembre gli Stati Membri hanno mercanteggiato fino all’ultimo cercando di diluire la legislazione”. A beneficiarne saranno milioni di persone condannate alla schiavitù moderna e vittime di abusi”.

Anche se piccola, un’iniezione di etica nel mondo degli affari potrà contribuire a migliorare la vita a chi lavora a migliaia di chilometri da noi.              


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